La premier Giorgia Meloni convoca un vertice per accelerare sul trasferimento dei migranti in Albania, e intanto stoppa qualsiasi velleità di rimpasto
Dalla Lapponia, il paese di Babbo Natale, Giorgia Meloni non porta doni a nessuno. Approfittando della conferenza stampa del vertice Nord-Sud tenutosi in Finlandia, alla presenza dell’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri Kaja Kallas, la premier italiana “stoppa Salvini” al Viminale (come titola La Stampa) e rilancia “un nuovo piano Albania” (apertura del Corriere della Sera). Due temi apparentemente distinti ma per niente distanti. L’accelerazione sul tema migranti è la plastica dimostrazione.
OGGI VERTICE A PALAZZO CHIGI PER UN NUOVO PIANO ALBANIA
Oggi sui centri in Albania è previsto un vertice a Palazzo Chigi con Piantedosi, Tajani, Crosetto e il sottosegretario Mantovano per discutere della ripresa dei trasferimenti dei migranti. Non ci sarà Salvini, non rientra tra le sue competenze da titolare dei Trasporti. Un modo per Meloni di rispondere con i fatti che il dossier migranti e sicurezza non si tocca e non passa di mano. Anzi, Palazzo Chigi ha tutta l’intenzione di rafforzare ulteriormente la presa su questi temi che, da sempre, sono stati il principale core business politico di Matteo Salvini.
MELONI STOPPA SALVINI (E ANCHE TAJANI): “NON CI SARÀ ALCUN RIMPASTO”
Il “duello sul Viminale”, copyright Repubblica, è destinato quindi a non avere particolari strascichi al momento. Anche perché, come scrive l’inviato della Stampa in Finlandia, Ilario Lombardo, nelle parole di Meloni “c’e un doppio sottinteso. Primo: Matteo Salvini si può scordare il Viminale. Secondo, allargabile anche agli altri alleati (vedi Antonio Tajani): “Non ci sarà alcun rimpasto”. È il succo del ragionamento della premier affidato ai suoi collaboratori”.
Lo stesso vicesegretario nazionale della Lega, Claudio Durigon, intervistato su Repubblica, non può fare a meno di constatare che “in questo momento non è in discussione un rimpasto”, che “Piantedosi sta facendo bene il suo lavoro, come già spiegato da Salvini” il quale però, sottolinea Durigon, “avrebbe potuto benissimo già essere di nuovo al Viminale anche in questa legislatura”.
PIANTEDOSI ESCE ALLO SCOPERTO: “RIMANGO AL VIMINALE”
Lasciando stare i periodi ipotetici e rimanendo sul concreto, basta dare un’occhiata alle parole e alle azioni proprio del ministro Piantedosi. Il quale nelle ore in cui la sua poltrona viene messa in bilico, rilascia un’intervista al Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano, per dire nella sostanza: hic manebimus optime. E così, ovviamente d’intesa con Palazzo Chigi, rilancia sui centri in Albania sgombrando il campo da ogni dubbio: “I centri sono ormai pronti. Adesso non possiamo fermarci. La linea dura sui migranti? Ce la chiedono gli elettori”. Quanto all’ipotesi della candidatura alle regionali in Campania, ancora oggi al centro di alcuni retroscena, il ministro dell’Interno è tranchant: “Resto al Viminale”.
E ancora: “nessuna divisione con l’amico Salvini. Lui e la premier apprezzano il mio lavoro”. Per la serie, capitolo chiuso. Non per tutti però. Secondo il Domani, infatti, riportando fonti di governo, Salvini “vorrebbe convincere la premier a spostare Piantedosi al Dis, oggi diretto da Elisabetta Belloni, in scadenza tra pochi mesi. Del resto, sarebbe la tesi del leader della Lega, Piantedosi era stato già preso in considerazione per quel ruolo di prestigio e così Meloni guadagnerebbe anche un ministro in più per FdI, da collocare ai Trasporti”. Suggestioni, ma nulla di più.
SANTALUCIA LASCIA L’ANM, NON SI RICANDIDA
Che forse siamo di fronte a un tornante decisivo nei rapporti con la magistratura lo si evince anche dalla decisione del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, di lasciare la guida del sindacato dei magistrati, annunciando in un’intervista sempre sul Corriere, che non si ripresenterà alle imminenti elezioni per il rinnovo del vertice. E lo fa non risparmiando stoccate ai governanti: “l’obiettivo di chi ci attacca è controllare le Procure”.
Indirettamente gli risponde sulle colonne de La Verità Luciano Violante, ‘l’ex magistrato e padre nobile della sinistra’ ormai divenuto punto di riferimento per la destra: “Non spetta alle toghe riformare la giustizia” è il titolo sintetizzato sul giornale diretto da Belpietro. Mentre l’altro vicepremier, Antonio Tajani, su La Stampa rilancia sulla separazione delle carriere e sulla responsabilità civile dei magistrati, “da sempre proposte di Forza Italia”.
LE CONFESSIONI DI GIANFRANCO FINI AL FOGLIO
Per gli elettori della destra italiana, e non solo, il Foglio in prima pagina dedica l’apertura a una lunga intervista a Gianfranco Fini, fondatore di Alleanza nazionale e padre della moderna destra italiana. Un colloquio a tutto tondo, in cui si parla di Berlusconi, degli anni del Pdl, di Giorgia Meloni e non solo. “Se ho perdonato Berlusconi? Il perdono non è una categoria della politica, come non lo è il tradimento. Non ci siamo più rivolti la parola. E quando è morto.. ho appeso la notizia”. Il ricordo di Almirante alla camera ardente di Berlinguer, le riflessioni senza rancore sui colonnelli di An che passarono con il Cav: “Né perdono né tradimento hanno senso in politica”. Amen.
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