Le guerre, i dazi e l’arrivo di Trump Ma torna la fiducia

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Analisi . C’è un cauto ottimismo fra gli imprenditori nella visione del 2025. La conferma viene dalla prossima Milano Unica: mai così tanti espositori presenti all’expo

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Quaranta puntate e 800 espositori. Mai un’edizione di Milano Unica aveva raggiunto questo traguardo. Un dato di buon auspicio che mostra la volontà delle aziende di reagire a un momento incerto?

In generale anche Ideabiella conferma il numero di espositori in questo primo appuntamento del 2025, tenendo presente che i 76 brand rappresentano già la migliore offerta nel tessile europeo di alta gamma.

«Un buon segnale giunge dalla rinnovata richiesta di una maggiore metratura degli spazi aumentata del 7% per febbraio» conferma Alessandro Barberis Canonico, presidente di Ideabiella. «Si tratta di una tendenza generale che si registra per tutto il salone e questo significa che Milano Unica sta acquisendo sempre più credibilità. Il fatto che gli espositori siano disposti a investire nel loro stand, dando risalto all’immagine e spazio a tavoli in più per presentare le collezioni, lascia immaginare che le altre fiere europee stiano perdendo rappresentatività. La qualità, oggi, si concentra su Milano che attira clienti, e fra loro tanti stranieri. Anche l’apertura alla donna ha dato una ulteriore e decisivo appeal alla rassegna».

Nonostante non sia un momento felicissimo per il Tessile Moda, la fiducia e le energie non mancano. Gravate dalla crisi legata al lusso che nel 2024 per la prima volta si trova in frenata (che fa però gioco sulla fascia qualità/prezzo), e da un’economia mondiale in rallentamento, a un mese di distanza dall’expo le prospettive positive si iniziano già a intravvedere.

«Sono convinto che il 2025 prenderà di nuovo slancio soprattutto nella seconda parte dell’anno. Il settore ha assorbito ormai i magazzini e quindi ripartiranno i consumi. La produzione sarà gravata dalle dinamiche salariali che cercano di rimediare all’inflazione. I mercati Usa vanno bene ed è in corso la ripresa della Cina alla quale è legata la Germania. Ma malgrado lo spauracchio dei dazi minacciati da Trump, le premesse del presidente Usa non saranno poi tutte sostenibili. Piuttosto se riuscirà a fermare le guerre, il fattore giocherà a nostro favore e i consumi riprenderanno. Si calmeranno gli aumenti dei combustibili e la pace porterà nuovamente fiducia» .

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Il prezzo della lana nel 2024 si è mostrato stabile dato attribuibile al basso consumo. I costi che incideranno sui listini saranno piuttosto legati al rinnovo del contratto di categoria e agli aumenti del gas che potrebbe impattare sulla produzione.

«Ma se pensiamo ai prezzi energetici durante la pandemia, considerando anche il trasporto della materia prima che, con Suez precario, impiega una decina di giorni in più, si tratterà di ritocchi contenuti».

Dalla Cina intanto stanno arrivando i primi segnali incoraggianti, soprattutto sulla fascia Premium. Il quarto trimestre dell’anno, fa sperare in una inversione di tendenza secondo il report pubblicato da Barclays che, in base a un sondaggio condotto insieme a Vogue Business, ha visto come nel periodo ottobre-dicembre il budget dei cinesi per i beni di alto di gamma sia aumentato per il secondo trimestre consecutivo.

Negli Usa, con l’avvento di Trump, dovessero i dazi essere asimmetrici (più intensi cioè verso i prodotti cinesi), nel breve periodo ci potrebbero essere dei vantaggi per le merci italiane sul territorio americano, dove si potrebbe contare anche su un dollaro apprezzato rispetto al recente passato.

Valutando una seconda indagine realizzata in Intesa Sanpaolo, potrebbe aumentare però la concorrenza delle merci cinesi in altri mercati. Fondamentali saranno quindi le strategie adottate dalle imprese italiane soprattutto nella ricerca di nuovi mercati di sbocco.

Ragionando per export e distretti, il bilancio dei primi nove mesi dell’anno, che ha segnato un’inversione di tendenza dopo quattro trimestri in cui si registrava un calo, evidenzia un progresso pari allo 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, ovvero una sostanziale tenuta dei valori esportati in un contesto di debolezza degli scambi mondiali.

In sintesi, i numeri sopra citati hanno avuto un impatto positivo che ha contribuito in modo concreto alla crescita dell’industria della moda, posizionata al quarto posto nella classifica italiana stilata da Intesa Sanpaolo, con un +0,8% dopo Agroalimentare, meccanica e Costruzioni.

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