Economia e Pace: un’alleanza possibile – Banca d’Italia

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Banca d'Italia  16 gennaio 2025

Economia e Pace: un’alleanza possibile” – Intervento di Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia

Il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta è intervenuto oggi,16 gennaio 2025,  su “Pace e prosperità in un mondo frammentato” durante l’incontro “Economia e Pace: un’alleanza possibile“, organizzato a Bologna dal Centro San Domenico, in collaborazione con la Fondazione Centesimus Annus Pro Pontefice e l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti.

Il mondo si trova oggi di fronte a un aumento delle tensioni geopolitiche e dei conflitti che non può non allarmarci. Il numero delle guerre, diminuito dopo la caduta del Muro di Berlino, è tornato a crescere negli ultimi quindici anni, raggiungendo nel 2023 il valore massimo dal secondo conflitto mondiale.

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In molte regioni del mondo la guerra – spesso fratricida – è una realtà quotidiana. Le cronache ci mostrano ogni giorno immagini drammatiche, che risvegliano angosce legate alle tragiche esperienze delle due guerre mondiali. Nell’Europa occidentale, dopo lungo tempo siamo tornati a porci la questione di un cospicuo aumento della spesa per la difesa.

Ma non sono solo i conflitti a destare preoccupazione. La negazione dei bisogni primari che ancora affligge vasti strati della popolazione mondiale è anch’essa una forma di violenza.

Dopo anni di rafforzamento della cooperazione internazionale e dell’integrazione economica, la storia sembra ora fare un passo indietro.

È un mondo assai diverso dai tempi in cui ho iniziato il mio lavoro di banchiere centrale. Per molti aspetti è un mondo più incerto e meno fiducioso nel futuro, per quanto anche allora non mancassero stridenti contraddizioni e drammatiche tensioni. …

Senza pace, l’umanità non può prosperare; né può farlo l’economia. …

Crescita e integrazione economica come strumenti di pace

La crescita economica, la prosperità e la pace sono invece strettamente connesse.

Per comprendere questo legame, occorre ricordare che nelle economie moderne lo sviluppo si fonda sull’integrazione e sul commercio internazionale. La libera circolazione di merci, capitali, persone e idee facilita il trasferimento di conoscenze e tecnologie, contribuendo a unire i popoli.

L’idea che l’apertura commerciale e una profonda integrazione produttiva possano garantire una pace duratura ha ispirato l’assetto economico globale che si è formato dopo la Seconda guerra mondiale. …

Gli scontenti della globalizzazione e i cambiamenti geopolitici

La globalizzazione ha indubbiamente prodotto benefici, ma anche effetti indesiderati, che non sempre sono stati ben compresi o affrontati in modo adeguato dai governi e dalle istituzioni internazionali.

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Se da un lato l’apertura al commercio estero ha migliorato le condizioni di vita nelle economie emergenti e ridotto le disuguaglianze di reddito tra i paesi, dall’altro lato ha spesso contribuito ad ampliare le disuguaglianze all’interno degli Stati.

In mancanza di riforme in settori come l’istruzione, la sanità e la protezione sociale, nelle economie avanzate la globalizzazione e la delocalizzazione produttiva hanno concorso a frenare la dinamica dei redditi dei lavoratori impiegati nelle mansioni meno qualificate e peggio retribuite, ma anche di molti appartenenti alla classe media.

Molti paesi a basso reddito − soprattutto nell’Africa subsahariana − sono rimasti intrappolati in condizioni di povertà estrema e di alto debito, nonostante i progressi economici garantiti dalla partecipazione all’economia globale e gli aiuti ricevuti dalle banche multilaterali di sviluppo e dai paesi avanzati.

A livello globale, oltre 700 milioni di persone soffrono tuttora per la carenza di cibo e acqua, mentre un numero ancora maggiore non ha accesso a un’adeguata assistenza medica. …

Quali politiche economiche per la pace?

La priorità deve essere preservare un’economia mondiale aperta agli scambi internazionali. Recidere i legami economici e commerciali comporterebbe una significativa perdita di benessere per la popolazione mondiale, indebolendo ulteriormente l’assetto multilaterale che ha sorretto lo sviluppo globale dal secondo dopoguerra, con effetti che finirebbero per travalicare i confini dell’economia e della finanza. Non mi soffermerò su questi aspetti, che ho trattato altrove24.

Tuttavia, è necessario correggere gli squilibri emersi nel tempo, al fine di evitare che le privazioni e le frustrazioni alimentino tensioni e conflitti. …

Conclusioni

La globalizzazione ha indubbiamente determinato una maggiore integrazione tra paesi e creato opportunità di progresso economico e sociale in molte regioni del mondo.

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Tuttavia, essa ha mostrato limiti evidenti. Le attuali tensioni commerciali e geopolitiche sono segnali di un sistema che non è riuscito a rispondere appieno alle aspettative e ai bisogni della popolazione mondiale. Ogni giorno, migliaia di persone continuano a essere stroncate dalle privazioni e dalla violenza, spesso in conflitti fratricidi che sembrano senza fine.

L’economia sembra essersi globalizzata senza una “coscienza globale”.

È necessario rilanciare l’integrazione economica e la cooperazione internazionale, correggendone i difetti con politiche che promuovano uno sviluppo sostenibile e inclusivo, capace di coniugare la crescita con il superamento della povertà, con la giustizia sociale, con la difesa dell’ambiente.

La pace e la prosperità sono legate da un vincolo profondo.

La pace non è solo l’assenza di conflitti, ma la creazione di condizioni che consentano a ogni individuo di vivere una vita dignitosa, libera dalla paura e dalla povertà. Allo stesso tempo, una prosperità che non genera benessere diffuso è una prosperità effimera, che rischia di generare conflitti e instabilità.

Come disse Papa Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio «… lo sviluppo è il nuovo nome della pace»30. Oggi queste parole ci ricordano l’urgenza di lavorare per un futuro di prosperità più giusto e pacifico.

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(Economia e Pace Foto da Unplash)



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