fuori dall’aula quando parla Nordio

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L’Associazione nazionale magistrati continua la sua battaglia contro la separazione delle carriere, la riforma tanto voluta dal centrodestra che ha avuto il primo via libera alla Camera lo scorso giovedì. Diversi gli atti di protesta annunciati che saranno messi in pratica a stretto giro. A iniziare dalle cerimonie per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, durante le quali i magistrati usciranno dall’aula quando prenderà la parola il ministro Carlo Nordio o un suo delegato. Non solo: si riuniranno all’esterno, prima dell’inizio della cerimonia, per mostrare dei cartelli con una serie di frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione. Quale sarà questo testo verrà deciso nei prossimi giorni. I giudici hanno poi annunciato per il prossimo 27 febbraio anche una giornata di sciopero.

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LE PROTESTE

Le varie iniziative di protesta sono state decise dal Consiglio direttivo centrale dell’Anm, l’ultimo a guida Giuseppe Santalucia, che si è riunito a Roma. La premessa delle toghe è che non c’è nessun «ribellismo» ma il «dovere» di spiegare il “no” alla separazione delle carriere. «Non amo la parola protesta – ha precisato Santalucia – preferisco la parola proposta. Ma ahimè qui proposte di emendamento che rendano il testo costituzionalmente digeribile non ce ne sono. È un testo che andrebbe totalmente eliminato». «Non c’è nessuna forma di ribellismo illegale o istituzionalmente incompatibile – ha spiegato il presidente -, ma si tratta di rendere palese ai cittadini, e il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario è un giorno importantissimo, le ragioni per cui riteniamo che il disegno costituzionale non vada nel segno di un miglioramento della giustizia e del rafforzamento delle garanzie d’indipendenza e autonomia». «I magistrati – ha aggiunto – hanno il dovere di dirlo». E poi ha ribadito: «Siamo assolutamente fedeli alla Repubblica».

IL REFERENDUM

Il presidente dell’Anm ha parlato di una «blindatura del testo» che «ci ha profondamente colpiti, ci amareggia» perché «modifica il Titolo IV della Costituzione». Quindi occhi puntati sul referendum, così che «i cittadini vengano informati nel miglior modo possibile e non vengano ingannati con un referendum sul gradimento del sistema giustizia». «Spiegheremo in tutte le sedi possibili – ha dichiarato – le ragioni della contrarietà, che nulla hanno a che vedere con gli interessi corporativi». Secondo Santalucia si tratta di una riforma che «non migliorerà la giustizia ma la affosserà. Il prezzo finale, in termini dolorosi, sarà pagato dalla cittadinanza». Il presidente uscente dell’Anm è convinto che «la politica» voglia «piantare la bandierina della separazione delle carriere per chiudere vittoriosamente una partita che invece doveva mettersi alle spalle».

LE POLEMICHE

A puntare il dito contro la separazione delle carriere anche il segretario generale dell’Associazione, Salvatore Casciaro, convinto che la riforma «tutela più i potenti dei cittadini perché inevitabilmente attrarrà il pubblico ministero nell’orbita dell’esecutivo, con un controllo della politica sul pm». Un controllo «fatale» che, secondo il segretario, determinerà che «alcune indagini scomode non verranno mai sottoposte a quel giudice terzo, imparziale che i riformatori sostengono di voler potenziare».

E lo scontro con la politica si riaccende. «Quella di oggi è solo l’ultima delle innumerevoli levate di scudi dell’Anm, che terrorizza sistematicamente l’opinione pubblica contro le scelte del Parlamento», ha tuonato Enrico Costa, deputato di Forza Italia che ha parlato di «un film già visto tante volte» e di «correnti dell’Anm che si scagliano contro le decisioni del Parlamento per difendere gli interessi corporativi e per non perdere il potere accumulato negli anni».

Gli ha fatto eco il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, che ha giudicato la decisione di abbandonare la cerimonia dell’anno giudiziario «una scelta autenticamente eversiva. Chi assume decisioni del genere andrebbe estromesso dall’ordine giudiziario per indegnità».

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