Le casse comunali
Palazzo Barbieri deve riscuotere anche l’evasione che si accumula sull’imposta dei rifiuti (circa il 10% ad un anno dall’emissione delle bollette), sul canone della pubblicità (4%) e sulle sanzioni del codice stradale (circa il 50%). Sono tutte somme difficili da recuperare.
Palazzo Barbieri
Palazzo Barbieri
La parte del leone tra le entrate previste per il 2024 da Palazzo Barbieri come di consueto spetta all’Imu, da cui si attende (l’ultima rata si versa entro il 16 dicembre, ndr) un gettito di 87 milioni, in crescita costante negli ultimi anni. L’imposta di soggiorno ha già portato nelle casse municipali 7,5 milioni e il canone patrimoniale sulla pubblicità 3,2 milioni, solo per fare qualche esempio.
Nel complesso i veronesi sono abbastanza precisi nel pagare le tasse, ma non altrettanto si può dire di chi viaggia sulle strade del capoluogo. Infatti chi viene da fuori, in particolare gli stranieri, cerca di farla franca e per ottenere il dovuto l’ente locale deve avviare una trafila di ricorsi che si prolunga nel tempo. Ne deriva che parte delle contravvenzioni emesse (meno del 50% del valore, precisano dal Comune, ndr) resta da saldare.
Quante tasse evadono i veronesi
Queste cifre, insieme all’evasione che si cumula sulla tassa rifiuti – poco meno del 10% ad un anno dall’emissione delle bollette – e sul canone pubblicitario (4%), unita a milioni di Imu mancante (sono 4,2 i milioni per cui sono stati inviati avvisi di accertamento nel 2024) sono tutti crediti che, insieme ad altri, il Comune deve cercare di riscuotere al più presto. Una parte però è oggettivamente difficile da recuperare. Secondo la Corte dei Conti, il portafoglio dei residui «è per due terzi formato da crediti vetusti»; e il tempo che passa rende più complicata l’azione di recupero. Tanto è vero che il tasso di realizzo di queste entrate extratributarie arretrate è solo del 16%.
Il Testo Unico degli enti locali ha previsto da tempo l’obbligo nella predisposizione del bilancio municipale di istituire il fondo crediti dubbia esigibilità, allo scopo di prevedere un accantonamento di carattere prudenziale, a garanzia degli equilibri finanziari, che si calcola su una media degli ultimi cinque anni, seguendo criteri rigidissimi.
I crediti del Comune
L’ultimo rendiconto ufficiale del Comune di Verona riporta che nel 2023 i «crediti di dubbia esigibilità» ammontano complessivamente a 75,7 milioni su un totale di 180,6 milioni di crediti attivi. Tra questi il 50% sono rappresentati dalle multe in sospeso, per oltre 37 milioni di euro, ci sono poi i canoni di locazione evasi per 18 milioni e 10 milioni di Tari, mai pagata. La domanda è come riuscire a monetizzare.
Nel Veronese, secondo una recente elaborazione condotta da Spi Cgil su dati del Ministero dell’Economia e Finanza, i 98 Comuni, capoluogo compreso, hanno in bilancio quasi mezzo miliardo di crediti attivi (oltre 471 milioni, per la precisione) ma il problema è che il 44,5%, ovvero 210 milioni, sarà difficilmente recuperabile. In Veneto questa cifra ammonta a oltre 1,37 miliardi. A livello nazionale, i Comuni sono in attesa di pagamenti per 19 miliardi di euro.
Misure contro chi non paga
Palazzo Barbieri sta lavorando molto contro l’evasione. «Per la riscossione della tassa rifiuti», spiega l’assessore al Bilancio e tributi Michele Bertucco, «negli ultimi anni è aumentata notevolmente la richiesta di rateizzazioni di pagamento, il che ha aiutato i contribuenti a mettersi in regola: il 90% che riscuotiamo attualmente aumenterà ancora in futuro. Per chi non paga, seguono l’attività di sollecito e poi di riscossione coattiva (da parte della partecipata Solori spa, ndr). Lo stesso iter è riservato a chi non versa il canone patrimoniale di pubblicità». Quest’anno sono stati emessi 246 avvisi di accertamento per recuperare 181 mila euro di tassa soggiorno e altri per l’Imu. Inoltre il Comune partecipa anche alla lotta all’evasione su scala nazionale, collaborando con l’Agenzia delle Entrate alla quale segnala situazioni da verificare.
«Questa attività ha consentito l’anno scorso di ottenere una percentuale su quanto recuperato grazie al contributo dei nostri uffici, pari a 32.905 euro, il valore più alto tra in Veneto. Anche nel 2024 abbiamo proseguito su questa strada e inoltrato 37 segnalazioni qualificate all’Agenzia», aggiunge l’assessore.
Sos crediti di dubbia esigibilità
Tutto questo impegno però non è ancora sufficiente ad assottigliare la cifra congelata, che sarebbe urgente sbloccare, visti i continui tagli effettuati da Roma. A Verona su 686 milioni di budget (di cui 361 di spesa corrente), quest’anno la sforbiciata è di 9 milioni e 600 mila euro che colpisce tra l’altro i fondi per l’emergenza abitativa. Per questo gli amministratori locali sono in pressing sulla Ragioneria generale dello Stato per rivedere le regole del Fondo crediti di dubbia esigibilità. L’Ifel, la fondazione dell’Anci per la finanza e l’economia locale, ha messo a punto un pacchetto di contromisure.
La richiesta è di rivedere i meccanismi di calcolo per fare in modo che un aumento della riscossione abbia subito effetto sul conteggio del fondo dell’anno successivo, senza aspettare i tempi lunghi delle regole attuali, fondate su medie pluriennali.
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