L’Est Europa in 130 film al Trieste Film Festival

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Una doppia inaugurazione, che affonda le radici nel nostro territorio, sia di ieri che di oggi. Se il via, il 16 gennaio al Teatro Miela, sarà con un film spassoso e bizzarro – protagonista un’astrologa napoletana – girato per lo più in Friuli Venezia Giulia, “Wishing on a star” di Peter Kerekes che ha già divertito il pubblico alla Mostra di Venezia, il bis di lunedì 20 che aprirà le proiezioni al Politeama Rossetti vedrà per la prima volta a Trieste l’affascinante e prezioso corto muto ambientato nella nostra città negli anni 20: “The Perl of the Ruins” di Giovanni Vitrotti.

In chiusura invece, venerdì 24 al Rossetti, “Crossing” di Levan Akin, in prima nazionale e presto nelle sale, chiuderà il cerchio su uno dei temi più caldi e ricorrenti in tutti i nove giorni di festival: la famiglia, disfunzionale, queer, fluida, bigotta, prigione o rifugio che sia, con tutti i suoi delicati equilibri. In mezzo, oltre 130 film, tra anteprime italiane ed eventi speciali, concorsi internazionali e sezioni tematiche, per indagare il fermento della realtà oltre i confini con uno sguardo, però, sempre attento al nostro territorio.

È principalmente un team di donne, nel nome dalla pioniera Annamaria Percavassi che resta il loro nume tutelare, a firmare la 36a edizione del Trieste Film Festival, il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale, ormai prossimo all’avvio nelle tre location storiche: il Teatro Miela (fino a lunedì 20), il Politeama Rossetti e il Cinema Ambasciatori.

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Un’offerta, quella della manifestazione diretta da Nicoletta Romeo, che si presenta quest’anno ancora più sfaccettata, modulando la proposta su pubblici eterogenei attraverso un programma «sterminato» di film ed eventi collaterali in tutta la città, dal panel sul bilinguismo e multilinguismo che per la prima volta andrà in trasferta alla presentazione del libro “Jugobasket” alla presenza di Boscia Tanjević (venerdì 24 alla libreria Minerva). E poi, incontri con gli autori, masterclass, il TSFF dei piccoli con le deliziose avventure colorate dell’animazione ungherese, dj set, speed date a tema.

Primo festival in Europa – come sottolinea Romeo – ad aver dedicato una sezione alle sole registe donne, Wild Roses, quest’anno annuncia che vi si risconteranno non pochi punti di contatto con un altro dei leitmotiv dell’edizione: gli anni 90, esploratissimi anche dalle giovani registe serbe della sezione che vedremo da venerdì 17.

Data che vedrà il lancio di una novità assoluta: Visioni Queer, per seguire lotte e diritti (ancora) negati alla comunità Lgbtq+ nei Paesi orientali e balcanici: si vedrà ad esempio il docu di Ilir Masanaj, primo girato in Kosovo senza oscurare volti e nomi dei protagonisti. Attese ospiti come l’avvocata attivista Cathy La Torre e Elene Naveriani, una delle registe più importanti dalla Georgia. Non si sa se riuscirà ad arrivare, avvisa Romeo: «abbiamo a che fare anche con paesi dove ci sono conflitti: il nostro festival racconta anche questo, senza paura di guardare fuori dalla finestra per raccontare ciò che si vede fuori». Nuova anche la retrospettiva sul 1945 “La guerra è finita? ” che rifletterà sul lascito del secondo conflitto mondiale a 80 anni dalla fine.

Tra i grandi nomi in arrivo, Sergei Loznitsa, «il grande regista apolide nato in Bielorussia, cresciuto in Ucraina e che vive tra Germania e Olanda: torna – annuncia Romeo – con “The invasion” (anteprima italiana) film struggente, compassionevole, imperdibile: forse “il” film sulla guerra in Ucraina.

E sarà di nuovo al festival il premio Oscar Danis Tanović, con una storia di perdono, “My late summer” (venerdì 24): «Un autore che ha raccontato di più gli uomini – sottolinea la direttrice – ora torna con una storia femminile affascinante e senza stereotipi». La vicenda è quella di una donna alla ricerca di un’eredità in un’isola dalmata, che troverà invece pacificazione con se stessa e con le proprie radici familiari.

La famiglia sarà indagata anche in Concorso, in primis nel candidato sloveno agli Oscar “Family Therapy” di Sonja Prosenc. Concorso Lungometraggi che conta quest’anno 7 titoli, tutti in anteprima italiana, dove figura anche un altro candidato agli Academy Award, stavolta per la Romania: è “Three kilometres to the end of the world” di Emanuel Pârvu, e il lituano che ha vinto Locarno “Toxic” di Saulė Bliuvaitė.

«Ci sarà il meglio dei documentari» anche nel Concorso dedicato, dominato dalla Polonia: Romeo segnala, tra i tanti, “Trains” che ha trionfato all’IDFA, la Cannes dei docufilm. Tanti gli autori presenti, in sala e negli incontri mattutini a partire da mercoledì 22 al Caffè San Marco. L’accredito, fanno da ultimo notare le organizzatrici, si potrà acquistare fino alla fine del festival. —

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