Il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump Waltz, dopo l’annuncio del cessate il fuoco a Gaza: “Voglio che tutti gli israeliani mi ascoltino. Se Hamas viola questo accordo, sosterremo Israele al 100% per tornare in guerra; alla fine, Hamas non sarà più a Gaza”.
Il Portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha riferito che il cessate il fuoco a Gaza inizierà domenica alle 12:15. Notizia confermata dal Primo Ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani che ha confermato: “L’accordo prevede la liberazione di 33 ostaggi israeliani e di prigionieri palestinesi”.
Nella sera del 15 gennaio l’esercito israeliano ha annunciato ufficialmente l’inizio dei preparativi per l’accoglienza degli ostaggi liberati dalla Striscia di Gaza, operazione denominata “Ali della Libertà”. Ma purtroppo a minare il raggiungimento degli accordi è l’opposizione interna a Benjamin Netanyahu, a partire dai suoi ministri Smotrich e Ben – Gvir. Il ministro delle Finanze israeliano: “L’accordo è negativo e pericoloso per la sicurezza di “Israele e chiediamo il rinnovo della guerra per rimanere parte del governo”.
Nella mattinata del 16 gennaio, il messaggio dall’Ufficio del primo Ministro israeliano: “Hamas sta rinnegando gli accordi chiari raggiunti con i mediatori e con Israele in un tentativo di ricatto dell’ultimo minuto. Israele non fisserà una data per l’incontro tra gabinetto e governo finché i mediatori non avranno annunciato che Hamas ha approvato tutti i dettagli dell’accordo”. L’ufficio di Netanyahu ha annunciato la sospensione delle convocazioni per la riunione del gabinetto per approvare l’accordo di cessate il fuoco, sostenendo che Hamas ha rinnegato quanto concordato con i mediatori.
Ma a smentire il primo Ministro la stessa stampa di Israele: “Le tensioni stanno aumentando nel gabinetto di Netanyahu per l’accordo di cessate il fuoco”. Channel 12 ha riferito che il disaccordo di Netanyahu con Smotrich sull’accordo di scambio dei prigionieri non è stato risolto fino a ieri sera, e i membri del Religious Zionist Party si incontreranno per discutere la possibilità di dimettersi e lasciare il governo.
Il quotidiano Ma’ariv ha anche citato Gabi Ashkenazi, ex m ministro degli Affari esteri e ex miiare, secondo cui: “L’opposizione del ministro della Sicurezza interna israeliano Ben-Gvir e di Smotrich all’accordo di scambio dei prigionieri può portare a una pericolosa catastrofe. Questi ministri dovrebbero ricordare che hanno fallito e non sono meno responsabili dell’esercito e dello Shin Bet per il fallimento del 7 ottobre. Sono impegnati a restituire tutti i prigionieri alle loro famiglie”. D’altra parte, Ben-Gvir ha anche detto che sta cercando supporto per annullare l’accordo di cessate il fuoco, e alcuni nel partito Otzma Yehudit (Potere ebraico) stanno cercando di convincere i membri del Religious Zionist Party a dimettersi dal governo per impedire l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco. In un clima del genere, il quotidiano Ma’ariv ha riferito che Netanyahu non può più ritirarsi dall’accordo di cessate il fuoco e sta cercando di sopravvivere a questa battaglia politica interna.
Il capo del Mossad e la squadra negoziale israeliana sono ancora a Doha per finalizzare i dettagli dell’accordo di cessate il fuoco. Ma fino alle 17:00 ore italiane nessuna riunione di gabinetto o di governo era stata convocata. Secondo Channel 12: “L’accordo non garantisce il raggiungimento dei due obiettivi che Israele si è prefissato, come l’eliminazione di Hamas e la liberazione dei prigionieri”.
Hamas ha confermato nella tarda serata del 15 gennaio il cessate il fuoco a Gaza, definendolo una “svolta nel conflitto” con Israele.
Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran ha messo in guardia contro una possibile rottura da parte di Israele dell’accordo con Hamas su un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e ha dichiarato la necessità di “essere preparati per una nuova guerra.”
In Libano si prosegue la via della politica: il 16 gennaio, Ibrahim al-Moussawi, membro del blocco della Lealtà alla Resistenza, ha riferito che venerdì si sarebbe tenuto un incontro tra i presidenti Berri e Salam per discutere il processo di formazione del governo. Salam potrebbe incontrare uno dei leader di Hezbollah e, in base a questo, verrà determinato l’orizzonte della fase successiva. Se il duo nazionale sciita, Hezbollah e Amal, parteciperà o meno al governo sarà determinato da questi incontri.
Ed ora uno sguardo alle situazioni militari.
Akram al-Kaabi, Segretario generale di Hezbollah al-Nujaba in Iraq: “Annunciamo che sospenderemo le nostre operazioni militari contro l’entità… ma sappiate che le nostre dita restano sul grilletto e che i nostri missili e droni sono completamente preparati.”
In Siria, le forze israeliane sono state viste fianco a fianco con i soldati della nuova amministrazione siriana, mentre coordinavano l’attività dell’esercito israeliano nella zona. Il leader della nuova amministrazione, Ahmed Al-Sharaa (Mohammed Al-jawlani): “La Siria è impegnata e pronta a ricevere le forze delle Nazioni Unite nella zona cuscinetto”.
