di Ufficio Stampa
Con Delibera n. 2052 del 30 dicembre scorso la Giunta della Regione Marche ha disposto l’accorpamento dell’Istituto Comprensivo S. Lapi di Apecchio all’Istituto Comprensivo E. Mattei di Acqualagna.
Sindaco Nicolucci, come commenta questo provvedimento?
Un epilogo doloroso, dopo anni di battaglie e speranze per mantenere in vita uno dei pochissimi presidi istituzionali ancora rimasti a testimoniare l’identità del territorio e della comunità. E questo, nonostante gli accorati appelli dei Comuni interessati, della Provincia, delle componenti sindacali affinché fossero riconosciute le ragioni dichiarate e condivise ad ogni livello di governo, nelle tante occasioni istituzionali, incontri, tavoli di lavoro, negli atti e documenti con cui si invoca la difesa dei servizi essenziali nei territori delle aree interne e più marginali della regione.
Si dice che questa soluzione fosse stata ipotizzata già lo scorso anno in Regione.
Lo scorso anno la nostra Provincia venne chiamata ad un sacrificio importante con 4 accorpamenti su 15 realizzati, dei 19 inizialmente previsti nella regione. Fu direttamente interessata l’Unione Montana del Catria e Nerone e venne fatta la scelta, peraltro sofferta, di istituire l’Omnicomprensivo Celli – Michelini Tocci di Cagli. Ci fu riferito che, nel triennio, non sarebbero stati realizzati altri interventi di dimensionamento su un territorio così fragile.
La tendenza dell’Istituto Lapi continua però a mostrare una chiara diminuzione del numero di alunni, un dato non certamente favorevole al mantenimento dell’autonomia.
Certo che c’è una diminuzione degli alunni. E’ un fatto strettamente legato alla collocazione in area montana dei plessi di Apecchio, Piobbico e Serravalle di Carda. Ed è un’evidente contraddizione dichiarare di voler sostenere i servizi in queste zone e poi intervenire con operazioni di accorpamento basate sui numeri. La stessa Giunta Regionale, con la D.G.R. n. 1209/2024, aveva definito gli indirizzi per il dimensionamento stabilendo di salvaguardare i presidi dei Comuni montani più isolati e disagiati e di integrare il parametro riferito al numero di alunni con quello relativo alla densità degli abitanti per chilometro quadrato. Indirizzi palesamente disattesi perché per nessun’altra realtà, come per il Lapi, questi principi avrebbero potuto e dovuto assicurare una garanzia di tutela.
La Regione evidenzia inoltre che si tratta di provvedimenti imposti dall’alto: Governo, Europa.
Tagli e razionalizzazioni: concetti che per noi rappresentano una minaccia costante. Ma gli strumenti di politica territoriale ribadiscono l’urgenza di invertire la rotta se si vuole almeno attenuare lo spopolamento dell’entroterra. Ed i nostri Comuni, Apecchio in particolare, è classificato come il più “periferico” (distante dai centri di erogazione dei servizi) nell’Area Pilota Regionale della Strategia Nazionale Aree Interne, proprio dove sarebbero da sperimentare le azioni tese a restituire una prospettiva alle popolazioni. Devo ancora ricordare i disagi che comporta la scelta di vivere nelle nostre zone: per raggiungere gli ospedali, le scuole superiori, ogni altro tipo di servizio o attività oppure i principali nodi di collegamento e, molto spesso, i luoghi di lavoro? Mi meraviglio che nessun Consigliere Regionale di maggioranza abbia ritenuto di sostenere queste ragioni. Così come, del resto, lascia quanto meno perplessi la modalità con cui la Giunta Regionale ha definito la delibera in questione, modificandola all’ultimo momento dopo il passaggio in Commissione consiliare; modifica che, peraltro, interessa altri territori di cui pure vogliamo comprendere le attese.
L’assessore regionale Biondi sostiene tuttavia che dopo 12 anni di reggenza l’accorpamento rafforzerà l’Istituto perché garantirà la presenza di un dirigente titolare.
Intanto l’Istituto S. Lapi non esisterà più. E questo è un fatto. Circa la reggenza, in passato l’Istituto era considerato “sottodimensionato”, non raggiungeva, cioè, la soglia minima di alunni previsti per l’autonomia. Solo il Lapi di Apecchio ed il Paoletti di Pieve Torina, nelle Aree Interne della Regione Marche, si trovavano in questa situazione: da qui la ricerca, insieme anche al Ministero, di soluzioni adeguate per casi così specifici ed il protrarsi di questa fase. La qualità dell’offerta didattica e formativa ha sempre raggiunto livelli molto elevati, come ampiamente riconosciuto; stessa cosa dicasi per quanto riguarda le dotazioni e le strutture. Ora non è più previsto un numero minimo di alunni ma una media provinciale, condizione che apriva ad una rinnovata fiducia sul futuro dell’Istituto. È invece intervenuto il definitivo accorpamento.
In fin dei conti non si tratta della chiusura dei plessi scolastici ma solo di una modifica dell’assetto organizzativo.
Non è così. È innegabile la perdita di un punto di riferimento culturale, di crescita e confronto; un ulteriore avanzamento del processo che vede la progressiva riduzione dei servizi di cittadinanza nelle nostre aree marginali le quali rinunciano ora al riconoscimento dell’Istituzione scolastica esistente, nel prossimo futuro ai servizi amministrativi e di segreteria, mentre, più avanti, non si possono escludere altri interventi di razionalizzazione su talune attività e/o plessi scolastici attualmente funzionanti. Certamente questa operazione accentua le criticità. Non sappiamo se sia stata scritta l’ultima parola sulla vicenda. Come Sindaco di Apecchio tengo però ad esprimere la nostra riconoscenza alla Provincia di Pesaro e Urbino ed al suo Presidente Giuseppe Paolini che hanno sempre compreso e fortemente sostenuto le ragioni a difesa dell’Istituto S. Lapi. Se verrà proposto il ricorso contro il provvedimento della Regione, di cui si parla, non potremo non aderire, soprattutto in nome di quei principi che sono alla base stessa del nostro impegno politico.
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