Dalla Regione parere negativo su 30 ettari di fotovoltaico nella terra del Sagrantino

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di Chia.Fa

La Regione ha espresso parere negativo sui 30 ettari di impianto fotovoltaico del progetto Sgg Bevagna, che sarebbe stato realizzato nella terra del Sagrantino. Il disco rosso della commissione tecnica regionale per le valutazioni ambientali è arrivato per «incompatibilità ambientale e paesaggistica» dell’impianto agrivoltaico di località Cantalupo da 27,06 MWp, che aveva messo sul piede di guerra i viticoltori. Una nota della Regione segnala poi che è stata riscontrata «la mancanza di dettagli sul progetto di connessione alla rete elettrica», più precisamente «la posizione della stazione elettrica, il tracciato e la tipologia dell’elettrodotto».

Il parere della Regione però non è di per sé sufficiente a stoppare tutto dato che la procedura è in mano al ministero dell’Ambiente, che potrebbe dare il via libera anche di fronte al no delle istituzioni locali. Il problema vero sta nell’assenza di un Piano paesaggistico, di competenza della Regione, che avrebbe permesso l’individuazione delle aree non idonee a ospitare queste tipologie di impianti. Piano che chiaramente non si può fare in tempi troppo stretti. Una soluzione intermedia a questo punto potrebbe essere quella di individuare le cosiddette aree di accelerazione, ovvero zone individuate dalle autorità competenti dove la realizzazione di infrastrutture energetiche è semplificata e agevolata.

Nel dettaglio, il parare negativo è arrivato per «il significativo impatto paesaggistico del progetto che si estende su circa 30 ettari, ritenuto incompatibile con il contesto in cui si inserisce, classificato come area di pregio e di particolare interesse agricolo, votata alla produzione di vino Docg Montefalco Sagrantino e di olio Dop Extravergine di oliva Umbria Colli Martani», ricorda una nota della Regione.

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Ai trenta ettari di pannelli fotovoltaici avevano già espresso parere negativo sia il Comune di Bevagna che la Provincia di Perugia. La Regione, poi, nell’esprimere l’incompatibilità ha anche considerato «l’elevato valore naturalistico e paesaggistico, con un’unità di paesaggio di elevata qualità ed esposizione panoramica» a fronte della quale «l’installazione dell’impianto comporterebbe l’artificializzazione del territorio, la compromissione del paesaggio agricolo e rurale, e l’alterazione delle componenti e relazioni funzionali, storiche, visive (anche da molteplici punti panoramici e da grandi distanze), culturali, simboliche ed ecologiche che caratterizzano il paesaggio».

Il fatto poi che «il progetto non definisca in modo preciso le opere di connessione alla rete di trasporto nazionale» per la commissione tecnica della Regione implica l’impossibilità a procedere a una «valutazione completa delle ripercussioni negative sul paesaggio, sulle risorse storico-culturali, sull’impatto delle radiazioni elettromagnetiche e sulla biodiversità».

Contestate anche le «ipotesi progettuali per la mitigazione dell’impatto visivo», bollate come «inefficaci» e ciò ha ulteriormente «aggravato le preoccupazioni relative all’alterazione del paesaggio», mentre per gli esperti della Regione «non è possibile escludere impatti sul rischio idraulico e idrogeologico, data la presenza dei fiumi Topino e Clitunno e del lago dell’Aiso».

 Da Palazzo Donini, dove la delega all’ambiente è stata affidata all’assessore Thomas De Luca, viene considerato «fondamentale sottolineare che la Regione riconosce la transizione ecologica come obiettivo prioritario e improcrastinabile, e che siamo fortemente favorevoli alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia la transizione ecologica deve essere governata come qualsiasi altro fenomeno. Oggi ci troviamo con l’assenza pressoché totale di strumenti non solo nella mancata definizione delle aree idonee ma anche di quelle non idonee. Questo crea un contesto sfavorevole anche a chi vuole investire in Umbria. La giunta e gli uffici tecnici continueranno a lavorare per promuovere uno sviluppo sostenibile, in cui la transizione energetica sia compatibile con la tutela del patrimonio naturale e culturale dell’Umbria. Lo faremo a partire dalla definizione delle aree idonee e dal riavvio del percorso per l’approvazione del piano paesaggistico regionale».

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