Ex Ilva, per le bonifiche altri 20 milioni. Il conto sale a oltre un miliardo

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Ilva in amministrazione straordinaria ha ancora tra i 300 e i 400 milioni da spendere per la bonifica delle cosiddette aree escluse, quelle che nel 2018 non sono state cedute ad ArcelorMittal. E ha impiegato lo scorso anno 174 dipendenti nella stessa bonifica pagando tra i 20 e i 21 milioni di euro. Sono alcuni dei numeri che ieri Ilva in amministrazione straordinaria, la cui delegazione era guidata dal direttore generale Francesco Zambon, ha fornito in un incontro con i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb. 

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Ilva in as è la società proprietaria degli impianti dati in fitto ad Acciaierie d’Italia, è gestita anch’essa da tre commissari del Mimit – Alessandro Danovi, Daniela Savi e Francesco Di Ciommo – e per l’attività di bonifica si serve del patrimonio destinato. In quest’ultimo sono confluiti i valori provenienti dal prestito obbligazionario sottoscritto nel 2017 dal Fondo unico giustizia con la finalità di realizzare gli interventi ambientali. Il tutto parte dal miliardo di euro fatto rientrare anni addietro in Italia dai Riva, precedenti proprietari e gestori dell’Ilva. Al quadro specifico di Ilva in as, si aggiunge poi quello complessivo che, relativamente alle aree produttive dell’azienda, a fine giugno ha consuntivato una spesa di un miliardo e 204 milioni tra piano ambientale e piano rifiuti (ma qui c’entrano sia Ilva in as che AdI prima del commissariamento e il conto parte da prima del 2018).

I numeri

I 20-21 milioni di euro di Ilva in As sono stati utilizzati per lo smaltimento dei fanghi di produzione (circa 20mila tonnellate), per il monitoraggio della falda acquifera nei 130 ettari che costituiscono le aree escluse, per messa in sicurezza della discarica ex Cementir attraverso l’impianto di percolato – raccolta dell’acqua piovana che, passando attraverso la discarica e i rifiuti, può contaminare la falda – per la manutenzione e l’irrigazione del verde presente nelle aree escluse, comprese quelle esterne allo stabilimento, nonché nella manutenzione e nella rimozione dei rifiuti dalla cava Lamastuola. Inoltre, è stato aumentato il personale addetto a quella che in precedenza era l’unità tecnico-operativa di Taranto. È stata rilanciata, potenziata e affidata alla direzione dall’ingegner Agostini. Non è stato solo cambiato il nome a quest’unità, ma, secondo Ilva in As, è stata anche riqualificata attraverso l’assunzione di professionalità specifiche. Ilva in as aveva a giugno 1.708 dipendenti di cui 1.474 a Taranto. Ed è dalla platea dei cassintegrati che sono stati chiamati i 174 che, a rotazione trimestrale, hanno lavorato nelle bonifiche. Le aree escluse gestite da Ilva in As sono 18 e divise tra quelle sequestrate con interventi in corso (tra queste la gravina Leucaspide), quelle con interventi in corso che è il segmento più folto (comprende, tra le altre, le discariche ex cava Cementir, ex cava Due Mari, Lamastuola e Nuove Vasche, l’area di stoccaggio dei fanghi di altoforno e acciaieria e le collinette ecologiche del rione Tamburi) e infine le aree cedibili e prive di pendenze.
I sindacati Fim, Fiom e Uilm dichiarano che «le attività di bonifica dei 130 ettari delle aree di pertinenza di Ilva proseguono con qualche piccolo rallentamento dovuto agli avvicendamenti manageriali ed organizzativi degli ultimi mesi. Nel 2024 sono stati richiamati 174 lavoratori dalla cassa integrazione straordinaria rispettando la previsione comunicata durante il precedente incontro di giugno 2024. Per l’anno 2025 – si dichiara – la previsione di rientro è in continuità con l’anno precedente, ma l’azienda si è impegnata a discutere con le organizzazioni sindacali, non appena sarà completato un dettagliato piano di fabbisogno di professionalità necessarie per le bonifiche del 2025 e comunque orientativamente entro la fine di gennaio, della possibilità di incrementare il numero dei richiami a lavoro». Questo, sottolineano i sindacati, «incrociando le necessità con il mansionario relativo» e «valutando anche necessità formative e di riqualificazione specifiche che possano facilitare il numero di richiami in cantiere ed eventuali rotazioni a parità di professionalità e mansione specifica». Fim, Fiom e Uilm «apprezzano la disponibilità della direzione di Ilva in «As a valutare di allargare il numero di persone coinvolte nelle attività di cantiere» in quanto «ormai logorate da anni di cassa integrazione». I sindacati hanno infine chiesto che l’amministrazione straordinaria di Ilva presti maggiore attenzione alla comunità locale sia per il risanamento che per l’accompagnamento, e l’azienda ha manifestato disponibilità ad incontrare anche altre realtà locali.
Da parte di Usb si evidenzia che anche Ilva in As, al pari di AdI in as, si sta occupando della vendita del gruppo, che ci sarà a breve un punto di situazione sulle offerte presentate e che l’impegno congiunto è quello di «salvaguardare tutto il bacino occupazionale. Mentre sul piano ambientale si sta andando avanti, ci sono nuovi progetti, ma si attendono le autorizzazioni. E ottenerle non é semplice. Come Usb abbiamo poi rilanciato gli incentivi all’esodo agevolato e detto che il bacino Ilva in as-Adi in as va considerato unico. Inoltre, l’incentivo non deve servire a cacciare i lavoratori ma a dare loro una nuova opportunità. Serve una somma più robusta rispetto ai 100mila euro lordi dati anni fa, sapendo che ulteriori incentivi si pagherebbero dal minor finanziamento della cassa».





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