Gualtieri in guerra con gli stereotipi

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Il sindaco capitolino Gualtieri alla guerra degli stereotipi. Quando la musica è finita, canta Ornella Vanoni da quasi 60 anni, gli amici se ne vanno. Ma la musica rischia di non cominciare, al Concertone di Capodanno di Roma, e non si sa quanti amici siano rimasti al sindaco Roberto Gualtieri, dopo l’ennesima figuraccia rimediata con l’esclusione del rapper Tony Effe indicato come star del Circo Massimo, 70mila posti che rischiano di rimanere vuoti. Prima la scelta del rapper romano, poi la “scoperta” di testi misogini e sessisti che offendono “alcune sensibilità” quando pure Wikipedia fa l’elenco delle controversie dell’artista: testi razzisti, liti violente, una condanna a lavori socialmente utili per chi sarà una delle star del prossimo Festival di Sanremo dove canterà un inno alla romanità.

Tutto nella norma dell’immaginario ma pure della realtà di cantanti che riempiono i palazzetti ma non sono certo mammolette. Forse il sindaco Gualtieri pensava di voltare rapidamente pagina, ha dovuto invece subire l’attacco di larga parte del mondo della musica – a partire da Mahmood e Mara Sattei che lo hanno lasciato a piedi -, accusandolo di censura.

Uno dei nodi, sullo sfondo dell’inavvedutezza di una amministrazione che chissà come giudicherebbe quel Renato Nicolini che fece dell’Estate Romana un modello di intervento, è questo. Irrisolto, a leggere come si ritiene di poter far valere il concetto della spesa pubblica per la programmazione degli eventi. “L’arte è libera, anche di dire cose oscene e rafforzare un sistema che è osceno anch’esso. Ma non con soldi e palchi pubblici. Quelli sono per chi non celebra gli stereotipi”, dice un’assessora della giunta Gualtieri, Claudia Pratelli, che i media dicono molto vicina al “cerchio magico” di Elly Schlein. Chissà se l’assessora Pratelli sa che di stereotipi, forse non estremi come quelli di Tony Effe ma pur sempre persistenti, la canzone italiana è piena da almeno 50 anni, con donne narrate come “sante o puttane”, come ha raccontato il saggio di Riccardo Bergazzi “Il maschilismo orecchiabile”. E’ allora azzardato pensare di riempire il Circo Massimo con la presunzione di fare l’esame ai cantanti.


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