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Il settore delle criptovalute è stato storicamente considerato in una “zona grigia” dell’amministrazione e regolamentazione di ogni stato ma nel corso degli ultimi anni sono state sviluppate moltissime diverse normative per controllare e tassare anche questi prodotti.

In questo articolo andremo a discutere di tutti i nuovissimi cambiamenti che l’Agenzia delle Entrate ha approvato finora e ai principali cambiamenti che ha proposto per la tassazione Bitcoin e crypto per il 2026.

Prima del 2023 il settore delle criptovalute era significativamente meno regolamentato e non era presente una vera a propria normativa per regolare la dichiarazione e la tassazione delle crypto-attività. La prima normativa è entrata in vigore il primo gennaio 2023 introducendo una tassazione fissa al 26% per tutte le plusvalenze superiori a €2,000.

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È importante sottolineare alcuni aspetti meno chiari di questa normativa. In primo luogo, le imposte sulle plusvalenze oltre i €2,000 non venivano calcolate solamente sulla parte eccedente la soglia ritenuta fiscalmente rilevante, ma sull’intero importo. Inoltre, le plusvalenze ritenute fiscalmente rilevanti erano solamente quelle realizzate dallo scambio di criptovalute e stablecoins o valute fiat e non dallo scambio di due criptovalute come ad esempio BTC/ETH. D’altro canto, nelle plusvalenze da criptovalute sono anche considerati redditi di capitale possibili profitti da staking o altri eventi non ricollegabili alla classica negoziazione di asset.

Questa normativa è rimasta in vigore fino alla conclusione del 2024 prima della decisione da parte dell’Agenzia delle Entrate di rimuovere la soglia delle plusvalenze ritenute fiscalmente rilevanti. Infatti, dal primo gennaio 2025 tutte le plusvalenze sono tassate al 26% indipendentemente dall’importo totale realizzato nel corso dell’anno.

Infine, è attualmente in discussione un possibile aumento dell’aliquota fissa per le cripto-attività a partire dal primo gennaio 2026. Questa nuova normativa italiana porterebbe l’aliquota dal 26% al 33% lasciando invariata l’assenza della soglia di plusvalenze ritenute fiscalmente rilevanti.

Inoltre, è importante sapere che in Italia è anche stata introdotta dal primo gennaio 2023 una imposta da bollo pari al due per mille del controvalore delle criptovalute detenute. Questa imposta da bollo viene solitamente pagata autonomamente dal cripto exchange, ma nel caso di investimenti tramite chiavetta privata sarà necessario il pagamento dell’imposta tramite l’F24. Guarda la nostra guida alla tassazione trading Italia per maggiori informazioni.

Al contrario della normativa sulla tassazione delle cripto-attività che ha subito alcuni importanti cambiamenti nel corso degli ultimi anni, la normativa relativa alla dichiarazione di questi asset è rimasta pressoché invariata dal primo gennaio 2023.

In Italia tutte le criptovalute vanno necessariamente dichiarate all’Agenzia delle Entrate sia se si possiedono tramite un intermediario finanziario che tramite una chiavetta privata. Inoltre, nel caso del possesso di criptovalute tramite un exchange, la dichiarazione deve essere necessariamente fatta sia nel caso in cui l’exchange sia italiano che estero.

Inoltre, secondo la stessa normativa dovranno pagare le imposte in Italia anche i non residenti che operano tramite un intermediario finanziario con sede fiscale in Italia o se il proprio dispositivo dove vengono archiviate le criptovalute si trova in Italia, anche se solo temporaneamente durante il periodo di imposta quando è stato prodotto il reddito.

Come discusso nel paragrafo precedente, in Italia è sempre obbligatorio dichiarare le proprie cripto-attività all’agenzia delle entrate e ciò viene fatto tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi che avviene tramite il modello per persone fisiche (PF) per lavoratori autonomi o tramite il 730 per lavoratori dipendenti e pensionati.

