Horsa compie 30 anni. Exploit del fatturato: 100 milioni

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HORSA È UNA DELLE REALTÀ di forza nel panorama tecnologico italiano. Conta su un fatturato di oltre 250 milioni di euro, 2000 dipendenti e 2500 clienti. Giunta al trentesimo anno di attività, ha un quartiere generale all’avanguardia a Bologna e 25 altre sedi sparse in giro per l’Italia. Il gruppo, che ha avuto un exploit di 100 milioni di fatturato negli ultimi tre anni, opera nel campo dell’innovazione tecnologica, offrendo soluzioni integrate in ambiti come Erp (Pianificazione delle risorse d’impresa), data analytics, cybersecurity e automazione. Inoltre, grazie alla Horsa Academy, promuove formazione avanzata su temi come big data e Intelligenza artificiale, contribuendo alla crescita professionale del settore delle Ict (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e al posizionamento dell’Emilia-Romagna e dell’Italia in materia.

Nicola Basso, Ceo di Horsa, trent’anni fa nasceva la vostra azienda, ai tempi chiamata Azimut Romagna. Quanto è cambiato il settore Ict e quanto vi siete evoluti voi in questo periodo?

“Il progetto industriale ha avuto un momento di discontinuità nel 2010 con il cambio nome, da Azimut Romagna a Horsa. Fino a quel momento l’azienda lavorava perlopiù a livello locale ed era un rivenditore Ibm. Allora il presidente Cesare Collinelli (ancora in carica, ndr) ebbe l’intuizione che quel tipo di realtà non avesse grandi possibilità per il futuro, così provò a trasformarla in un gruppo facendo delle acquisizioni. Ecco allora il cambio di marcia, con un nuovo nome per un riposizionamento nel mercato. Il settore Ict per sua natura è in continua e rapidissima evoluzione. In Italia c’è stata una presa di posizione, rispetto alle micro-soluzioni locali, dei brand internazionali come Microsoft, Sap e Oracle. Questo è dovuto all’internazionalizzazione del tessuto industriale italiano e all’adattamento di questi vendor alle Pmi italiane. Inoltre, anche l’ottica di lavoro in cloud ha preso sempre di più il sopravvento, così come la cybersecurity nell’ultimo decennio. Tutte le aziende sono sempre più digitali e necessitano una sicurezza in materia. E poi abbiamo visto l’exploit dell’e-commerce, una trasformazione di modalità dell’approccio del consumatore”.

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In tre anni il vostro fatturato è cresciuto di oltre cento milioni. Quali sono le chiavi del vostro successo?

“Abbiamo avuto il coraggio e la voglia di provarci, sempre e comunque. Sul fronte M&A (Mergers and Acquisitions) ci siamo mossi sempre in maniera attiva. Dal 2010 a oggi abbiamo acquisito 50 società e non ci siamo mai fermati. Inoltre, per noi è fondamentale la cultura dell’accoglienza e dell’inclusività. Il vero progetto parte dal giorno successivo alla firma del notaio. Le realtà infatti devono essere integrate nel gruppo, mantenendo le persone di riferimento nelle proprie posizioni e cercando sempre un dialogo. Il risultato si nota perché tutte le società acquisite sono rimaste a bordo negli anni. Infatti, le percentuali delle dimissioni sono molto più basse rispetto alla media del settore. Noi siamo conosciuti per essere attrattivi e capaci di lavorare sulla motivazione delle persone. Diversamente da molti altri gruppi, che sono sempre più in mano ai fondi, noi continuiamo ad avere un gruppo management composto da soci. Questo ci dà solidità e forza nel lungo periodo”.

Quali sono i vostri clienti principali?

“Visto il nostro percorso di crescita abbiamo una grande diversificazione di clienti, grazie alle diverse aziende acquisite e alla loro offerta. Dal punto di vista dimensionale lavoriamo con clienti che vanno dai 50 milioni a un miliardo di fatturato (oltre il 70%, ndr). Invece, dal punto di vista delle industry siamo molto poco presenti sul settore pubblico, mentre nel privato copriamo il manufacturing (25% del fatturato), il retail, la grande distribuzione, il fashion e la finance. L’offerta è ampia con una copertura profonda e una grande competenza nei vari settori. Un riconoscimento che arriva anche con i premi e la fedeltà dei top partner. Tutto ciò il mercato lo apprezza, dai principali Erp internazionali alla business analytics e artificial intelligence, passando per l’infrastruttura, hardware, software proprietari, ma anche industry 4.0, MarTech ed HrTech”.

Avete creato una Horsa Academy che contribuisce alla crescita professionale del settore. Come funziona e quanti partecipanti avete?

“Le Horsa Academy sono due. La prima rivolta verso il mercato, con corsi di formazione per i clienti e non, su quei temi che riteniamo di interesse e su cui siamo maggiormente capaci. Abbiamo dei moduli specialistici con 50 titoli all’anno. L’altra invece si chiama Talent e ci permette di inserire 100-120 giovani all’anno in azienda. Sono tutti neo-laureati, vengono divisi in grandi classi, a turni di 30, per quattro volte all’anno. A loro facciamo formazione per un mese e mezzo su quei temi che ci servono e chiediamo in azienda. L’80% di questi giovani vengono intercettati con la possibilità di assunzione”.

Nonostante la vision internazionale e 25 sedi italiane, il quartiere generale è ancora a Bologna. Cosa rappresenta questa città per voi?

“Il nostro target è verso l’espansione all’estero e stiamo cercando di acquisire anche delle società in Europa. Il quartiere generale è a Bologna e ci rimarrà, anche se le nostre origini erano molto romagnole, con una base a Cesena. Ma il primo triangolo delle acquisizioni tra Lombardia e Veneto vedeva il suo baricentro a Bologna. E poi nel 2011 l’exploit con Sap ha dato ancora più importanza al capoluogo dell’Emilia-Romagna”.

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