Fabio Massimo Parenti – Le “nuove forze produttive” nel modello economico cinese – OP-ED

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di Fabio Massimo Parenti* – Cgtn

In Cina è in corso un processo senza precedenti incentrato sullo sviluppo delle forze produttive di alta qualità. Nel corso della terza riunione plenaria del XX Comitato Centrale del PCC è stato infatti deciso di affidarsi all’innovazione scientifica per ottenere nuove industrie, rivitalizzare quelle tradizionali e incrementare la qualità produttiva. Il concetto da sottolineare coincide, dunque, con quello di “nuove forze produttive”, ovvero forme avanzate di produzione che si discostano dai modelli tradizionali di crescita economica, che enfatizzano l’innovazione come forza trainante e che puntano su tecnologie avanzate, elevata efficienza e qualità superiore. Che cosa significa tutto questo? Il punto base è molto chiaro: la Cina si impegnerà sempre di più a modernizzare il proprio sistema industriale e a sviluppare “nuove forze produttive” di qualità. È così che la Repubblica Popolare Cinese intende costruire un nuovo modello per promuovere un’industrializzazione orientata al futuro, per il bene del Paese ma anche del mondo intero.

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Già nel 2024 abbiamo avuto una conferma tangibile di questo nuovo corso: secondo una stima preliminare, il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’intero anno ha raggiunto i 134.908,4 miliardi di yuan, con una crescita del 5,0% rispetto all’anno precedente, calcolata a prezzi costanti. E tutti i macro-settori delleconomia nazionale hanno contribuito in modo bilanciato a questo risultato.

Un aspetto fondamentale del modus operandi enunciato riguarda l’integrazione tra le richiamate nuove forze produttive e le industrie tradizionali, che dialogheranno tra loro, con le prime che contribuiranno a potenziare le seconde. Come ha spiegato il presidente cinese Xi Jinping, promuovere ulteriormente la trasformazione e il miglioramento delle industrie tradizionali è di grande importanza sia per coltivare e sviluppare nuove forze socioeconomiche, sia per costruire un sistema moderno, garantendo sicurezza industriale e quindi nazionale. Basta dare un’occhiata a cosa è accaduto negli ultimi anni per rendersi conto della continua modernizzazione delle industrie tradizionali. Le nuove tecnologie – pensiamo a cloud computing, intelligenza artificiale, big data e al cosiddetto Internet delle cose – si sono infatti profondamente integrate con esse, consentendo la progettazione di prodotti migliori, di modelli di business più efficienti e processi produttivi di maggiore qualità.

Ma come affrontare, o meglio gestire, il rapporto tra i nuovi motori economici e quelli tradizionali? Per coltivare nuove forze produttive di qualità e facilitare la trasformazione dei settori tradizionali è necessario considerare il loro rapporto da una prospettiva dialettica. In sostanza, i due motori sono chiamati a dialogare, a promuoversi a vicenda e a perseguire uno sviluppo integrato. C’è poi un altro punto chiave da menzionare: enfatizzare le nuove forze produttive di qualità non significa che le altre industrie siano improvvisamente diventate superflue, né che queste ultime debbano essere gradualmente eliminate o etichettate come “industrie di fascia bassa”. Al contrario, la Cina farà di tutto per continuare a promuovere la trasformazione e il miglioramento delle industrie tradizionali e a potenziarle con una produttività di nuova qualità.

In molti campi, infatti, le industrie tradizionali spesso fungono da matrice o supporto elementare per lo sviluppo di nuove forze produttive di qualità. È possibile fare vari esempi. Alcune industrie manifatturiere tradizionali hanno costruito piattaforme Internet che hanno ampiamente promosso la loro trasformazione digitale e intelligente. Al tempo stesso, lo sviluppo green è servito alle stesse industrie tradizionali per perfezionare la loro competitività garantendo la riduzione delle emissioni, il risparmio energetico e uno sviluppo sostenibile. E ancora: il clustering e la platformization sono diventati supporti fondamentali per accrescere l’efficienza e la sicurezza industriale.

È possibile delineare un percorso in tre step per riqualificare le industrie tradizionali: il primo coincide con lo sviluppo di prodotti high-tech e di fascia alta da parte delle stesse industrie tradizionali; il secondo con l’integrazione delle tecnologie emergenti nei processi produttivi e con la reingegnerizzazione dei tradizionali processi di produzione industriale; l’ultimo consiste infine nella trasformazione orientata ai servizi della produzione tradizionale. Perseguire un’apertura di alta qualità, per promuovere riforme e sviluppo, è necessario per garantire che la Cina raggiunga nuovi risultati nel suo percorso di modernizzazione. Ma anche per offrire al mondo un’alternativa di crescita sostenibile e orientata nel lungo periodo.

L’autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia

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