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Infatti, prima del 2024 tutti coloro che detenevano investimenti o conti all’estero erano obbligati a compilare il modello PF, in quanto il 730, essendo un modello semplificato, non prevedeva un quadro RW per dichiarare investimenti o conti corrente all’estero. Attualmente, grazie all’introduzione del riquadro W nel 730 è possibile dichiarare i propri investimenti esteri direttamente nel 730.

Nonostante ciò, il riquadro D del 730 utilizzato per dichiarare redditi di capitale non è idoneo a dichiarare redditi generati dalla vendita di asset esteri come, ad esempio, un profitto sul trading azioni AAPL o sulla coppia BTC/USD. Di conseguenza, in questo caso anche i lavoratori dipendenti saranno obbligati a compilare il Modulo Redditi PF in aggiunta al 730 per la compilazione del riquadro RT per la dichiarazione dei redditi capitale.

Di conseguenza, la data di scadenza per l’invio dei due moduli rispecchia quanto ordinariamente indicato dall’Agenzia delle Entrate. Solitamente il 730 deve essere compilato entro la fine di settembre mentre il Modulo Redditi PF deve essere presentato entro il 31 ottobre.

  • Per quanto riguarda la semplice dichiarazione delle cripto-attività, e non delle relative plusvalenze, sarà necessario operare in base alla tipologia di attività che si svolge come indicato nel paragrafo precedente.
  • Un libero professionista dovrà compilare il riquadro RW del Modello Redditi Persone Fisiche entro il 31 ottobre dell’anno successivo dichiarando il valore delle cripto-attività in possesso. Al contrario, un lavoratore dipendente o un pensionato dal 2024 potranno compilare il nuovo quadro W del modello 730 per dichiarare la propria posizione in Bitcoin o in altre cripto-asset.
  • Le informazioni nei riquadri RW e W servono solamente per il calcolo delle imposte 2 per mille e per la tracciabilità dei cripto-asset posseduti dagli italiani e non per il calcolo delle imposte sulle criptovalute.

In merito alla tassazione sulle criptovalute, invece, in ogni caso sarà necessaria la compilazione del modulo Redditi PF in quanto la sezione D del 730 per redditi di capitale non risulta adatta ad investimenti esteri.

Per semplificare il concetto, immaginiamo che nel 2024 abbiamo concluso 3 posizioni sulla coppia BTCEUR generando rispettivamente +€1,000, -€500 e +€750. La plusvalenza totale per il 2024 può essere calcolata sommando i tre importi ottenendo un totale di +€1,250.

Considerando che nel 2024 era ancora in vigore il minimo di €2,000 per considerare una plusvalenza da cripto-attività fiscalmente rilevante, nel corso del 2025 non sarà necessaria la compilazione del riquadro RT del modulo PF, ma sarà solamente necessario compilare la sezione W del 730 oppure la sezione RW del modulo PF per dichiarare i propri crypto asset.

Se invece immaginiamo di aver generato la precedente plusvalenza nel 2025, entro il 31 ottobre 2026 sarà necessario compilare il riquadro RT del modulo redditi PF dichiarando la plusvalenza che verrà tassata con un aliquota fissa del 26%. In questo caso le tasse ammonterebbero a €325 e dovranno essere pagate tramite il modulo F24 entro il 30 novembre 2025.

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  1. Il primo step per una corretta dichiarazione dei redditi risulta essere collezionare tutta la necessaria documentazione per un calcolo accurato della plusvalenza realizzato nel corso dell’anno fiscale.
  2. Infatti, investendo tramite un broker Crypto Italia tutti i documenti per la tassazione cripto sono prodotti automaticamente alla fine dell’anno contenendo tutte le necessarie informazioni. Nel caso in cui si abbia negoziato criptovalute tramite un wallet indipendente sarà necessario aver tracciato tutte le operazioni per il calcolo della plusvalenza annuale.
  3. Successivamente, sarà necessario compilare il riquadro RT per redditi da capitale e diversi del modulo redditi PF. In questo spazio sarà necessario dichiarare la plusvalenza realizzata sia dalla compravendita che da attività alternative come mining e staking al netto delle minusvalenze e delle spese.
  4. Inoltre, sarà necessario compilare anche il riquadro RW dello stesso modulo PF relativo al monitoraggio fiscale della posizione. In questa sezione sarà necessario dichiarare il valore in euro del proprio portafoglio di criptovalute calcolata al 31 dicembre del precedente anno fiscale.

