. La parola d’ordine nei luoghi della politica a Bruxelles è Libertà di espressione, come valore della cultura europea e italiana che si declina in indipendenza dei media e pluralismo dei valori fondamentali per far prosperare un ecosistema mediatico diversificato, essenziale per la democrazia e la coesione sociale nell’Ue . Questi concetti sono stati fortemente condivisi durante l’incontro, Connact Media dagli europarlamentari di qualsiasi appartenenza politica fossero, Giuseppe Antoci, The Left, Stefano Bonaccini, S&D, e Raffaele Stancanelli, Patrioti per l’Europa, e dai rappresentanti delle aziende dei media, Gina Nieri, Mediaset e MFE, Rodolfo Cardarelli, Ansa, e Federico Silvestri, Gruppo Sole24Ore.
Valori sempre più di attualità di fronte all’abolizione del fact-checking decisa da Zuckerberg e alle minacce di Elon Musk, che dopo aver aiutato Donald Trump a vincere le elezioni americane, facendo di X una macchina di propaganda, adesso punta all’Europa, come si è già visto con gli attacchi al governi tedesco e britannico, diffondendo tramite X falsità denigratorie, e appoggiando i neonazisti alle elezioni in Germania.
Gina Nieri, Direttore Divisione Affari Istituzionali, Legali e Analisi Strategiche di Mediaset, di cui è consigliere di amministrazione come di MFE e di alte società della holding, nel suo intervento ha subito sottolineato il contesto sociale e politico da affrontare: “L’Europa è la patria dei diritti della persona, alla base della nostra carta Europea ci sono i diritti umani, le libertà personali, la difesa della privacy, l’informazione plurale, trasparente, responsabile, attendibile e professionale, la difesa e promozione della cultura identitaria europea e dei paesi che la compongono, la concorrenza leale”, chiedendo di far rispettare le regole europee e applicare in maniera efficace il DSA. “La posta in gioco ora non è solo la sostenibilità dei media europei ma la tenuta stessa delle istituzioni democratiche costrette a fare i conti con l’ingerenza indebita senza precedenti di piattaforme che inquinano il discorso pubblico”.
Nieri è intervenuta subito dopo Giuseppe Abbamonte, direttore Media Policy al DG Connect- 1 Direzione generale per i Network di comunicazione, contenuti e tecnologie, che ha illustrato il lavoro normativo europeo che, con lo sviluppo di internet e il sorgere di nuovi servizi, ha prodotto un vasto quadro di regolamenti a tutela degli utenti e della concorrenza, privacy (Regolamento GDPR), proprietà intellettuale (Direttiva Copyright), regolamentazione delle piattaforme online (Digital Services Act e Digital Markets Act), pluralismo e sostenibilità dei media (European Media Freedom Act) – che dovra’ essere implementato nelle sue varie espressioni, elaborando dove necessario linee guida operative anche per far fronte all’ imbarbarimento dei comportamenti dei big tech.
Come affrontare il dilagare della disinformazione è considerato “il tema fondamentale” per tutti i protagonisti del tavolo Connact Media. “Vitale” per gli editori, come sottolineato da Federico Silvestri, direttore generale de Il Gruppo Sole 24 Ore, e da Rodolfo Cardarelli, Deputy Manager International Business Unit dell’Ansa, che considerano “la qualità del lavoro giornalistico il punto di forza del prodotto editoriale, ma anche dei molteplici servizi che oggi propongono al mondo delle imprese e delle istituzioni”. In questo scenario e’ urgente l’applicazione del Regolamento Artificial Intelligence Act e l’interazione tra diritto d’autore e intelligenza artificiale.
I tre eurodeputati presenti al dibattito, malgrado le appartenenze politiche diverse, erano totalmente allineati nell’essere molto preoccupati per la deriva presa dalle piattaforme e di cosa potrà succedere con la nuova amministrazione Usa, con cui i problemi da affrontare per l’Ue sono numerosi, e per cui c’è chi teme uno scambio tra le dure regole per contrastare lo strapotere delle piattaforme legate al Digital Service Act e Digital Markets Act, e altri interessi in campo per l’Ue.
Il silenzio della presidente Ursula von der Leyen di fronte alle decisioni di Meta sul fact-checking e alle accuse di Zuckerberg hanno fatto sorgere cattivi pensieri in molti osservatori e politici. Tra cui Giuseppe Antoci, del gruppo della Sinistra, presidente della Commissione Politica DMED del Parlamento Ue, parte del Movimento Cinque Stelle, che è un vero militante della libertà di stampa. Antoci, che gira accompagnato della scorta dopo aver subito un attentato nel 2018 per il lavoro fatto come presidente del Parco dei Nebrodi, contro la corruzione e l’inquinamento mafioso nei contributi europei (tra i tanti riconoscimenti ricevuti c’è l’Encomio solenne del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel 2014), sostiene che si deve “utilizzare l’informazione per combattere l’illegalita”. Nel suo intervento si è scagliato contro le querele temerarie che in Italia continuano a funzionare per far tacere i giornalisti. E oltre a sottolineare l’impegno nel rafforzare il Media Information Act, ha insistito sulla necessità di rivedere i trattamenti economici per i giovani giornalisti che non trovano collocazioni contrattualizzate.
