Uniamo le forze per trattenere i giovani al Sud

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La riflessione a firma congiunta di Sergio Fontana e Lino Patruno sulla «fuga» dei giovani dal Sud e dalla Puglia, pubblicata ieri sulla «Gazzetta», rappresenta una questione cruciale per il futuro della nostra terra. Come lo è anche quella del calo demografico, che definire inquietante non è un eufemismo. D’altronde, i numeri, in un caso come nell’altro, parlano chiaro: negli ultimi dieci anni la Puglia ha perso oltre 120mila giovani, di cui una larga parte diplomati e laureati.

Il calo delle nascite ha determinato, inoltre, un vero e proprio «terremoto demografico». L’abbiamo definito così in un recente studio del Sismografo di Unioncamere Puglia. Nella nostra regione, gli anziani sono quasi il doppio dei bambini. Se è vero, come scrivono i due autori, che la mancanza di fiducia dei giovani nelle opportunità offerte dalla propria terra è un elemento determinante, è altrettanto vero che per invertire questa tendenza non si può che agire sulle condizioni strutturali che influenzano le scelte di vita e di lavoro delle nuove generazioni. Va bene il set Puglia che grazie al cinema attira turisti, ma per evitare che resti solo una bella cartolina è sulle condizioni di contesto che dobbiamo concentrarci tutti e quindi di fatto su una regione non sia solo bella da visitare ma anche in cui sia bello restare. E quindi un altro punto cruciale è il miglioramento del rapporto tra il mondo della formazione e quello del lavoro. Ѐ importante evidenziarlo nei giorni in cui festeggiamo i 100 anni dell’Università di Bari, un traguardo prestigioso per la nostra comunità sociale ed economica.

Purtroppo, convive con il paradosso delle difficoltà incontrate da molti dei nostri laureati nel trovare occupazioni coerenti con il proprio percorso di studi. Solo il 30% dei laureati pugliesi riesce a trovare un lavoro nella regione entro tre anni dal conseguimento del titolo. Quindi non si tratta solo di chiedere ai giovani di restare, ma di offrire loro un motivo concreto per farlo, che è in primo luogo quello di poter trovare lavoro nella propria terra. Un futuro all’altezza degli studi sostenuti e con le giuste retribuzioni. Il mismatch domanda-offerta è una triste realtà con la quale facciamo i conti quotidianamente, come Puglia e come Paese. Certo, anche le imprese devono fare la loro parte, come auspicano Fontana e Patruno, e dunque tendere la mano ai nostri giovani. Ma quelle stesse imprese che pur costituiscono il più grande bacino occupazionale operano sotto il peso di costi fiscali e burocratici molto elevati. Parliamo di una pressione fiscale effettiva che supera il 59%, a fronte di una media europea del 41%. Questo gap rappresenta un freno per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e dunque di nuove occasioni occupazionali per molti dei nostri ragazzi. Soprattutto in regioni come la Puglia, dove le piccole e medie imprese costituiscono oltre il 95% del tessuto produttivo.

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La Zes Unica per il Mezzogiorno ha già rilasciato 450 autorizzazioni, attivando investimenti per 7 miliardi e creando oltre 7mila posti di lavoro. Abbiamo fatto passi avanti, non si può negarlo, ma è fondamentale continuare a monitorare e adattare le strategie in modo da massimizzare la sua efficacia, assicurando che gli interventi rispondano alle esigenze specifiche del territorio e contribuiscano a contrastare fenomeni come la fuga dei giovani.

Negli ultimi anni, la Regione Puglia ha avviato politiche mirate a scongiurare questa prassi. Tuttavia per rendere queste politiche ancora più efficaci a vantaggio dei nostri giovani, è necessario aumentare la sinergia tra enti pubblici, università e imprese. L’adozione di modelli virtuosi, come quello tedesco, basato su una stretta collaborazione tra aziende e istituti formativi, può rappresentare una svolta. Una maggiore coesione tra le diverse categorie economiche e istituzionali, un dialogo costante tra tutti gli attori del sistema, puntando su piattaforme di collaborazione che integrino politiche pubbliche, iniziative private e programmi formativi, non è più procrastinabile. Tavoli tecnici permanenti tra istituzioni, associazioni di categoria e rappresentanti del mondo accademico potrebbero aiutare a delineare strategie comuni, ottimizzando le risorse disponibili e rafforzando la credibilità del sistema economico pugliese. Solo lavorando insieme sarà possibile affrontare in modo efficace le sfide demografiche ed economiche che la nostra regione deve affrontare.



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