Bruxelles – Giorgia Meloni non è più la presidente del partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). A raccoglierne il testimone l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki, eletto oggi (14 gennaio) dall’assemblea del partito. Il neo-presidente ha promesso che lavorerà nel solco di quanto fatto da Meloni, “fonte di ispirazione per Ecr”. Ha ribadito alcuni paletti interiorizzati nel tempo da Ecr: unità sul sostegno all’Ucraina e nessun’intesa con l’AfD tedesca. Ma ha rispolverato subito vecchi cavalli di battaglia del periodo più ‘euroscettico’: la battaglia contro i “limiti alla libertà di espressione che si stanno espandendo in Europa” e soprattutto contro “l’accentramento di potere nella mani della Commissione europea”.
Il ricambio ai vertici del partito, annunciato da tempo, ha coinvolto anche le vicepresidenze: i bracci destri di Morawiecki saranno il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, l’eurodeputata francese (e nipote di Jean-Marie Le Pen) Marion Maréchal e il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni, George Simion. “Lavoreremo per dare continuità ai successi ottenuti negli ultimi quattro anni sotto la guida di Giorgia Meloni”, ha esultato Fidanza. Nicola Procaccini, attuale capogruppo di Ecr all’Eurocamera, è stato eletto presidente della fondazione culturale del partito.
Meloni, con un post su X, si è congratulata con il suo successore: “Politico di valore e uomo leale, a lui vanno i miei migliori auguri di buon lavoro”, ha scritto la leader conservatrice. Dal quinquennio a stampo meloniano, il partito una volta euro-scettico e sovranista esce completamente rivoluzionato. Ricalcando la metamorfosi della sua leader, che dai tempi in cui dichiarava di voler uscire dall’euro si è sorprendentemente imposta come interlocutrice affidabile delle istituzioni europee.
Del vecchio trio sovranista Meloni-Orbán-Morawiecki, il polacco sta in mezzo tra la figura più rassicurante e moderata di Meloni e quella più marcatamente antisistema del premier magiaro. A seconda di come sceglierà di orientarsi Morawiecki, dipenderà il nuovo corso di Ecr, avvicinandosi al centro destra del Partito Popolare Europeo o all’estrema destra dei Patrioti per l’Europa di Orbán.
L’analisi dello stesso neo-presidente è la seguente: “Siamo molto pragmatici e consapevoli delle diverse forze presenti nel Parlamento europeo – ha dichiarato a margine della sua elezione -, noi abbiamo una posizione privilegiata: siamo al centro di questa possibile coalizione, con il Ppe alla nostra sinistra e con i Patrioti alla nostra destra“. Nella geografia politica di Morawiecki, “il Ppe ora è a sinistra del centro. Questo è il dato di fatto”. Il gruppo di Ecr, ha assicurato, può cooperare con entrambi “per il bene dell’Europa e per il bene degli Stati nazionali”.
Un piede in due scarpe, a sfumare il confine tra europeisti e sovranisti. Per l’autonomia strategica dell’Ue, ma contro l’abolizione del diritto di veto in Politica estera comune. Per una riforma dell’Unione europea, ma per restituire il potere agli Stati nazionali “contro la tendenza alla centralizzazione” nelle mani della Commissione europea. Con Elon Musk, perché “abbiamo bisogno della libertà di parola e di espressione, anche sulla politica”, ma contro l’estrema destra tedesca di AfD, “né amici né partner” di Ecr. Morawiecki ha denunciato “un vero e proprio attacco alla democrazia” a Varsavia, dove a suo parere “il 90 per cento dei media, in questo momento, è a favore dell’attuale governo liberale di sinistra” guidato da Donald Tusk. Che, tra le righe, proprio di sinistra non è ed è uno dei leader più autorevoli del Partito Popolare Europeo.
L’asso nella manica dei Conservatori europei è sull’altra sponda dell’Atlantico: Morawiecki ha candidato Ecr al ruolo di “collante della comunità transatlantica”, grazie agli ottimi rapporti non solo tra Trump e Meloni, ma soprattutto tra Ecr e il partito repubblicano a stelle e strisce. “Siamo diversi, abbiamo i nostri interessi e difenderemo il nostro interesse europeo. Ma questo deve accadere nel contesto della nuova situazione geopolitica e geostrategica, che è molto diversa da 5 anni fa”, ha affermato, ribadendo che l’Ue “è più forte con gli Stati Uniti”.
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