Peste suina africana, un nuovo caso nel piacentino – Zootecnia

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


È stato sufficiente allentare solo un po’ la guardia ed ecco che le peste suina africana è tornata a colpire.

Ancora una volta Piacenza, in un allevamento di suini nel comune di Vigolzone, dove l’Istituto Zooprofilattico di Umbria e Marche, che di questa patologia è centro di referenza nazionale, ha confermato la presenza del virus.

 

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Appena due mesi fa nessun comune della provincia di Piacenza era elencato fra le aree a maggior rischio per la peste suina africana (restrizioni di terzo livello).

L’ultimo e unico caso registrato in un allevamento di suini era solo un ricordo dell’estate passata, tanto da concedere qualche apertura in più alla movimentazione degli animali.

Le stesse autorità sanitarie europee, dopo aver preso atto delle misure adottate per prevenire altri episodi della malattia, avevano “declassato” il territorio piacentino a zona di restrizione di secondo livello.

 


Numero di animali positivi alla peste suina africana dal 1° gennaio 2022 al 12 gennaio 2025
(Fonte: Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise)

Misure draconiane

Ora quest’area della prima collina piacentina torna ad essere classificata come zona di restrizione di terzo livello, la più severa, come previsto quando il virus è presente non solo nei cinghiali, ma anche nei suini.

Il destino degli animali dell’allevamento infetto è segnato. Tutti, anche quelli che non hanno alcun sintomo, dovranno essere abbattuti.

A rischio anche gli animali presenti in altre due strutture vicine che fanno capo alla stessa proprietà.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

 

Per gli altri allevamenti nelle vicinanze scatta il blocco delle movimentazioni, dunque niente animali in entrata, ma nemmeno in uscita.

Nel migliore dei casi, ma solo dopo il via libera dell’amministrazione sanitaria, gli animali si potranno destinare al macello.

È però difficile trovare impianti di trasformazione disponibili ad accettare questi capi e comunque, sottolinea Giovanna Parmigiani, al vertice del Settore Suini di Confagricoltura, sovente l’allevatore si vedrà proporre prezzi più bassi di quelli di mercato.

Il valore della filiera

Questo nuovo episodio di peste suina africana in un allevamento del piacentino riaccende le preoccupazioni per la sorte di un comparto che fattura 3 miliardi di euro per la sola componente agricola, ai quali si aggiungono 8 miliardi per quella industriale.

Valori che salgono a 20 miliardi se si prende in esame il valore generato dall’intera filiera.

Un patrimonio economico e sociale che il virus della peste suina africana potrebbe mettere fortemente a rischio, in particolare sul fronte dell’export.

Prestito personale

Delibera veloce

 

 

Nonostante il virus non rappresenti alcun pericolo per le persone, ma solo per i suini, Cina e Giappone già nei mesi scorsi avevano chiuso le frontiere, mentre il Canada le ha da poco riaperte in seguito ai successi nel contenimento dell’infezione. Una decisione che alla luce di questo nuovo episodio potrebbe essere rivista.

La peste in Parlamento

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo alle domande poste in un recente question time in Senato, ha ricordato le iniziative del suo Dicastero, fra le quali il potenziamento del ruolo del commissario straordinario, Giovanni Filippini.

Parlando del nuovo focolaio nel piacentino, il ministro ha confermato che tutte le partite di prodotti contenti carni derivanti dagli animali dell’allevamento colpito sono state rintracciate e bloccate.

 

È poi in corso un’indagine epidemiologica per verificare cosa abbia consentito l’entrata del virus nell’allevamento di Vigolzone.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Riguardo alle iniziative per bloccare la diffusione del virus, il ministro ha ricordato i due pilastri sui quali si è operato: il depoplamento dei cinghiali e l’installazione di recinzioni per impedire lo spostamento dei cinghiali.

Per queste ultime è previsto un rafforzamento dei varchi autostradali.

Ancora troppi cinghiali

Gli scarsi risultati del depopolamento dei cinghiali sono confermati da quanto è accaduto nell’allevamento di Vigolzone, la cui sola “colpa” è quella di essere nei pressi di aree boschive, sulla prima collina piacentina.

Poi ci diranno se c’è anche stata qualche falla nelle misure di biosicurezza, che le prime valutazioni sembrano tuttavia escludere.

Sull’efficacia di barriere e recinzioni la risposta viene da Efsa, l’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare. La loro utilità a quanto pare è modesta e condizionata dalla presenza di tutte le altre misure volte a ridurre la circolazione del virus.

 

Il pensiero corre ai tanti, troppi cinghiali presenti sul territorio e a come la malattia potrebbe nel frattempo modificarsi.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Già ora si parla di cinghiali che sviluppano una sorta di resistenza al virus e che pur non manifestando segni della malattia restano serbatoi di diffusione della malattia.

Uno scenario che obbliga ad alzare il livello delle difese contro questa patologia, più biosicurezza, più depopolamento e più rimborsi (rapidi) agli allevatori.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link