È morto Silvio Barbieri, papà di Casa Alber e anima della storica Casa del giovane

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Lutto a Olginate e nel mondo cattolico. È morto Silvio Barbieri, “papà” di Casa Alber e anima della storica Casa del giovane. Nato a Parma il 23 novembre del 1925, all’età di cinque anni si trasferì con la famiglia a Milano al seguito del papà Attilio, tenore di buon livello. Nei primi anni ’50 del dopoguerra Silvio, catechista e cooperatore di oratorio, diventò molto attivo nella Gioventù Italiana di Azione Cattolica e rinnovò l’animazione e la formazione negli oratori milanesi con metodologie aperte ai quartieri, all’educazione di strada, alla vita degli adolescenti. 

La vice direzione della Casa del giovane con le Acli di Milano

Dal 1954 al 1956 assunse la vice direzione della Casa del Giovane lavoratore della fondazione “Belloni” delle Acli provinciali di Milano e successivamente la direzione della Casa dei ragazzi di Olgiate Molgora dove incontrò Albertina Negri che sposò nel 1957. Molti dei ragazzi ospitati erano figli illegittimi che avevano subito diversi trasferimenti di istituto. Nel 1961, Silvio e Albertina aprono ad Olginate la Casa Alber, una casa famiglia che ospitava ragazzi in stato di abbandono o con problematiche famigliari che necessitavano di un supporto in attesa di soluzioni.

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Un modello dall’importante valore sociale

Il modello della casa famiglia di Silvio e Albertina (scomparsa nel 2022) fu innovativo per l’epoca: una casa aperta alle relazioni, alla partecipazione dei ragazzi alle attività scolastiche, sociali e sportive del territorio, una casa in costante rapporto anche con i servizi sociali e il tribunale dei minorenni.

Dal 1961 al 1986 Silvio e Albertina si sono occupati di 121 bambini e ragazzi. Tutto è cominciato con 12 bambini piccoli tra i 2 e 12 anni a cui successivamente ne sono seguiti molti altri. Alcuni sono rimasti in “casa” poche settimane o mesi, altri anni. Molti dei ragazzi sono stati accompagnati con attenzione nei loro percorsi di studi, in quelli professionali sino a raggiungere un inserimento famigliare o una autonomia lavorativa.

I tanti appelli per l’adozione di bambini che nessuno voleva

Dal 1973 sino agli inizi degli anni ’90 Silvio Barbieri pubblicò più di duecento appelli soprattutto sul settimanale “Il Resegone” e sul quotidiano “Avvenire” in favore dell’adozione di bambini che nessuno voleva: soprattutto bambini disabili, bambini colpiti da malattie incurabili e bambini con gravi problemi comportamentali. Le risposte positive di diverse famiglie hanno dato la possibilità ad una parte di questi bambini di avere una vita più serena.

Negli anni ’80 del secolo scorso collaborò con il Decanato di Lecco, in particolare, per le iniziative legate al convegno “Farsi Prossimo” voluto dall’allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini. Collaborò anche con la Caritas di Olginate per l’organizzazione del Centro d’Ascolto.  Infine, dal 1989 al 1991, Silvio svolse l’incarico di giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Milano con il compito di reperire coppie di coniugi adottive o affidatarie idonee all’accoglienza in famiglia di casi particolarmente difficili. 



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