Come già anticipato nell’articolo, in Italia ogni contribuente è obbligato a dichiarare le proprie cripto-attività nell’apposito riquadro relativo al monitoraggio fiscale indipendentemente dal controvalore o dal metodo di acquisto come ad esempio wallet privati, piattaforme o app per comprare criptovalute o chiavette personali.

Per indicare correttamente le criptovalute nel riquadro RW sarà necessario calcolare il valore iniziale delle singole posizioni in euro, il valore finale delle posizioni al 31 dicembre in euro ed il numero di giorni di detenzione di ogni posizione. Successivamente sarà necessario compilare le altre colonne del riquadro facendo attenzione ad inserire il codice “14” nella colonna 3 relativa al codice individuazione bene dove il “14” rappresenta il codice specifico per le cripto-attività.

Per fare il punto della situazione dopo tutti i quadri e moduli citati finora è anche importante osservare come l’evoluzione delle recenti normative hanno influito sulle plusvalenze derivanti da criptovalute. Nella seguente tabella riportiamo due esempi di tassazione criptovalute per un totale di €1,000 e €3,000 realizzate nel 2024, 2025 e 2026.

Anno

Plusvalenza (€)

Aliquota Fiscale

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Imposta Dovuta (€)

Plusvalenza Netta (€)

2024

1.000

26%

0

1.000

Conto e carta

difficile da pignorare

 

2024

3.000

26%

780

2.220

2025

1.000

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

26%

260

740

2025

3.000

26%

780

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

2.220

2026

1.000

33%

330

670

2026

3.000

33%

990

2.010

2026

10.000

33%

3.300

6.700

Considerando l’aspetto fiscale della tassazione bitcoin in Italia, soprattutto in chiave del probabile aumento dell’aliquota fissa a partire dalle plusvalenze generate nel 2026, uno dei consigli per minimizzare le tasse da pagare avendo un capitale ristretto a disposizione risulta essere investire in prodotti come ETF, ETP e CFD in modo da poter beneficiare solamente della tassazione al 26% piuttosto che una possibile aliquota maggiorata.

Inoltre, avendo solamente una quantità di capitale limitata a disposizione potrebbe essere proficuo investire in un prodotto già differenziato nel settore delle criptovalute piuttosto che provare a diversificare manualmente il proprio wallet.

Nonostante ciò, non tutti i broker crypto offrono una soddisfacente selezione di criptovalute e di prodotti come ETP ed ETF che offrono già una esposizione diversificata riducendo la volatilità del proprio portafoglio, quindi in questo caso è meglio rivolgersi a broker ETF o broker CFD che potrebbero avere meno scelta per investire su criptovalute, ma alla fine potrebbero far risparmiare soldi di tasse.

Infine, è caldamente consigliato scegliere un app per criptovalute che offre costi e commissioni relativamente bassi in quanto quando si opera con poco capitale questi elementi incidono pesantemente sul ritorno del portafoglio.

In conclusione, nel corso degli ultimi anni sono avvenute moltissimi cambiamenti riguardanti la tassazione criptovalute in Italia, spesso inasprendo sia la tassazione che il rapporto dichiarativo delle proprie cripto-attività rendendo spesso necessaria la compilazione sia del modulo 730 che del modello redditi PF.

Per il 2026 è anche previsto un aumento dell’aliquota fissa dal 26% al 33% per il settore delle criptovalute, un importante cambiamento che potrebbe aumentare l’interesse nei confronti degli ETP che investono in criptovalute piuttosto che il possesso diretto di crypto asset.

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