Oliviero Toscani e il controverso rapporto con la Calabria

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Il celebre fotografo milanese, Oliviero Toscani, scomparso oggi, fu artefice di una provocatoria campagna di marketing in Calabria


Lo sguardo laterale. Le provocazioni, spesso esasperate, urlate. La foto orizzontale. Le magliette bianche, i colori. Benetton. “Non avrai alcun jeans all’infuori di me”. Le accuse di blasfemia. Si è spento oggi, lunedì 13 gennaio 2025, a 82 anni il celebre fotografo Oliviero Toscani dopo tre giorni di ricovero in ospedale a Cecina, Livorno, per il peggioramento della sua malattia, l’amiloidosi, rivelata alla stampa durante una intervista al Corriere della Sera due anni fa. In una stringata nota, in cui si chiede riservatezza, è la moglie di Toscani, Kirsti con i figli Rocco, Lola e Ali ad annunciare: «Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio».

Una carriera, cominciata imparando dal padre Fedele, fotografo di cronaca che avrebbe trasmesso l’occhio anche alla figlia maggiore Marirosa (una delle prime fotoreporter italiane sul campo, morta nel 2023), con uno scatto pubblicato a 14 anni sul Corriere della Sera. Figlio e fratello d’arte, Oliviero Toscani, ma senza l’urgenza di aderire al fatto mentre accade. Come scrive Arianna Galati su Marie Claire.

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OLIVIERO TOSCANI E LA CALABRIA

Un rapporto controverso quello con la Calabria del celebre e discusso fotografo a partire dalla campagna, voluta nel 2007 dall’allora governatore Agazio Loiero e da Nicola Adamo, vicepresidente con delega alla costruzione della nuova Regione ed al marketing regionale, “Gli ultimi saranno i primi”. La campagna istituzionale voluta dalla regione Calabria era composta da foto con messaggi crudi: Terroni?, Malavitosi?, Incivili?, I peggiori?, Gli ultimi della classe?, Inaffidabili? Sì, siamo calabresi…

Campagna quasi dimenticata da tutti che più che provocare creò polemiche che senza l’onda lunga dei social – al tempo meno incisivi e determinati di oggi – è sparita anch’essa nel limbo delle memorie perdute. Era fatta di ritratti corali giovani calabresi “volti puri”, si leggeva in una nota che presentava l’evento – a Roma nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, il primo marzo 2007 – come le magliette bianche che tutti indossano. Ragazzi uguali, nella speranza e nei sogni, ai loro coetanei milanesi, newyorkesi, berlinesi. «Così lo scatto fotografico di Oliviero Toscani capovolge il significato negativo degli slogan per ironizzare sulla loro banalità». Così si diceva. Quello che resta nella memoria che non offre redenzione è una sensazione di vago disagio.

«Confesso che quando ho visto quelle foto per la prima volta – disse alla presentazione il fu presidente Loiero – sono rimasto scioccato per la carica di eresia che esse comunicano. Non nego che da noi ci siano gravi problemi, tra cui una diffusa criminalità. Però è anche vero che i calabresi sono genericamente inseriti in un contesto mediatico che identifica tutti come criminali. Spesso le cose cattive convivono con le cose eccellenti che restano nel silenzio. Purtroppo i media sono selettivi e una notizia cattiva entra più facilmente nelle pagine dei giornali.
Di questa brutta immagine ne soffrono per primi proprio i calabresi onesti, i calabresi che vivono fuori e all’estero. Per questo abbiamo cercato una campagna choc. Al punto in cui siamo arrivati, alla luce di quanto è accaduto negli ultimi mesi, abbiamo fatto la scelta di restituire fiducia e speranza. Anche perché in Calabria si stanno facendo cose importanti e positive che trovano ostacoli per il cambiamento».

«Gli ultimi saranno i primi: il messaggio è evangelico, ma la condizione è terrena. L’impegno con Toscani – così Nicola Adamo spiegava alla qualificatissima platea della Sala del Cenacolo la strategia connessa all’incarico annuale offerto ad Oliviero Toscani. – non è sull’immagine della Calabria, ma su quella dei calabresi. E’ un’operazione verità. Non sovrapponiamo il reale con il virtuale. Perciò puntiamo alla presa di coscienza dei nostri limiti, lottando per presentare la nostra identità, la calabresità non come un disvalore. Per questo oggi siamo alla partenza, per continuare su questa strada la comunicazione istituzionale».

Da lì partirono bordate e polemiche sul reale costo della Calabria, il reale impatto sull’immagine della Regione e la reale portata della campagna.

LA CONDANNA PER DIFFAMAZIONE A VIBO VALENTIA

Nel 2022 il Tribunale di Vibo Valentia condannò Toscani a otto mesi e al pagamento di una multa di 3.000 euro, per diffamazione. Era accusato di aver offeso la reputazione dell’allora studente diciottenne Vittorio Sibiriu, definendolo un potenziale mafioso.
Il tutto in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica “Razza umana” a Vibo Valentia il 20 ottobre del 2016.
La notizia, all’epoca dei fatti, aveva creato un certo scalpore anche perché il destinatario di quella frase era un giovane, studente, figlio di un carabiniere. A seguito di quell’episodio si aprì un procedimento giudiziario che si chiuse con la condanna del fotografo.
Il tutto era nato quando il giovane Vittorio si era avvicinato a Toscani per chiedergli una foto ricordo, un selfie, con lui, ma la risposta era stato un rifiuto netto.
Il ragazzo, aveva raccontato: «Toscani mi ha additato come un potenziale “mafioso” affermando che avrei benissimo potuto esserlo poiché, a suo dire, anche Matteo Messina Denaro non ha la faccia da mafioso eppure lo è»

A noi resteranno i “suoi colori dal mondo” e un certo amore, mai sopito, per la voglia di stupire e cambiare i paradigmi della narrazione fotografica e non solo.



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