Anche Stefano Bonaccini, europarlamentare di Sinistra e Democratici, presente nelle commissioni Agricoltura e Commercio Internazionale, presidente del Pd, ex presidente – amatissimo- dell’Emilia Romagna, grande comunicatore, ha espresso forte preoccupazione per il rapporto dei cittadini con i social media. per cui ha detto “dobbiamo lavorare assieme per salvaguardare la libertà di informazione, pilastro di libertà e democrazia. E non ci può essere libertà di stampa, se il giornalismo è condotto in situazioni di corruzione, povertà o paura”. Anche Bonaccini ha sottolineato l’importanza del regolamento European Media Freedom Act, approvato lo scorso anno dal parlamento europeo “un primo importante passo nella direzione dell’indipendenza del pluralismo delle informazioni in Europa. Ma dobbiamo sapere che la libertà di informazione può essere messa sotto attacco, attraverso l’utilizzo spregiudicato di piattaforme, il ricorso a fake news e disinformazione oppure a continue interferenze come dimostrato in maniera clamorosa alle recenti elezioni presidenziali in Romania Annullate per influenze, illecite e le illegali di paesi terzi. Per questo serve agire in fretta e uniti a difesa della qualità delle nostre democrazie”.
Raffaele Stancanelli, storico uomo della destra siciliana, sindaco di Catania dal 2008 al 2013, senatore due volte nel 16ª e 18ª legislatura e tornato al parlamento europeo sotto le bandiere della Lega, dopo l’esperienza di vicepresidente della commissione giuridica e da componente della commissione per la pesca, e’ d’accordo su tutte le preoccupazioni espresse dai suoi colleghi e dai rappresentanti del mondo dell’informazione. Ma ha voluto anche stigmatizzare in modo critico il modo di fare informazione settaria e discriminatoria nei confronti di chi e’ politicamente su posizioni differenti. Dichiarando di voler partecipare al sostegno delle politiche per i media lavorando all’unisono con i colleghi di altri schieramenti, ma alla pari.
Raffaella De Marte, da più di 25 anni in forza nelle istituzioni di Bruxelles impegnata nella direzione Comunicazione, conosce bene le dinamiche giornalistiche delle istituzioni e dei media in Ue anche perché coordina tutti gli uffici stampa nei rapporti con i mezzi di informazione. Non fa mistero della propria preoccupazione per gli effetti che potrebbero esserci in tema di fake news distorsive rispetto alla realtà europea con nuovi atteggiamenti dovuti alla mancanza di una rete protettiva nel web.
Tutti d’accordo nel “rafforzare gli strumenti che L’Ue ha messo in campo per regolamentare il potere delle grandi piattaforme online come Google, Meta, a Microsoft, il Digital Services Act e Digital Markets Act, e il pluralismo e sostenibilità dei media con l’ European Media Freedom Act, dovra’ essere implementato nelle sue varie espressioni, elaborando dove necessario linee guida operative”.
I due dirigenti di Bruxelles, Giuseppe Abbamonte e Raffaella De Marte, hanno dato informazioni sugli aiuti economici messi a disposizione dall’Ue, rispondendo solo in parte ai manager delle aziende secondo cui per produrre buona informazione sono necessarie molte risorse e gli editori italiani ( televisivi, digitali e di carta stampata) sono sempre più in difficoltà cannibalizzati dalle piattaforme, che ormai raccolgono più del 50% delle entrate pubblicitarie, per la crisi delle vendite dei quotidiani e periodici in edicola, e il non sufficiente riconoscimento da parte del mercato pubblicitario delle attività on line. Silvestri vede nel rafforzamento delle regole sul Copyright un modo per aiutare il sistema dell’informazione di qualità , che però ha bisogno di interventi strutturali per sopravvivere in un mondo dove impazza l’informazione pattumiera.
In sintesi i Programmi di sostegno ai media dell ‘Ue – che riconosce il ruolo fondamentale a “un giornalismo libero, pluralistico e di alta qualità ha nel rafforzare la democrazia, combattere la disinformazione e promuovere una società informata” – sono: il Media Action Plan, Creative Europe (nel periodo 2021-2027, il budget è stato aumentato a circa 2,4 miliardi di euro, con la parte più significativa destinata a cinema e intrattenimento ),e lo European Digital Media Observatory (EDMO) focalizzato al controllo delle fake news.
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