Bioeconomia in Italia: motore di crescita economica e sostenibilità

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Quello della bioeconomia è un meta settore molto vasto. Nel Piano Nazionale per la Bioeconomia, approvato nel 2017, viene definito come “l’insieme delle attività economiche che utilizzano risorse biologiche rinnovabili da terre, acque e mari per produrre cibo, materiali, energia e altri prodotti, attraverso tecnologie basate sulla biologia”.

Di cosa parliamo quando parliamo di bioeconomia

Si tratta, di fatto, di un’economia che utilizza fonti biologiche rinnovabili per la produzione industriale, energetica, alimentare e mangimistica.

La bioeconomia, nella sua declinazione circolare, utilizza sottoprodotti, scarti e residui ed è per sua natura resiliente e innovativa. È un pilastro della competitività italiana ed europea ed è un settore dove l’IA potrà svolgere un ruolo cruciale, se pensiamo al sempre maggiore utilizzo per l’ottimizzazione della produzione agricola, per la ricerca e lo sviluppo biotecnologico, per la produzione di biogas, biomassa o biocarburanti, ma anche per la scoperta di nuove bio-molecole.

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La bioeconomia è sicuramente un settore in notevole espansione. Le motivazioni alla base del suo sviluppo sono legate alla naturale evoluzione del mercato in uno scenario di sostenibilità ambientale ed economica, a una nuova cultura d’impresa ma sono anche fortemente connesse al tema della competitività e della crescita economica.

L‘impatto economico della bioeconomia in Italia

Nel 2023 l’insieme delle attività collegate alla Bioeconomia in Italia, secondo gli ultimi dati del Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, redatto dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec – Federchimica, ha generato un output stimato pari a 437,5 miliardi di euro, 9,3 miliardi in più rispetto al 2022.

Dal punto di vista occupazionale lo studio stima che la bioeconomia impiega circa due milioni di persone a livello nazionale.

Il settore è molto vitale e variegato ed è certamente un driver potente di innovazione e di sviluppo sostenibile per l’intero made in Italy.

Lo studio qualitativo “Bioeconomia. Prima indagine diretta a livello territoriale sulle imprese italiane e sulle filiere produttive della bioeconomia”, realizzato dal Cluster Spring, Unioncamere e dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, fotografa una forte presenza in Italia di realtà di media e piccola dimensione; una concentrazione territoriale al nord Italia accompagnata da una spiccata capacità di attrazione da parte dei territori meridionali rispetto a nuove iniziative industriali o alla riconversione di realtà già presenti sul territorio.

Lo stesso studio mette in evidenza una forte focalizzazione delle attività nei comparti del Made in Italy: alimentari, bevande e tabacco, per il 13,5% del campione; tessile, per l’8,9%; abbigliamento, per il 7,9%. L’indagine mostra infine come le imprese biobased abbiano una forte propensione a investire in Ricerca e Sviluppo, con il 60,7% del campione che ha effettuato investimenti nel periodo 2017-2019 e sta continuando a investire nel triennio 2022-2024.

Progetti europei: l’Italia all’avanguardia

Nella bioeconomia l’Italia possiede oggi competenze all’avanguardia e una serie di bioraffinerie uniche al mondo, nonché una piattaforma di bioeconomia circolare che ci permette di essere primi in Europa per la raccolta del rifiuto organico e il secondo produttore europeo di biogas. Questa leadership va preservata e accresciuta attraverso l’implementazione di politiche specifiche, con nuovi investimenti ma anche con riforme che riconoscano il valore cruciale di questo settore per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Oggi il nostro Paese è capofila di due importanti progetti europei, finanziati dalla partnership pubblico-privata CBE (Circular Biobased Europe) Joint Undertaking.

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Il progetto Terrific

Il primo è TERRIFIC, un progetto da 16 milioni di euro che si propone di dimostrare nei prossimi quattro anni l’efficienza delle soluzioni biobased per il settore dell’imballaggio, migliorandone prestazioni, circolarità e uso efficiente delle risorse lungo tutta la catena del valore. Del progetto fanno parte 19 partner di 9 Paesi europei che collaborano allo sviluppo di otto soluzioni di packaging innovative basate su materie prime rinnovabili. Questi includono film biobased e biodegradabili laminati su pasta di legno o carta, nonché biomateriali termoplastici rigidi e flessibili, con l’obiettivo di raggiungere oltre il 95% di contenuto rinnovabile, valorizzando i sottoprodotti delle filiere agroindustriali.

Il progetto BioINSouth

Il secondo è BioINSouth, un progetto da 3 milioni di euro che mira a sviluppare linee guida e strumenti digitali per sostenere l’adozione di metodologie innovative nella valutazione degli impatti ambientali in molteplici sistemi industriali bio-based. Questo contribuirà ad aumentare la competitività regionale e la capacità di innovazione, favorendo al contempo la transizione equa e verde dell’UE.

BioINSouth si concentrerà sulle regioni europee del Mediterraneo meridionale. Durante il progetto verranno costituiti 8 HUBs, uno dei quali sarà ubicato in Italia nella Regione Campania.

Verso una transizione green: azioni necessarie

La bioeconomia è dunque certamente un pilastro della transizione ecologica, per la sua capacità di contribuire allo sviluppo di tutte le aree in cui si articola il Green New Deal, costituendo l’elemento chiave per defossilizzare l’economia, diminuendo l’utilizzo di risorse non rinnovabili e massimizzando l’efficienza e la sostenibilità delle risorse rinnovabili.

È necessario, perciò, fare in modo che i grandi sforzi compiuti per la ricerca e l’innovazione in quest’area trovino un mercato di riferimento, attraverso l’implementazione di politiche adeguate di sostegno alla domanda per arrivare a un effettivo cambiamento di paradigma economico e sociale.

Per supportare i comparti della bioeconomia è necessario predisporre un quadro legislativo chiaro e coerente, una forte semplificazione normativa, in particolare per l’end of waste, ma anche definire codici ATECO dedicati e tassonomie per prodotti e materiali biobased.

Solo così si potrà salvaguardare e accrescere una leadership storica del nostro Paese nel campo della bioeconomia circolare e sostenibile.

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