Bilanci della sanità, le due opzioni della Regione. Opposizioni all’attacco

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di Daniele Bovi

Intorno ai numeri della sanità regionale le certezze sono almeno un paio. Il 2024 delle due Usl e delle due aziende ospedaliere si chiuderà con un “rosso” e a quel punto la Regione avrà di fronte due possibilità: intervenire con risorse extra per garantire l’equilibrio – come fatto negli ultimi anni – o alzare bandiera bianca e concordare un piano di rientro.

I numeri Prima però bisogna far luce sui conti. La neo presidente Stefania Proietti ha chiesto ai direttori generali un quadro dettagliato della situazione, definita tutt’altro che «rosea» giovedì in consiglio regionale, quando sui conti della sanità ha parlato della necessità di una «terapia d’urto». Da quanto risulta nel vertice che si è tenuto in settimana i quattro dg hanno messo sul tavolo la possibilità di un “buco” di oltre 200 milioni; numero per ora non smentito da nessuno. Cifra al netto dell’assegnazione di tutte le risorse – come quelle del Fondo sanitario – che spettano alle aziende oppure no? Risorse che non vengono assegnate in un’unica soluzione anche nell’ottica di un controllo della spesa.

Le possibilità Insomma, nei prossimi giorni – anche sulla scorta dei numeri dell’ultimo trimestre 2024 – andrà tirata una riga e a quel punto si capirà se si tratterà di una situazione sanabile con le sole forze della Regione o se bisognerà ricorrere ad altre strade. In tal senso, a Palazzo Donini si sta riflettendo sulla possibilità di presentare Daniela Donetti, neo direttrice della sanità regionale, nel corso di una conferenza stampa dove a dominare, in caso, sarà come logico il tema dei numeri. Nel 2023, come ricostruito giovedì, la giunta Tesei per far quadrare i conti dell’anno prima ha messo sul tavolo 93 milioni di risorse straordinarie, e la stessa cifra è stata allocata con lo stesso obiettivo nel 2024. In assenza quindi di novità di rilievo nel 2024 si potrebbe partire da uno sbilancio di una 90ina di milioni.

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Il piano Teoricamente i 200 milioni sono pari a circa il 10 per cento delle risorse messe a disposizione per l’Umbria dal Fondo sanitario; in pratica, il doppio rispetto a quanto previsto dalla legge che fissa lo standard dimensionale del disavanzo sanitario strutturale. Legge (la Finanziaria del 2010) secondo la quale se si supera il 5 per cento una Regione è obbligata a presentare un piano di rientro. Piano che in teoria andrebbe adottato entro l’inizio di giugno e che ha un orizzonte triennale, con verifiche costanti sul raggiungimento degli obiettivi. Un documento che, in caso, sarebbe tutt’altro che indolore. La Regione infatti dovrebbe mettere in campo, a fronte della possibilità di ottenere maggiori finanziamenti (il 60 per cento delle quali vincolato al raggiungimento degli obiettivi), delle misure di riequilibrio.

I passaggi Se il piano non dovesse convincere il governo o in caso di mancata attuazione a quel punto la presidente potrebbe essere nominata commissaria ad acta, il che porterebbe a misure ancora più dure come l’aumento automatico delle aliquote Irap e delle addizionali Irpef, la decadenza di tutti i direttori, la sospensione di trasferimenti erariali non obbligatori, il blocco del turn over per due anni e così via; misure che ovviamente avrebbero conseguenze anche sui servizi offerti ai cittadini. Insomma una situazione delicatissima con tutte le opzioni sul tavolo che andranno valutate con attenzione – anche politicamente e non solo tecnicamente – nel corso delle prossime settimane.

Sanità e bilancio Tra i problemi, come fa notare chi ha seguito da vicino i conti, c’è anche quello di un allentamento del raccordo tra le strutture che si occupano di sanità e quelle dedicate al bilancio: in passato, ad esempio, si tenevano cabine di regia mensili per il monitoraggio della spesa. Attualmente sono sette le Regioni sottoposte a piani di rientro: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia, con Calabria e Molise oggetto anche di commissarimento. Provvedimenti che non hanno mai interessato l’Umbria.

L’opposizione In attesa che i numeri siano definitivi i consiglieri regionali di opposizione vanno all’attacco criticando duramente l’«operazione verità» avviata sui conti, definendola una «operazione mistificazione». In una nota congiunta, i consiglieri denunciano la diffusione di cifre frammentarie e prive di fondamento prima della conclusione delle analisi ufficiali. L’opposizione sostiene che durante la gestione Tesei i bilanci sanitari regionali, incluso quello del 2023, sono stati virtuosi e tra i migliori in Italia. Contestano la proiezione di un passivo per il 2024, parlando di un’analisi degli uffici che prospetta un disavanzo di 40 milioni che, su un fondo di 2 miliardi, sarebbe comunque gestibile. Da qui l’accusa di voler screditare il lavoro svolto in passato per coprire future promesse irrealizzabili, come l’azzeramento delle liste d’attesa entro marzo. Infine, l’opposizione rivendica i progressi fatti nella sanità umbra, tra cui maggiori assunzioni e stabilizzazioni del personale, nonostante le difficoltà ereditate e il contesto nazionale complesso.

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