Santalucia: «Non c’è stato dibattito sulla riforma della giustizia, ma la fermeremo con il referendum»

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Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, la riforma della giustizia avanza con una certa velocità. La Camera ha detto molto velocemente il suo primo sì e la strada sembra ormai spianata.
È una cosa che mi colpisce molto. C’è stata una blindatura del testo che definirei anomala e, di fatto, non è stata consentita alcuna discussione. Spero che in futuro ci sia tempo per farla, soprattutto quando si entrerà nella fase referendaria: lì non ci tireremo indietro e saremo protagonisti della discussione.

Non teme che così si parlerà ancora di più di politicizzazione della magistratura e di invasione di campo da parte dei giudici?
Noi magistrati non facciamo politica, ma esercitiamo un diritto civile che per noi è anche un dovere. Vogliamo aumentare le nostre capacità comunicative proprio perché vogliamo essere in grado di intervenire con incisività. Parliamo di argomenti che incidono sulla vita democratica del paese e la magistratura non può certo sottrarsi.

Il suo mandato alla guida dell’Anm scadrà tra un paio di settimane. Il prossimo segretario dovrà gestire proprio questa fase.
Faccio già da adesso i migliori in bocca al lupo a chi sarà il prossimo o la prossima presidente. In ogni caso l’Anm, alla quale è iscritto circa il 96% dei magistrati italiani, ha una linea molto chiara sulla riforma della giustizia. Le discussioni interne ci sono, ovvio, ma quando si parla della cornice costituzionale le vedute sono sempre unitarie. Del resto questa riforma è il risultato di un disegno che va avanti da anni. Ho sentito parlamentari della maggioranza dedicare il provvedimento alla memoria di Berlusconi. Significa tornare a uno scontro durissimo che dovremmo solo metterci alle spalle. L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di migliorare il servizio giustizia, lasciando perdere le dinamiche e le relazioni di potere.

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Ecco, a guardare i sondaggi d’opinione i giudici non sono le figure istituzionali che godono di maggiore simpatia, diciamo così. Come intendete affrontare un referendum che verrà presentato come un quesito pro o contro la magistratura?
Non dobbiamo fare l’errore di cadere in questo tranello, anzi deve essere chiaro che parliamo di un referendum costituzionale e non di un sondaggio di gradimento sulla magistratura. Avremo il compito di spiegare che in gioco ci sono i diritti fondamentali delle persone.

Dall’altra parte il governo sta già cominciando a presentare il referendum come un voto su se stesso, però.
Capisco bene qual è il gioco. Ma anche qui dobbiamo dire che la verità è un’altra: c’è un continuo tentativo di scaricare sulla magistratura le inefficienze dell’amministrazione della giustizia, che dipendono dal ministero. Quando la settimana prossima le Corti d’appello apriranno il loro anno giudiziario, i presidenti spiegheranno con molta chiarezza quali sono i problemi e da dove arrivano. Penso ad esempio al processo telematico… Basta leggere i documenti ufficiali per capire di chi siano le responsabilità.

Ora, con il ddl sicurezza, tra le altre cose, il carico di lavoro sui magistrati è destinato ad aumentare in virtù di un certo numero di nuovi reati che verranno creati.
Certo, se parliamo di uffici ingolfati le cose non sono destinate a migliorare. Con questo decreto c’è un’incontrollabile moltiplicazione di reati, fattispecie, pene, aggravanti… Ci si illude che così facendo aumenti la sicurezza, ma qualunque tecnico del diritto sa che la strada non è quella giusta.

Dicevamo che il suo mandato è ormai in scadenza. Guardando indietro, c’è qualcosa che non rifarebbe?
I miei difetti sarebbe meglio che li indicassero gli altri, io rischierei di essere troppo indulgente. Posso dire che durante il mio mandato l’Anm ha mantenuto sempre un’impostazione istituzionale, leale e rispettosa di tutti. Non abbiamo mai voluto scontrarci con nessuno, semplicemente sosteniamo delle posizioni nella speranza che siano utili al dibattito democratico.

Sciopero dei magistrati. Sì o no?
Siamo in un momento in cui gli scioperi vengono demonizzati. Noi pensiamo allo sciopero come strumento per comunicare meglio le nostre ragioni ai cittadini, non per fare un dispetto a chicchessia.



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