Aumento dell’età per le pensioni sopra i 67 anni, ecco da quando e come funziona

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Polemiche feroci hanno accompagnato la materia previdenziale in questi ultimi giorni. L’oggetto del contendere, neanche a dirlo, riguarda i requisiti di accesso alle pensioni. Ciò che ha fatto molto discutere è stato l’aumento dell’età pensionabile sopra i 67 anni. Tutto è partito da quanto rilevato dalla CGIL sui simulatori INPS, che, sul sito ufficiale dell’Istituto, erano stati aggiornati con un incremento di 3 mesi a partire dal 2027.

In pratica, senza che ci fossero provvedimenti ufficiali, decreti o dati certi dell’ISTAT sull’aspettativa di vita, l’INPS aveva aggiornato i simulatori come se fosse già certo il nuovo incremento dei requisiti pensionistici dal 2027.

Poi c’è stata la marcia indietro dell’INPS, con la correzione del simulatore. Ma, nel frattempo, la polemica era esplosa e l’attenzione si è rivolta di nuovo al meccanismo che regola l’aumento dei requisiti per le pensioni. Ma come funziona questo meccanismo?

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“Salve, sono un vostro assiduo lettore e vorrei capire una cosa. Dal 2027 è vero o no che i requisiti per le pensioni saliranno? Si sentono tante voci in giro. Io dovrei compiere 67 anni di età a ottobre 2027. Non vorrei scoprire che la mia data di pensionamento slitti dal 2027 al 2028 a causa di questi continui e insopportabili cambi di regole del nostro strano sistema previdenziale. Ho letto le polemiche nate dall’INPS e dalla CGIL e mi sono allarmato.”

Aumento dell’età per le pensioni sopra i 67 anni, ecco da quando e come funziona

I requisiti per le pensioni aumentano in base all’andamento della stima di vita della popolazione italiana. Tuttavia, questo avviene solo in aumento. Se la stima di vita della popolazione sale, salgono anche i requisiti per le pensioni.

È ciò che accadde, ad esempio, nel 2019, quando ci fu un incremento di 5 mesi, che portò l’età per la pensione di vecchiaia da 66 anni e 7 mesi a 67 anni.

Ed è ciò che succederà nel 2027.

A prescindere da quanto detto a proposito del simulatore INPS e delle polemiche CGIL, il 2027 sarà effettivamente l’anno dell’incremento. Che sia di 2 mesi, di 3 mesi o che, alla fine, non ci sia, non cambia la sostanza: il meccanismo è questo. I requisiti non diminuiscono se la stima di vita si riduce, come dimostrato dal periodo della pandemia, quando l’aspettativa di vita calò sensibilmente, ma i requisiti pensionistici non si abbassarono.

Pensioni e aumenti dei requisiti dal 2027, come funziona?

Nel 2027, dopo diversi anni di stop agli aumenti (complice la pandemia), i requisiti per accedere alla pensione dovrebbero salire.

Allo stato attuale, per il 2025 e il 2026, nulla cambierà. Le pensioni di vecchiaia resteranno conseguibili a 67 anni di età e 20 anni di contributi, mentre le pensioni anticipate ordinarie rimarranno accessibili con 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi (per le donne).

L’errore commesso dall’INPS ha fatto discutere ed era fuori tempo, ma ciò che conta è che gli scenari futuri, come emerge dall’ultimo rapporto della Ragioneria di Stato (emanato nel 2024), non sembrano negativi da questo punto di vista. Anche se l’aspettativa di vita aumenta, per il biennio 2027-2028 potrebbe anche darsi che l’età per la pensione di vecchiaia resti quella attuale, senza incrementi.

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Ecco come si è arrivati ai 67 anni della pensione di vecchiaia

L’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita risale al 2010 con il DL n. 78, che introdusse un meccanismo di adeguamenti triennali da emanare ogni volta 12 mesi prima dell’entrata in vigore dell’eventuale variazione. Sempre nel 2010, il decreto stabilì 12 mesi di finestra per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per gli autonomi, portando, di fatto, l’età pensionabile già a 66 anni per i primi e 66 anni e 6 mesi per i secondi.

La legge Fornero del 2012 corresse il decreto, eliminando la finestra ma portando subito l’età pensionabile a 66 anni per gli uomini e 62 anni per le donne. Con la postilla che dal 2018 non ci sarebbe più stata alcuna distinzione di genere. Così, dal 2018, uomini e donne vanno in pensione a 66 anni e 7 mesi.
Dalla riforma Fornero a oggi, si sono verificati tre scatti:

  • Nel 2013, l’età pensionabile salì di 3 mesi, arrivando a 66 anni e 3 mesi.
  • Dal 2016, salì a 66 anni e 7 mesi (con un +4 mesi).
  • Dal 1° gennaio 2019, è arrivata a 67 anni (con un +5 mesi).



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