Il dibattito sulle nuove Indicazioni Nazionali per i licei e gli istituti superiori è entrato nel vivo in seguito all’annuncio del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha prospettato l’abolizione dell’insegnamento integrato di “geostoria” . Questa disciplina, introdotta nelle scuole superiori da alcune riforme precedenti con l’obiettivo di fondare lo studio della storia e della geografia in un unico percorso, potrebbe dunque essere rimodulata o eliminata a favore di nuovi approcci metodologici.
Le motivazioni della riforma
Secondo quanto dichiarato da Valditara, la scelta di rivedere l’insegnamento di geostoria è dettata dalla volontà di:
- Fornire una maggiore specializzazione : separare le due discipline consentiràbbe di approfondire maggiormente i contenuti e le competenze specifiche di storia e geografia, evitando sovrapposizioni e lacune.
- Rinnovare i programmi : l’attuale impianto di geostoria, secondo il Ministro, risentirebbe di un’impostazione obsoleta, poco aderente alle sfide contemporanee come i cambiamenti climatici, i nuovi equilibri geopolitici ei fenomeni migratori.
- Adeguare i curricoli alle linee europee : nell’ottica di un’armonizzazione con gli standard internazionali, il Ministero starebbe valutando di potenziare la formazione dei docenti e di rivedere l’orario settimanale, restituendo autonomia e dignità a storia ea geografia come materie separate.
Cosa prevede la bozza delle nuove indicazioni
Le nuove Indicazioni Nazionali, in fase di consultazione, mirano a:
- Rivalutare i contenuti di storia, con un focus maggiore sull’età contemporanea, le tematiche di genere, i diritti umani, i conflitti globali e la cittadinanza attiva.
- Rinforzare la geografia sotto il profilo cartografico e geopolitico, introducendo maggiori competenze digitali (utilizzo di GIS, software per l’analisi territoriale) e favorendo un approccio critico ai fenomeni ambientali, socio-economici e culturali.
- Potenziare l’interdisciplinarità , invitando i docenti a collaborare su progetti e laboratori trasversali (storia, geografia, scienze, educazione civica), pur mantendo l’autonomia di ciascuna disciplina.
Le reazioni del mondo della scuola
L’annuncio di Valditara ha suscitato reazioni contrastanti:
- Apprezzamento da parte di alcuni docenti e dirigenti, che vedono nel superamento della geostoria un ritorno alla valorizzazione delle singole materie e la possibilità di un approfondimento più mirato.
- Preoccupazione tra coloro che temono una perdita di visione integrata degli eventi storici e dei fenomeni geografici. Secondo questa corrente di pensiero, l’abolizione di geostoria rischia di indebolire la comprensione delle dinamiche spazio-temporali, fondamentali per lo sviluppo del pensiero critico.
- Richiesta di maggiore chiarezza da parte dei sindacati della scuola, che invocano tavoli di confronto e proposte concrete su orari, programmi e formazione dei docenti, per scongiurare un ulteriore appesantimento curricolare o un generico “taglio” dei contenuti.
Possibili scenari futuri
Se le linee guida proposte dovessero essere approvate:
- Ritorno della geografia come disciplina autonoma : si ripristinerebbero cattedre e ore specifiche, con l’inserimento di moduli innovativi volti a formare gli studenti su temi di sostenibilità, cartografia digitale, dinamiche globali.
- Valorizzazione della storia : maggiore attenzione all’analisi delle fonti, al metodo storiografico ea unità didattiche su fenomeni recenti, in grado di dare agli studenti strumenti critici per interpretare il presente.
- Formazione continua dei docenti : sarebbero previsti corsi di aggiornamento obbligatori, volti a favorire l’approccio interdisciplinare nonostante il ritorno alle materie separate, con un focus sulle competenze digitali.
La proposta di abolire la geostoria nelle scuole superiori si iscrive in una visione più ampia di rinnovamento dei curricoli, che punta a rendere la scuola italiana maggiormente competitiva e al passo con i cambiamenti globali. Se da un lato l’idea di rafforzare la specificità di storia e geografia trova consenso, dall’altro la perdita dell’integrazione delle due prospettive desta preoccupazione in chi teme una frammentazione del sapere.
Nei prossimi mesi, il dibattito parlamentare e i tavoli tecnici con i rappresentanti del mondo della scuola saranno decisivi per definire il destino del percorso di geostoria e, più in generale, l’assetto futuro dell’istruzione secondaria superiore. Le scuole, i docenti e gli studenti attendono di sapere come si concretizzeranno queste Indicazioni Nazionali e quale impatto avranno sui programmi e sulle pratiche didattiche.
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