I nuovi limiti di età per andare in pensione divisi per categoria: le novità della Manovra 2025

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Medici e operatori del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possono continuare a lavorare oltre i 40 anni di servizio effettivo

La Manovra 2025 e le pensioni: arrivano importanti novità riguardo sui limiti di età per il pensionamento e alle possibilità di trattenimento in servizio per i dipendenti pubblici. Con l’introduzione dell’art. 1, comma 162 della Legge di Bilancio, la normativa cambia, andando a regolare meglio la permanenza in servizio oltre i limiti di età pensionabile.

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Queste modifiche si applicano a tutte le amministrazioni pubbliche e mirano a garantire una maggiore flessibilità per i lavoratori, consentendo a chi lo desidera di proseguire la carriera professionale, senza pregiudicare le opportunità per i più giovani e senza gravare sui conti pubblici.

Limite di età: 67 anni

A partire dal 2025, il limite per continuare a lavorare nel pubblico, riporta Brocardi.it, è stato allineato a quello previsto per la pensione di vecchiaia, fissato a 67 anni. Questo limite si applica alla maggior parte dei dipendenti pubblici, ma ci sono delle eccezioni per alcune categorie professionali, come i magistrati, i professori universitari e i dirigenti medici. Per loro, i limiti di età possono essere più alti, considerando la natura specifica e altamente qualificata delle loro mansioni.

Il settore sanitario

Nel settore sanitario, invece, ci sono regole particolari. A causa della scarsità di personale, medici e operatori del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possono continuare a lavorare oltre i 40 anni di servizio effettivo, fino – al massimo – a 70 anni. Questa misura, che risponde alle difficoltà del sistema sanitario, è stata pensata per valorizzare l’esperienza dei professionisti sanitari e per garantire la continuità dei servizi, soprattutto dopo la pandemia di COVID-19 che ha messo sotto pressione il settore.

Abolito il collocamento automatico a riposo

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Una delle novità principali è l’abolizione del collocamento a riposo automatico al compimento dei 65 anni. Fino ad ora, i dipendenti pubblici venivano automaticamente pensionati una volta raggiunta questa età. Con la nuova riforma, invece, i lavoratori hanno maggiore libertà di decidere se proseguire l’attività fino al pensionamento di vecchiaia. In questo modo, la Pubblica Amministrazione non può più forzare il pensionamento di chi ha già maturato i requisiti per la pensione anticipata, permettendo a chi lo desidera di continuare a lavorare.

In servizio fino a 70 anni

Un’altra novità importante riguarda la possibilità di estendere il periodo lavorativo oltre i 67 anni, arrivando fino a 70 anni. Tuttavia, questa estensione è soggetta a delle condizioni precise: può essere concessa solo entro il limite del 10% dei casi di nuove assunzioni autorizzate. In pratica, la scelta di trattenere un lavoratore esperto dovrà bilanciarsi con la necessità di assumere giovani e rinnovare il personale. Le categorie come Forze armatePolizia e Vigili del fuoco, che richiedono requisiti fisici particolari, restano escluse da questa possibilità.

Il futuro

Per l’Istat l’età di pensionamento è destinata ad aumentare ancora nei prossimi anni. Sulla base delle prospettive della speranza di vita, se anche non si passasse dai 67 anni di oggi a 67 anni e 3 mesi nel 2027, si potrebbe arrivare lo stesso a 69 anni e 6 mesi nel 2051. A dirlo è stato lo scorso ottobre il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli, nel corso dell’audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul piano strutturale di bilancio. La stima dell’Istat tiene conto sia dell’invecchiamento della popolazione che dell’aumento dell’aspettativa di vita, ma anche del deciso squilibrio tra forza lavoro e pensionati nel prossimo futuro. Tutte queste prospettive comportano per l’Istituto di statistica «un’amplificazione dello squilibrio tra nuove e vecchie generazioni che appare guidato più dall’attuale articolazione per età della popolazione che dai cambiamenti demografici ipotizzati». Lo scenario è quello di una popolazione anziana destinata ad aumentare, quella in età attiva e le famiglie sono invece destinate a ridursi, anche a causa del saldo nascite-decessi ancora molto negativo. Tutto questo può avere un impatto sui conti pubblici non indifferente.





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