Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
Si apprende che il comitato direttivo centrale (CDC) dell’associazione nazionale magistrati (ANM), su mandato ricevuto da un’assemblea straordinaria tenutasi il 15 dicembre 2024, ha deliberato (alla fine del post è allegato il documento del CDC) una serie di iniziative, finalizzate ad esprimere contrarietà alle riforme costituzionali in corso di approvazione, da attuare a partire dalla cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario 2025 che si terrà il 24 gennaio 2025 presso la Corte di cassazione e il giorno successivo presso ciascuna Corte d’appello italiana.
Nel dettaglio:
- i magistrati, prima dell’inizio delle cerimonie, dovranno radunarsi all’esterno, sempre indossando la toga, ed esibiranno cartelli sui quali saranno trascritte frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione, che saranno individuate dalla giunta esecutiva centrale (GEC) e trasmesse successivamente alle giunte esecutive sezionali (GES);
- parteciperanno di seguito alle predette cerimonie indossando la toga e una coccarda tricolore;
- aspetteranno con pazienza che sia data la parola al Ministro della Giustizia o al suo rappresentante e, esattamente in quel momento, abbandoneranno compostamente l’aula cerimoniale tenendo in mano una copia della Costituzione;
- ai presidenti delle giunte esecutive sezionali spetterà un compito ancora più arduo: gli spetterà prendere la parola e leggere le stesse frasi riportate sui cartelli esposti all’esterno, spiegandone sinteticamente il senso ed illustrando le ragioni della protesta;
- la protesta culminerà con una giornata di sciopero che è già stata indetta per il giorno 27 febbraio 2025.
Credo si possano lasciare in disparte le coccarde e l’abbandono dell’aula.
In fondo l’ANM, pur alimentando da sempre l’idea di incarnare l’essenza dell’ordine giudiziario, addirittura di essere essa stessa quell’ordine e quindi di godere ed esercitare a pieno titolo il suo ruolo di potere dello Stato, è nient’altro che un sindacato di categoria e ogni attività che compie ha natura sindacale.
Se, dunque, questo sindacato ha scelto alcune modalità simboliche piuttosto che altre, va bene così e non c’è altro da dire.
Credo sia più interessante riflettere sulle frasi che la GEC individuerà come più adatte per esprimere il senso della protesta e che i presidenti delle GES dovranno poi ripetere nelle cerimonie quando gli sarà data la parola.
Su cosa i magistrati decideranno di attirare l’attenzione?
Il materiale – ben si comprende – è assai vasto.
Non solo: bisognerà ovviamente scegliere quello che meglio si presta ad illustrare l’essenzialità della giurisdizione nel nostro sistema democratico e il danno che tale essenzialità potrebbe ricevere ove il progetto di riforma costituzionale giungesse a compimento.
Ed infine: bisognerà evitare passi falsi, intendendo come tali quelli che, piuttosto che attrarre consenso, lo disperdano.
Cosa allora?
Segue adesso qualche esempio per rimarcare quanto sia difficile il compito cui è chiamata la GEC.
I problemi iniziano già con l’art. 2 Cost.
Vi si parla di diritti inviolabili dell’uomo riconosciuti e garantiti dalla Repubblica.
Riconosciuti, vale a dire preesistenti alla Costituzione, e garantiti, cioè necessariamente oggetto di un’attenzione speciale e incessante di ogni istituzione la cui opera è indispensabile per dare vita e ossigeno a quei diritti.
Affermerà l’ANM che la magistratura italiana ha concorso come doveva al rispetto di ciò che rende uomo l’uomo? Si vedrà.
Art. 3 Cost. Uguaglianza formale.
Sosterranno i magistrati di non avere mai invocato privilegi e protezioni castali, anzi di essersi opposti strenuamente ad ogni misura che creasse disparità di trattamento tra loro e i cittadini comuni? Se sì, ci sarà un ottimo materiale di riflessione e confronto.
Artt. 13, 14 e 15 Cost., ognuno posto a tutela di una libertà inviolabile (libertà, domicilio, corrispondenza).
Diranno i magistrati associati di essersi battuti ventre a terra per impedire che queste libertà venissero calpestate e irrise anche quando non era necessario? Non si sa.
Art. 24 Cost. Inviolabilità della difesa.
Ci sarà detto che ogni magistrato, ogni giorno, in ogni singolo suo atto si fa sempre e solo guidare da quel faro? Non si sa nemmeno questo.
Art. 27 Cost. Finalismo rieducativo della pena.
Giureranno i magistrati che la determinazione della pena, l’uso del potere discrezionale in materia di giustizia riparativa e di sanzioni sostitutive, l’esecuzione della pena, l’accesso alle misure alternative, il controllo sulle condizioni di vita dei condannati reclusi siano sempre e solo ispirati da quel finalismo? Chissà.
Art. 97 Cost. Buon andamento ed imparzialità delle pubbliche amministrazioni.
Ci trasmetteranno i magistrati il loro strenuo impegno organizzativo, ci diranno che ognuno di essi e tutti insieme si adoperano per contribuire all’efficienza dell’amministrazione della giustizia? Ci spiegheranno che stanno dando l’anima per agevolare e non ostacolare la transizione digitale e che sono lontani anni luce dall’intenzione di sabotarla e di approfittarne per creare nuove barriere all’accesso alla giustizia? Sarà interessante ascoltarli.
E ci diranno, in quanto componenti dell’ANM, di non avere mai interferito nelle attività di un organo di rilievo costituzionale quale è il CSM, di avervi lasciato prosperare il merito e non l’appartenenza, di essersi fatti sempre e soltanto guidare dall’interesse pubblico piuttosto che dallo spirito di cordata? Curiosi di saperlo.
Art. 101 Cost. La giustizia è amministrata in nome del popolo e i giudici sono soggetti soltanto alla legge.
Sarebbe l’occasione per sapere come i magistrati intendono il mandato conferitogli dal popolo e quali limiti applicano per non tradirlo.
Lo stesso interesse si proverebbe allorché ci fosse spiegato come i magistrati si impegnano a non tradire la legge, a rispettarne lettera e spirito.
Art. 111 Cost. Il giusto processo.
Il giusto processo, che bella espressione!
Ma anche un intero universo, fatto di parti che si tengono necessariamente insieme.
Vorranno i magistrati impegnarsi in quest’opera titanica e spiegarci come l’hanno interpretata ed attuata? Se ne dubita ma non si sa mai.
ART. 112. Obbligatorietà dell’azione penale.
Un simbolo e insieme un mito.
Può essere che i protestanti ci si vogliano cimentare?
Di nuovo, se ne dubita ma non si mai.
Si aspetta, quindi, e non si vede l’ora di leggere quei cartelli.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link