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Il segretario dei Radicali Italiani Filippo Blengino si è autodenunciato per aver guidato due giorni dopo avere assunto sostanze stupefacenti: lo ha definito un atto di disobbedienza civile contro la norma del nuovo codice della strada che punisce chi è positivo all’assunzione e non più chi guida in stato di alterazione. Blengino aveva fumato cannabis sabato sera e lunedì mattina si era sottoposto a due auto test che avevano confermato la positività. Dopo essersi fermato a un posto di blocco, a Roma, si è autodenunciato. È stato portato in ospedale dove è stato sottoposto a un test delle urine e a un prelievo del sangue. Dal momento in cui verrà accertata la positività inizierà un procedimento penale: l’obiettivo di Blengino e dei Radicali Italiani è affrontare il processo per avanzare una questione di legittimità costituzionale della nuova norma.
La riforma del codice della strada ha eliminato le parole “stato di alterazione psico-fisica” dalle sanzioni relative alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti: basta un test positivo per vedersi sospendere la patente, anche giorni dopo aver assunto la sostanza, in questo caso dopo aver fumato marijuana. Il THC, il componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, può infatti rimanere nell’organismo in concentrazioni rilevabili per diverso tempo a seconda della dose assunta, della frequenza d’uso e del metabolismo individuale. Con un test salivare, quello in dotazione alle forze dell’ordine, può essere rilevato fino a tre giorni dopo l’ultima assunzione, nel sangue fino a tre settimane, nell’urina fino a un mese, nel capello fino a tre mesi.
Secondo molte associazioni antiproibizioniste, questa regola del codice della strada non ha nulla a che fare con la sicurezza stradale perché punisce esclusivamente l’uso di sostanze stupefacenti, che non è vietato dalla legge. Perciò questa parte della riforma sarebbe secondo loro incostituzionale.
Quando viene accertata la positività all’uso di sostanze stupefacenti, la patente ritirata viene inviata in prefettura insieme al verbale della violazione. Il prefetto emette l’ordinanza di sospensione della patente che sarà poi notificata alla persona interessata. Il primo procedimento è civile, contro cui si può presentare un’impugnazione al giudice di pace entro 30 giorni dalla notifica. In casi come l’uso di sostanze stupefacenti è previsto anche un procedimento penale che può portare ancora alla sospensione della patente in seguito a una sentenza di condanna o a un decreto penale, un procedimento speciale che consente di evitare sia l’udienza preliminare che il dibattimento.
La persona condannata può difendersi durante un eventuale processo o può ricorrere contro la condanna presentando un ricorso contro il decreto penale. La questione di legittimità costituzionale può essere avanzata proprio durante il processo.
La Costituzione prevede che il controllo della costituzionalità delle leggi sia affidato alla Corte costituzionale. In base all’articolo 134 la Corte giudica la legittimità delle leggi emanate dallo Stato o dalle Regioni: i giudici della Corte costituzionale sono chiamati a verificare se le leggi siano state formate con procedure richieste dalla Costituzione (la cosiddetta costituzionalità formale) e se il loro contenuto sia conforme ai principi costituzionali (la costituzionalità sostanziale).
La questione di legittimità può essere presentata alla Corte costituzionale da un giudice durante un processo di qualsiasi tipo: penale, civile, amministrativo. Il dubbio può essere posto direttamente dal giudice o da una delle parti del processo, cioè il pubblico ministero che rappresenta l’accusa oppure dalla difesa.
Il giudice presenta una questione attraverso un’ordinanza, chiamata ordinanza di rimessione. Non può essere presentata un’ordinanza di rimessione per qualsiasi legge. Le condizioni obbligatorie sono due: che il giudice stesso stia per applicare quella legge nell’ambito del suo processo (requisito della rilevanza) e che abbia almeno un dubbio sulla sua legittimità, ovvero ritenga che la questione di costituzionalità non sia palesemente infondata (requisito della non manifesta infondatezza).
I tempi di tutte queste procedure dipendono dai tempi dei processi: non è possibile fare previsioni. Nel caso del suo atto di disobbedienza, Blengino dovrà aspettare la sospensione della patente e successivamente il processo durante il quale i suoi avvocati dovranno presentare la questione di legittimità costituzionale. Ma non è detto che il giudice la ritenga fondata, quindi la presentazione della questione alla Corte costituzionale non è automatica. «Il nostro è un tentativo ambizioso, abbiamo messo in conto tempi molto lunghi», dice Blengino. «Ci sono arrivate una quindicina di segnalazioni di persone a cui è stata ritirata la patente dopo essere state trovate positive».
Altre associazioni antiproibizioniste stanno raccogliendo firme per presentare un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella facendo leva sul dubbio relativo alla costituzionalità della legge. «In Italia ci sono 6 milioni di consumatori di cannabis e l’impatto di una criminalizzazione massiva di così tante persone sarebbe disastroso su tribunali e carceri, già ampiamente gravati», è stato scritto nell’appello.
Meglio Legale, l’associazione capofila dell’appello, ha sottolineato tra le altre cose che non sono previste deroghe per i pazienti a cui è stato prescritto l’uso terapeutico di cannabis anche se il governo ha detto di voler introdurre misure per evitare sanzioni. Un altro rilievo riguarda gli strumenti in dotazione alle forze dell’ordine, che non sono uniformi. Quelli usati dai carabinieri rilevano la positività con una concentrazione di 10 nanogrammi per millilitro di saliva, mentre quelli usati dalla polizia risultano positivi con 25 nanogrammi per millilitro.
Le associazioni chiederanno al presidente della Repubblica di modificare la legge con un decreto urgente per ripristinare il principio della guida in stato alterato, discriminando tra il comportamento di chi mette a rischio la propria incolumità e quella degli altri mettendosi alla guida appena dopo aver consumato stupefacenti e quello di chi, pur consumando sostanze, non si comporta in modo pericoloso.
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