Il generale statunitense Jasper Jeffers, presidente del “meccanismo” di attuazione della cessazione delle ostilità, insieme al generale di brigata francese Guillaume Ponchin, ha accompagnato gli ufficiali delle Forze armate libanesi (LAF) a visitare i posti di blocco LAF nel Libano sud-occidentale. La quinta brigata delle LAF ha assunto il pieno controllo di questa zona la scorsa settimana subito dopo il ritiro delle forze israeliane. “Jeffers e Ponchin hanno visitato sette posti di blocco delle LAF dove il gruppo ha osservato soldati libanesi monitorare le strade per garantire la sicurezza e impedire il movimento di gruppi armati non autorizzati”. Hanno anche assistito a una squadra di ingegneri delle LAF che ha fatto esplodere alcuni dei 31 razzi da 107 mm scoperti a Chama.
Gli israeliani al momento non lasciano il Libano meridionale e continuano l’opera di distruzione in atto: una pattuglia israeliana è avanzata per la prima volta nelle vicinanze dello stagno al centro di Bint Jbeil ed è entrata nel complesso di Ahl al-Bayt. Le IDF non hanno mai raggiunto la città durante la guerra. Secondo fonti locali, si prevede che i militari israeliani si ritireranno completamente entro 10 giorni, dopo aver distrutto tutto il possibile. Per il terzo giorno di fila, gli israeliani continuano a distruggere la foresta di Yaroun, sradicando alberi e vegetazione. Per quanto riguarda la città stessa, ne hanno demolito l’intero centro. I militari israeliani il 16 gennaio avanzano verso un nuovo settore a Yaroun, che fu leggermente danneggiato durante la guerra. Facendo irruzione nelle case e ne hanno bruciarono alcune. Metodologia simile a quella applicata ad Aitaroun.
Massicce demolizioni israeliane ad Aita al-Shaab. I militari israeliani stanno cancellando una grande città dalle cartine del Libano. Nessun commento da parte dell’esercito libanese e del comitato per il cessate il fuoco.
Un IED di fabbricazione Hezbollah è esploso in una base israeliana, in una classe per ingegneri dell’IDF. Circa 7 soldati sono rimasti feriti. L’incidente è sotto indagine. Questo è il secondo incidente del genere che viene segnalato.
Gli eventi di frontiera il 16 gennaio hanno visto un aumento delle demolizioni, come se l’esercito israeliano si stesse affrettando a radere al suolo le città di confine prima che lascino l’area. Aita al-Shaab e Maroun sono state rase al suolo.
Le forze israeliane, inclusi carri armati e veicoli corazzati, sono penetrati nella periferia settentrionale della città di Maroun al-Ras e hanno fatto irruzione in un certo numero di edifici verso la periferia della città di Bint Jbeil, con il fuoco delle mitragliatrici prima di ritirarsi verso il loro raduno vicino al confine, in mezzo a un intenso volo di droni israeliani. Stessa scena a Taibeh e hanno sparato verso Deir Sarian
L’esercito libanese non è entrato in nessuna nuova località all’interno delle città di confine, in attesa del ritiro delle forze israeliane.
Nella sera del 15 gennaio, auto con a bordo membri delle Brigate Al-Qassam hanno percorso le strade di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza, condividendo la gioia dei residenti prima dell’annuncio ufficiale dell’accordo di cessate il fuoco. Ma già dopo la mezzanotte del 15, gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato le tende dei palestinesi sfollati nei pressi della moschea di Bilal nell’area di Al-Bassa, a ovest di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. Diversi civili sono stati uccisi nell’attacco.
Nel pomeriggio del 16 gennaio si contavano 71 morti e oltre 200 feriti dal momento in cui è stato annunciato l’accordo di cessate il fuoco. Secondo il Ministero della Salute di Gaza: Israele ha commesso 8 massacri contro famiglie nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore, inclusi 81 morti e 188 feriti ora negli ospedali. Bombardati: edifici residenziali nel nord della Striscia di Gaza; quartiere Al-Zaytoun, a sud-est di Gaza City; Abasan Al-Kabira, a est di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza; bombardamenti a est della città di Khuza’a, a est di Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza; bombardamenti di artiglieria e spari da droni israeliani su varie aree di Jabalia al-Nazla, a nord della Striscia di Gaza.
Il portavoce militare delle Brigate Al-Qassam, Abu Ubaida riferisce che: “Dopo aver annunciato che l’accordo era stato raggiunto, l’esercito nemico ha preso di mira il luogo dove si trovava un prigioniero della prima fase dell’accordo previsto. Ogni aggressione e bombardamento in questa fase da parte del nemico potrebbe trasformare la libertà di un prigioniero in una tragedia”.
Le Brigate Al-Quds riferiscono di quattro morti del battaglione Jenin morti durante un attacco da parte di aerei da ricognizione isreliani sull’asse Al-Damj.
La versione delle IDF su attacchi a Gaza la si legge in un comunicato congiunto di IDF e ISA: “Durante la notte, sotto la direzione dell’intelligence di IDF e ISA, l’IAF ha colpito ed eliminato Muhammad Hasham Zahedi Abu Al-Rus, un terrorista Nukhba che si è infiltrato in Israele il 7 ottobre 2023 e ha partecipato al massacro al Nova Music Festival. In altre attività congiunte di IDF e ISA nell’ultimo giorno, l’IAF ha condotto attacchi su circa 50 obiettivi terroristici nella Striscia di Gaza, tra cui uomini di Hamas e del Jihad islamico, complessi militari, depositi di armi, postazioni di lancio, siti di produzione di armi e posti di osservazione”.
Antonio Albanese e Graziella Giangiulio
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