Starmer promette 100 anni di sostegno a Kiev e Zelensky vuole un esercito rafforzato

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Se c’è una cosa che questa guerra ci ha insegnato è che le promesse, per quanto grandiose, possono spesso rivelarsi pura retorica. Eppure, c’è chi continua a rilanciare. Il primo ministro britannico Keir Starmer, durante una recente visita in Ucraina, ha promesso 100 anni di aiuti a Kiev. Un secolo di armi e sostegno, spacciati per diplomazia. Ti sembra un controsenso? Anche a me.

Ma andiamo con ordine, perché il quadro è ampio e, come al solito, non mancano dichiarazioni assurde e contraddittorie.

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Zelensky: “L’Ucraina, baluardo d’Europa”

Il presidente ucraino Zelensky, in un’intervista a un quotidiano polacco, ha ribadito un concetto ormai noto: senza l’esercito ucraino, l’Europa non potrebbe difendersi dalla Russia. Un’affermazione che lascia perplessi, considerando che lui stesso ha dichiarato che il suo esercito conta 880.000 soldati, contro i 600.000 russi. Eppure, nonostante questa presunta superiorità numerica, Kiev continua a perdere territori strategici, come il centro di Pokrovsk nel mirino dei russi.

La giustificazione di Zelensky? “Le nostre truppe sono impegnate a difendere tutto il Paese, mentre i russi concentrano le loro forze in aree specifiche.” Quindi, il problema non sarebbe la mancanza di uomini, ma una gestione poco efficiente delle risorse. E qui nasce una domanda: con un esercito che si definisce “il più potente” e numericamente superiore, perché l’Ucraina è in difficoltà? Forse non tutto torna, ma andiamo avanti.

Starmer e la promessa del secolo

Nel frattempo, Keir Starmer si è recato in Ucraina per annunciare un sostegno britannico di 100 anni. Sì, hai letto bene: un secolo. Tra armi e appoggi di varia natura, il Regno Unito si impegna a garantire la pace… attraverso la guerra. Perché ormai sembra che il nuovo mantra sia questo: più armi uguale più pace.

Starmer ha dichiarato che nel prossimo pacchetto di aiuti ci saranno “aiuti letali”. Letali per chi? Una promessa che, oltre ad essere vaga, suona come un perfetto slogan elettorale, anche se al momento non c’è una campagna elettorale in corso. Mi chiedo cosa ne pensino gli inglesi di tutto questo. Forse sono troppo occupati a fare i conti con l’inflazione e la crisi energetica per preoccuparsene.

Biden, Trump e il teatrino americano

In un altro angolo del mondo, Joe Biden ha tenuto il suo discorso d’addio, lanciando l’allarme contro le oligarchie e il pericolo per la democrazia. Un tempismo impeccabile, non trovi? Dopo anni di censure sui social e scandali vari, Biden decide di posizionarsi come paladino della giustizia proprio mentre lascia il palcoscenico.

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E poi c’è Trump, con le sue solite promesse roboanti. “Metterò fine alla guerra in 24 ore.” Una dichiarazione elettorale che, ovviamente, non può essere presa alla lettera. Ma tra un’esagerazione e l’altra, Trump potrebbe almeno tentare di riaprire i canali diplomatici con Mosca. Cosa che, diciamolo, farebbe comodo a tutti, Europa inclusa.

La retorica di Zelensky e il rischio di un unico esercito europeo

Zelensky non si ferma qui. Oltre a chiedere più armi e un esercito più potente, suggerisce che l’adesione dell’Ucraina alla NATO e all’Unione Europea sarebbe la soluzione definitiva per la sicurezza del continente. Un piano geniale, non trovi? Dopotutto, cosa potrebbe mai andare storto nel dare miliardi di armi e potere a un solo esercito nel cuore dell’Europa?

Questa strategia di rafforzamento militare sembra ispirarsi sempre di più alla Russia, che per anni è stata criticata proprio per il suo approccio di “economia di guerra”. La differenza? Quando lo fa Putin è dittatura, quando lo facciamo noi è “garanzia di sicurezza”.

Una domanda scomoda

A questo punto, mi chiedo: se davvero siamo così inferiori militarmente, perché continuiamo a spingerci verso una corsa agli armamenti? Non sarebbe più logico cercare un accordo diplomatico, evitando ulteriori escalation? Se Zelensky ha ragione, e l’esercito ucraino è davvero più forte di quello russo, allora continuare su questa strada è non solo inutile, ma pericoloso. Visti i risultati che stanno ottenendo.

E se invece avesse ragione Putin, e le forze NATO fossero realmente superiori, perché non sfruttare questa posizione per mediare una pace?

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Insomma, tra promesse di 100 anni di aiuti, numeri che non tornano e discorsi d’addio pieni di tardive rivelazioni, il panorama internazionale sembra sempre più grottesco. E intanto, chi paga il prezzo più alto sono sempre i cittadini, sia ucraini che europei.

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Danilo Torresi



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