Patt e Lega non confermano ancora il «no» di Mauro Giacca al Comune. Entro il 20 gennaio un tavolo di coalizione per parlare con Fratelli d’Italia
Aspettando Godot. O meglio, Aspettando Giacca. Esattamente come nell’opera di Beckett, il centrodestra trentino è in attesa che il patron del Calcio Trento sciolga le sue riserve per la candidatura a sindaco del capoluogo.
Ma come nell’opera teatrale, alla fine sembra che Mauro Giacca non arriverà. Ma questa non è una novità, già Fratelli d’Italia martedì si era defilata tramite un comunicato stampa nel quale aveva confermato il «No» dell’imprenditore. Ma l’ufficialità, attesa dai segretari degli altri partiti della maggioranza, non è ancora arrivata.
Ma quale sarebbe la difficoltà nel dare questo annuncio? Presumibilmente, sia Lega che Patt non vogliono uscire con un comunicato negativo, ovvero non vogliono annunciare il rifiuto di Giacca senza proporre un nome alternativo.
Nella giornata è stata confermata la convocazione di un tavolo di coalizione per riferire al resto della maggioranza delle decisioni di Giacca (molto probabilmente il suo rifiuto). La data rimane segreta, ma di sicuro avverrà entro lunedì sera.
Il segretario del Patt Franco Panizza ha confermato che sarà molto difficile un «Sì» dell’imprenditore perché non sta trovando nessuno a cui affidare la gestione del Calcio Trento. Intanto è stato visto Giacca uscire dalla sala dei gruppi consigliari vicina al palazzo della Regione.
Dal tavolo di coalizione sarà comunque difficile giungere ad un nome comune. Mentre Fratelli d’Italia ha annunciato di avere pronta per la candidatura un’imprenditrice, dall’altra parte sia Mirko Bisesti che Eleonora Angeli si sono defilati.
Quest’ultima è uscita con un comunicato nel quale ha annunciato che tutte le sue energie «sono impegnate nel portare avanti tanti progetti e iniziative in Consiglio provinciale per il comune di Trento».
E ha poi aggiunto: «Credo che la scelta di questo tavolo orientata su un nome della società civile e non su quello di un politico sia una scelta a mio avviso in parte discutibile perché la politica, per come la vivo io in modo viscerale, è perfettamente in grado di suscitare verso i cittadini la stessa empatia e quegli stessi convincimenti che possono venire da una candidatura esterna».
La candidatura di Giacca sembra essere piovuta dal cielo, apparsa come indiscrezione sui giornali a novembre, da allora si è sempre più ingigantita fino a diventare il nome ufficiale del centrodestra. Senza che il patron del Trento Calcio dicesse «Sì» o «No». Anche perché finora non esiste un programma del centrodestra unito e quindi non si conosce quale visione della città ha Giacca da qui fino al 2030.
Il candidato del centrodestra sarebbe dovuto uscire a fine agosto. Poi a fine settembre. Poi a inizio novembre. Poi entro la fine dell’anno e così si è giunti a metà gennaio senza un nome. Nome che sarà sempre più difficile perché vorrebbe dire esporsi ad una probabile sconfitta. Infatti, secondo il sondaggio commissionato dal comitato Ianeselli, il centrosinistra è dato al 58,5% dei voti.
«L’affaire Giacca» è solo l’ultima delle vicende che mostra più di una crepa nel centrodestra. Si parlava di non fare gli stessi errori di Rovereto (dove Fratelli d’Italia ha corso con il suo candidato sindaco) e sembra invece che ci siano ricascati: a Riva del Garda i meloniani sono usciti dalla coalizione, mentre a Trento FdI è il partito più irritato per come è stata trattata la questione del candidato sindaco (Il segretario Alessandro Iurlaro aveva detto che l’argomento gli faceva venire il «mal di pancia»).
E vedendo la situazione nel capoluogo riemergono i fantasmi delle comunali del 2020 dove il candidato Alessandro Baracetti, scelto a inizio febbraio, si era ritirato («Faccio un passo a lato») a fine luglio per provare a compattare la coalizione. Operazione che però non era riuscita.
Anche dentro il Consiglio provinciale ci sono frizioni nella coalizione. Con lo scrutinio segreto la maggioranza è andata sotto due volte, entrambe grazie a proposte del consigliere Claudio Cia.
Martedì l’astensione di FdI non ha fatto approvare la mozione sul consigliere delegato. Inoltre, anche sul terzo mandato il Carroccio e i meloniani sono distanti. Questa questione in Veneto ha raggiunto alti livelli di tensione con uno scontro aperto tra il governatore Luca Zaia e il governo di Giorgia Meloni.
In questa situazione il centrosinistra osserva compiaciuto le diatribe interne alla maggioranza. Nei corridoi dell’aula consigliare si scherza sulla candidatura di Giacca e sulla proposta bocciata di Cia. Anche perché sanno che a maggio tutti gli occhi della politica nazionale saranno puntati su Trento, l’unico capoluogo al voto, dove finora il centrodestra di governo non sta mostrando l’unità tante volte proclamata.
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