L’Italia ha deciso di puntare sui mini reattori nucleari

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Il nuovo nucleare, quello dei piccoli reattori, può rappresentare una soluzione chiave, in un’ottica complementare alle rinnovabili, per il raggiungimento della neutralità climatica nei prossimi anni? A fronte di un aumento dei consumi di elettricità in Italia (+2,2%) nel 2024 le fonti rinnovabili hanno registrato il dato più alto di sempre di copertura della domanda, pari al 41,2% (rispetto al 37,1% del 2023), secondo i dati di Terna, gestore della rete elettrica di trasmissione nazionale. La crescita a due cifre ha riguardato la produzione idroelettrica (+30,4%) e fotovoltaica (+19,3%), in flessione la fonte eolica (-5,6%). In calo rispetto al 2023 anche la fonte termica (-6,2%): con una forte riduzione della produzione a carbone (-71%), ormai sostanzialmente azzerata a eccezione della Sardegna.

Nel contempo, l’ultimo report dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) dimostra già che l’energia elettrica generata dal nucleare raggiungerà un livello record nel 2025, fino a toccare poco meno del 10% della produzione globale. E l’Italia, nell’ultimo anno, ha mostrato di voler invertire la propria strategia energetica, puntando a diventare un hub di energia nucleare: l’ultimo segnale, arrivato ieri, riguarda la tempistica del disegno di legge quadro sull’energia nucleare che potrebbe essere varato entro fine gennaio. Sono in corso le ultime verifiche sul testo, riferiscono alcune fonti dell’esecutivo, che poi approderà in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri. È prevista la costituzione di un’agenzia di controllo sul nucleare e per le norme di attuazione della legge delega si stima siano necessari almeno due anni.

Il nucleare richiede grandi investimenti, per i quali sono necessari sforzi importanti da parte del governo, ma anche dell’industria privata. Nei mesi scorsi, si era già parlato della prima newco a trazione pubblica, con Enel che potrebbe avere la quota di maggioranza del 51%, seguita da Ansaldo Nucleare e Leonardo. Allo studio i piccoli reattori modulari (SMR, small modular reactor). Era seguita l’alleanza tra privati per produrre energia nucleare “pulita” attraverso i cosiddetti reattori modulari avanzati (AMR, advanced modular reactor), grazie all’intesa trovata da Maire e newcleo Holding SA per sviluppare centrali elettriche di nuova generazione su scala commerciale basate su questo tipo di reattore modulare avanzato da 200 Mwe progettato da Newcleo.

Ieri è arrivato anche l’accordo siglato da Edison con Edf e Enea, che è solo l’ultimo, in ordine cronologico: al centro lo studio e l’impiego delle nuove tecnologie nucleari di piccola taglia, gli Small Modular Reactor (SMR), a supporto del sistema industriale italiano. La collaborazione si focalizzerà sull’analisi dei sistemi termoidraulici e di sicurezza passiva, delle nuove tecnologie, del funzionamento integrale del sistema e dell’opportunità di fornire energia elettrica e calore in modalità cogenerativa per esigenze industriali. Sono previste anche attività di formazione e scambio di know-how tra ricercatori e dottorandi. Edison ha definito l’accordo «un passo significativo verso l’adozione di tecnologie nucleari avanzate in Italia, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza energetica, promuovere la decarbonizzazione e incrementare la competitività del settore industriale nazionale».

Va detto che per il momento, il rinnovato slancio dietro l’energia nucleare dipende fortemente dalle tecnologie cinesi e russe, secondo quanto rilevato dall’ultimo rapporto della Iea, “Una nuova era per l’energia nucleare si profila mentre aumentano progetti, politiche e investimenti”. La maggior parte del parco nucleare esistente oggi si trova nelle economie avanzate, ma molti di questi impianti sono stati costruiti decenni fa. Nel frattempo, la mappa globale del nucleare sta cambiando, con la maggior parte dei progetti in costruzione che si trovano in Cina, che è destinata a superare sia gli Stati Uniti sia l’Europa in termini di capacità nucleare installata entro il 2030.

Anche la Russia è un attore importante nel panorama della tecnologia nucleare. Dei 52 reattori in costruzione in tutto il mondo dal 2017, 25 sono di progettazione cinese e altri 23 sono di progettazione russa. Questi numeri sollevano una questione sensibile. «Oggi, oltre il 99% della capacità di arricchimento dell’uranio avviene in quattro Paesi fornitori, con la Russia che rappresenta il 40% della capacità globale, la quota maggiore – ha spiegato il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol – I mercati altamente concentrati per le tecnologie nucleari, così come per la produzione e l’arricchimento dell’uranio, rappresentano un fattore di rischio per il futuro e sottolineano la necessità di una maggiore diversità nelle catene di approvvigionamento».

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