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Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Come ogni anno, anche nel 2025 i contribuenti italiani dovranno affrontare il pagamento della TARI, la tassa legata allo smaltimento dei rifiuti. Si tratta di un appuntamento annuale per molti cittadini, ma non tutti sanno che ci sono casi e requisiti specifici che possono influenzare l’importo o addirittura azzerarlo. Sono molte le domande che sorgono in merito: quando si paga la TARI 2025? Quali sono i criteri per l’approvazione delle tariffe? E soprattutto, chi può beneficiare di eventuali rimborsi IVA per ridurne l’importo? Ci sono dei casi in cui questa tassa non si deve pagare affatto?

Quando si paga la TARI 2025?

Al pari di quanto accaduto fino a ora, non è possibile rispondere in maniera univoca all’interrogativo in base al quale ci si chiede quando si paga la TARI 2025

Questo perché, di fatto, trattandosi di un tributo locale, spetta ai singoli Comuni definire il calendario per il pagamento di questa tassa. Generalmente si può versare la TARI in un’unica soluzione o anche dilazionarla in più rate nel corso dell’anno, in base a delle scadenze variabili. 

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In linea di massima, anche per il 2025 le prime due rate saranno da versare tra la primavera e l’estate e più precisamente tra fine aprile e fine luglio. La rata successiva, a titolo di saldo finale, andrà pagata entro la fine dell’anno, presumibilmente nel mese di dicembre e comunque dopo che sarà stata pubblicata il 28 ottobre 2025 la deliberazione relative alle tariffe stabilite per il prossimo anno. 

Per conoscere con esattezza le date delle scadenze nel proprio Comune di riferimento è consigliabile consultare il sito ufficiale dello stesso o verificare le indicazioni contenute nell’avviso inviato a domicilio. 

Da segnalare un’importante novità per la TARI nel 2025, visto che a partire dal prossimo 1 gennaio, in alcuni Comuni, come Ravenna e Cervia, sarà introdotto il nuovo regime della tariffa puntuale

In sostanza, il prezzo per la copertura dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti sarà calcolato non più sui dati utilizzati fino ad ora, quali la superficie dell’immobile o il numero dei componenti il nucleo familiare. Con la tariffa puntuale si determinerà la TARI da pagare in base all’effettiva produzione di rifiuti. 

Approvazione tariffe TARI 2025

Salvo sorprese dell’ultimo minuto, l’approvazione delle tariffe TARI per il 2025 dovrebbe avvenire entro i termini previsti dalla legge. 

Ricordiamo che l’articolo 3 comma 5 quinquies D.L. 228/2021, ha disposto che a partire dall’anno 2022, ai Comuni è concessa la possibilità di approvare i piani finanziari del servizio di gestione dei rifiuti urbani, le tariffe e i regolamenti della TARI e della tariffa corrispettiva entro il termine del 30 aprile di ciascun anno

Da ricordare che questa scadenza in più occasioni ha subìto delle modifiche, come accaduto ad esempio nel 2024, quando c’è stata una prima proroga al 30 giugno e successivamente al 20 luglio. 

Quali sono i requisiti per non pagare la TARI?

Secondo quanto previsto dalla legge di Stabilità 2014, il pagamento della TARI è dovuto “da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani”. Ci sono diversi casi in cui è possibile ottenere l’esenzione totale dalla TARI, a patto di rispettare determinati requisiti. 

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Ecco un elenco dei casi in cui è prevista l’esclusione dal pagamento della tassa: 

  • immobili disabitati;
  • immobili inagibili;
  • immobili non utilizzati (non devono esserci né utenze, né arredi);
  • aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative;
  • aree comuni condominiali non detenute o occupate in via esclusiva;
  • nuclei familiari con ISEE non superiore a 6.500 euro

Ai Comuni è altresì lasciata facoltà di prevedere esenzioni (o in alternativa una riduzione) della TARI nei casi di: 

  • abitazioni con unico occupante; 
  • abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo;
  • locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente; 
  • abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
  • fabbricati rurali ad uso abitativo.

Quando non si deve più pagare la TARI?

Oltre ai casi in cui sono previste esenzioni o riduzioni, ci sono anche delle situazioni particolari in cui il pagamento della TARI non è più dovuto. 

Un primo caso è quando scatta la prescrizione TARI per la tassa non pagata e ciò avviene dopo 5 anni a partire dall’1 gennaio successivo a quello in cui si sarebbe dovuto versare.

La TARI non si deve più pagare in caso di cessazione del possesso dell’immobile e ciò avviene in conseguenza di una vendita o locazione dello stesso, ricordando che l’adempimento fiscale sarà a carico del nuovo proprietario. 

Il pagamento della TARI si interrompe anche in caso di trasferimento in un altro Comune, visto che ciò implica l’interruzione della tassa presso la vecchia residenza e l’attivazione in quella nuova. 

Bonus TARI

Anche per la TARI, come per altre imposte, sono previste agevolazioni, pensate per venire incontro alle famiglie che versano in condizioni economiche disagiate. Parliamo in particolare del bonus TARI, introdotto nel 2020, concesso automaticamente ai nuclei familiari che hanno determinati requisiti basati sul reddito. 

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Hanno diritto al bonus TARI le famiglie con un reddito basso, testimoniato da un ISEE inferiore a 9.530 euro, ma si tratta di una cifra che può variare a seconda della soglia stabilita dal singolo Comune. Questo limite sale anche fino a 20.000 euro per i nuclei familiari numerosi, in cui sono presenti quattro o più figli a carico. 

È importante evidenziare che il bonus TARI è stato previsto da una normativa nazionale, ma si è ancora in attesa di un provvedimento che indichi regole e funzionamento dello stesso. 

Per questo motivo, i Comuni hanno totale discrezionalità su questa agevolazione, avendo facoltà di decidere non solo l’entità dello stesso, ma anche l’eventuale riconoscimento o meno. 



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