Zes unica, concesse autorizzazioni per 450 progetti con 7 miliardi di investimento per il Sud. «Ma non attrae investitori esteri»

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di
Vito Fatiguso

L’assessore regionale Delli Noci critica la misura. Fontana: «Non siamo in Arabia Saudita»

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La Puglia vede la Zes unica come un’opportunità che può spingere l’economia sulla strada della crescita. Ma tale strumento non convince tutti. E nel corso del convegno «Il piano strategico e la Zes Portuale», di scena nella sede di Confindustria Bari-Bat, la critica è stata sollevata da Alessandro Delli Noci, assessore regionale allo Sviluppo Economico. «La Zes unica è un’iniezione di liquidità importante per gli investimenti. Forse però abbiamo perso la strategicità del progetto iniziale – ha attaccato Delli Noci a margine dell’evento – visto che c’erano condizioni che lasciavano immaginare, attraverso le Zes , la possibilità di attrarre investimenti internazionali. Così non è, ne prendiamo atto. Proviamo a coglierne gli aspetti positivi e a sincronizzarla rispetto agli altri investimenti che avvengono nella regione, grazie ai fondi Por 2021-2027, e dal prossimo anno anche grazie agli Fsc».

In verità, nel corso del confronto, coordinato da Sergio Fontana presidente di Confindustria Puglia, sono emerse posizioni differenti che vedono nell’applicazione dello strumento Zes un acceleratore della burocrazia «che è il reale valore aggiunto introdotto con la riforma delle zone economiche speciali». All’appuntamento (aperto con un saluto di Raffale Fitto, commissario Ue, che ha ricordato la figura di Federico Pirro scomparso recentemente) sono intervenuti fra gli altri Giuseppe Catalano, capo di gabinetto del presidente della giunta regionale, Gianna Elisa Berlingerio, direttora del dipartimento Sviluppo Economico della Regione, Ugo Patroni Griffi, professore di infrastrutture e logistica sostenibili all’Uniba e Giuseppe Romano, coordinatore della struttura di missione Zes. Quest’ultimo ha tracciato il bilancio dell’attività: «Siamo più che soddisfatti rispetto ai primi mesi di vigenza della Zes unica, un risultato che va al di là delle aspettative ed è reso tangibile dal numero di autorizzazioni uniche rilasciate: siamo a circa 450 e con un trend in crescendo, come dimostrano i dati di gennaio. Il numero di investimenti è pari a circa sette miliardi che promanano dalle autorizzazioni rilasciate e dagli investimenti oggetto di credito di imposta».




















































La risposta ai dubbi sulla mancata internazionalizzazione degli investimenti e del nanismo delle realtà che si affacciano alla Zes? «C’è una previsione normativa – ha replicato Romano – che esclude l’accesso al credito di imposta per le imprese che fanno investimenti inferiori a 200 mila euro. La tipologia di autorizzazioni uniche rilasciate dimostra che c’è attenzione da parte di grandi imprese del territorio». «Grazie alla Zes unica – ha sostenuto Fontana – prevediamo ricadute occupazionali, ci aspettiamo risultati molto positivi e più assunti da parte delle imprese. Crediamo tantissimo in questo strumento perché porta due vantaggi al Sud: meno burocrazia e più incentivi per chi investe. La Zes non è attrattiva? Se Delli Noci fa riferimento a ciò che succede in Arabia Saudita dove c’è l’esenzione totale della tassazione per 50 anni è evidente che in Italia questo non può essere realizzato».

Al di là delle polemiche è la sostanza a dettare legge. «Ci sarebbero correzioni da effettuare – ha aggiunto Berlingerio – e la Puglia ha proposto la firma di un protocollo d’intesa specifico per collaborare e coordinare le linee di intervento: dai servizi alle fonti di finanziamento regionali aggiuntive».
Il piano strategico, approvato a ottobre scorso, ha individuato nove filiere da rafforzare: agroalimentare e agroindustria; turismo; elettronica e Ict; automotive; made in Italy di qualità; chimica e farmaceutica; navale e cantieristica; aerospazio; ferroviario. «Qui esiste il profilo della pubblica utilità – ha chiarito Patroni Griffi – e la conseguenza è che le autorizzazioni hanno un peso specifico predominate anche rispetto ai piani regolatori delle amministrazioni locali. Ciò comporta l’accelerazione degli iter burocratici. Sino a poco tempo fa c’era una statistica: per ottenere il via libera a un grande insediamento il tempo medio era di 14 anni, ma con la Zes si passa a soli 6 mesi. È una leva decisiva di sviluppo che va azionata». «La certezza dei tempi dell’investimento e della presenza di finanziamenti – ha concluso Catalano – sono i fattori principali considerati da chi vuole avviare un programmi di crescita. Ecco, lavorare affinché ci sia coordinamento tra il livello centrale e le Regioni diventa vitale».

15 gennaio 2025

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