Gran parte delle truffe, almeno quelle commesse fino al 2017, andranno presto in prescrizione, forse già entro il prossimo maggio. Ma Roberto Battagello, l’ex vicedirettore dell’agenzia di Riese Pio X di Veneto Banca, trasferito dopo la cessione delle attività della ex popolare alla filiale di Mestre di Intesa San Paolo, che avrebbe architettato un meccanismo grazie al quale avrebbe sottratto ad amici e conoscenti tra i 4 e i 7 milioni di euro, non può dormire sonni tranquilli. Il processo nel quale deve difendersi dall’accusa di truffa aggravata dalla contraffazione dei documenti e dall’essersi approfittato della buona fede dei clienti “gabbati” – giunto oggi 16 gennaio alla prima vera udienza dibattimentale che ha visto deporre molte delle persone “gabbate” – potrebbe finire entro il prossimo aprile. Battagello, per i fatti più recenti, rischia una condanna almeno di tre anni che, considerate le aggravanti, può arrivare a sei. A quasi 70 anni l’uomo potrebbe scontare parte della pena ai domiciliari. E solo dai 4 anni in giù gli sarebbe possibile fare richiesta di affidamento ai servizi sociali.
Battagello è reo confesso: agli inquirenti e agli stessi investitori che ha truffato ha candidamente ammesso che gli investimenti – sotto forma di obbligazioni dai rendimenti però altissimi, pari al 5 o 6% – erano tutta una invenzione. A far scoppiare il caso erano state le denunce presentate da commercianti e piccoli imprenditori (ma anche pensionati) della zona di Riese Pio X dove Battagello era stato vicedirettore della storica filiale di Veneto Banca. Tutta gente che ha visto andare in fumo i risparmi affidati a quell’uomo di cui in paese si fidavano tutti.
Pare che la truffa fosse iniziata addirittura all’inizio degli anni ’90, quando l’oramai 70enne aveva assunto un ruolo di primo piano nella banca. Battagello avrebbe offerto soluzioni di investimento che apparivano ottimali: lasciare il denaro dentro a conti titoli per due anni e ricevere come remunerazione rendimenti fuori mercato che, diceva lui, erano riservati soltanto ai dipendenti. Ma era tutto un trucco. I soldi “cash” che commercianti e pensionati gli avevano consegnato non avrebbero infatti mai preso la strada degli investimenti. Non tracciabili, perché “liquidi”, sarebbero invece finiti in conti titoli intestati all’uomo mentre falsi sarebbero stati i documenti contabili di rendiconto. La carta intestata era sì quella di Veneto Banca ma gli estratti conto erano inventati. Quando qualcuno gli chiedeva Battagello avrebbe utilizzato i fondi che gli erano stati affidati da nuova clientela per saldare il conto con la vecchia. Una carosello di denaro che sarebbe arrivato nel 2019 ad un punto morto: dopo aver ripagato parzialmente alcuni clienti il “diretor”, come lo chiamavano a Riese, alza le mani e vuota il sacco. “Era tutta una invenzione” avrebbe candidamente ammesso. Scattano le denunce presentate però solo da un parte dei truffati. La maggioranza, un po’ per vergogna e un po’ perché avrebbe dovuto giustificare la provenienza di tutti quei liquidi – che si suppone fossero il risultato di attività in “nero” – incassa le perdite senza fare alcuna azione.
Di tutti quei milioni di euro, stando alle indagini, si è persa ogni traccia. Battagello (difeso dall’avvocato Luca Dorella) potrebbe esserseli giocati come, ed è questa l’ipotesi più probabile, averli messi da qualche parte, forse all’estero. C’erano anche voci su un loro possibile utilizzo per acquistare due centri estetici che sarebbero intestati alle figlie ma secondo le verifiche compiuto dai carabinieri gli acquisti degli immobili e delle attrezzature risulterebbero tutti regolari, eseguiti con dei mutui pagati dalle due donne. Di una cosa Roberto Battagello può essere sicuro: nessuno arriverà mai a chiedergli il ristoro della truffa. Risulta infatti un nulla tenente se si eccettua per la pensione da bancario, decisamente insufficiente per soddisfare l’appetito dei truffati. Dal 2019 è anche divorziato dalla moglie, a cui è intestata la casa. Le malelingue del Riese avevano messo in giro la storia che la separazione fosse legata alle indagini in corso. Invece pare che lei lo abbia cacciato di casa dopo aver scoperto che si era preso anche i soldi da un conto cointestato proprio con l’ex coniuge. L’ultima speranza per le decine di persone che hanno perso soldi nei finti investimenti rimane Intesa, chiamata come responsabili civile ma solo per le attività criminose che Battagello avrebbe messo in atto quando era dipendete della banca torinese a Mestre.
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