TikTok, la Corte Suprema conferma la legge: «Deve essere venduto o sarà bloccato negli Usa». Trump: «Deciderò io»

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La più alta corte americana ha ascoltato le argomentazioni di ByteDance ma ha confermato la legge voluta da Biden

Confermata la legge, respinto il ricorso. La Corte Suprema degli Stati Uniti era l’ultimo appiglio giuridico a disposizione di TikTok per evitare la messa al bando nel Paese. Chiamata per esprimersi in merito alla costituzionalità della legge firmata dall’ormai ex presidente Joe Biden lo scorso aprile, ha di fatto confermato quanto già deciso. La piattaforma verrà vietata a tutti gli utenti statunitensi a meno che non venga venduta a una società americana. Per farlo, ha letteralmente i giorni contati. Secondo quanto riportato nella legge, il blocco entra in vigore il 19 gennaio. «Il Congresso ha determinato che la vendita è necessaria per affrontare le ben giustificate preoccupazioni di sicurezza nazionale riguardo alle pratiche di raccolta di dati da parte di TikTok e le relazioni con un avversario straniero», si legge nelle motivazioni della decisione. Respinto dunque il ricorso della società, che si appellava al primo emendamento della Costituzione che garantisce la libertà di espressione.

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Il ruolo di Trump: «Deciderò io»

Inutili, dunque, i ricorsi che la società ha portato prima davanti alla Corte d’Appello e poi davanti alla Corte Suprema, il più alto grado di giustizia americano. L’unica speranza, ora, è la politica. Il divieto di operare negli Stati Uniti scatta a 24 ore dall’insediamento del nuovo presidente, Donald Trump. Che ha sin dalle elezioni dimostrato un’apertura nei confronti di TikTok. Prima con un incontro con il Ceo Shou Chew a Mar-a-Lago, da cui è uscito dicendo che «il social ha un posto speciale nel mio cuore» – il Ceo parteciperà tra l’altro alla cerimonia di insediamento – poi con l’ipotesi – riportata dal Washington Post – di un ordine esecutivo per ritardare il blocco di 60-90 giorni. In questo modo potrebbe intervenire nella trattativa in qualità di presidente in carica. E così probabilmente sarà. Appena dopo l’annuncio della Corte Suprema ha dichiarato alla Cnn che sarà lui a dire l’ultima parola sulla questione TikTok: «Alla fine spetta a me, quindi vedrete cosa farò. Il Congresso mi ha affidato la decisione, quindi sarò io a prenderla». 
 Nella stessa giornata Trump ha anche raccontato di aver avuto una «positiva» telefonata con il presidente cinese Xi Jinping. I due hanno discusso, oltre che si bilanciamento del commercio e Fentanyl, anche di «TikTok e molti altri argomenti. Faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro», ha dichiarato sul suo social Truth. 




















































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Le tappe della legge

Donald Trump, tra l’altro è stato il primo nel 2020 – al suo primo mandato alla Casa Bianca – a chiedere che TikTok venisse bandito sul suolo americano. Dopo diversi annunci, nella pratica non era poi successo niente. L’intervento arriva invece dal Congresso: Camera dei Rappresentanti e Senato approvano un testo che diventa poi legge il 24 aprile 2024, con la firma di Biden. La legge va sotto il nome «Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act», che si tradurrebbe come Legge sulla protezione degli americani dalle applicazioni controllate da avversari stranieri. Alla base della decisione di vietare TikTok c’è il suo algoritmo: i dati raccolti e il suo funzionamento sono gestiti dalla sede americana dell’app oppure vengono controllati dalla casa madre cinese? Qui stanno i timori di sicurezza nazionale che hanno portato alla legge: c’è il sospetto che il colosso asiatico abbia legami con il governo di Pechino, legami che però – è bene specificarlo – non sono mai stati dimostrati. Ciò che si sa è che ByteDance, come tutte le aziende cinesi, deve rispettare le leggi del Paese. Che prevedono di cedere i dati conservati nei propri server qualora venga richiesto. TikTok aveva proposto un piano alternativo alla vendita, che si chiama «Project Texas», ovvero l’impegno di portare tutti i dati degli utenti americani negli Stati Uniti, nei server di una società americana: Oracle. Un progetto su cui ha già investito 1,5 miliardi di dollari. Un piano, quello di Project Texas, che potrebbe essere invece accolto come soluzione da Donald Trump.

I numeri di TikTok negli Usa

Nove mesi di tempo in attesa di una risposta che non solo cambierà le abitudini di circa 170 milioni di americani che ogni mese utilizzano la piattaforma, ma anche di milioni di content creator che all’improvviso si troveranno senza una fonte di guadagno (a volte persino l’unica). Secondo una stima pubblicata nel 2023 dal Keller Advisory Group, negli Stati Uniti sarebbero 27 milioni i content creator retribuiti grazie al social di ByteDance. Di questi, oltre 3 milioni sono considerati macro influencer, quindi con oltre 250 mila follower. Un palcoscenico che rende più redditizie le partnership con i brand, che guardano ai dati di engagement (quanto i follower interagiscono con un profilo) per stipulare i contrarti con i creatori di contenuti. Gli utenti americani, soprattutto quelli che usano TikTok per lavoro, stanno cercando alternative possibili. E le alternative disponibili sono due, ed entrambe cinesi: RedNote (di cui parliamo qui) e Lemon8, che tra l’altro è una piattaforma creata e gestita ancora una volta da ByteDance.

17 gennaio 2025 ( modifica il 17 gennaio 2025 | 17:15)

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