Pubblicato: 14 Gennaio 2025
In questi giorni ci si chiede in molti – e in tutto il mondo – come esploderà e con quali conseguenze lo scontro tra democrazia e tecnocrazia, visto il condizionamento che i detentori del sapere e del potere tecnologico sono in grado di esercitare sulle istituzioni e sui processi politici.
A questo interrogativo rimandano anche i dubbi suscitati dall’accordo in fieri tra Elon Musk e Giorgia Meloni sull’utilizzo della piattaforma satellitare Starlink nei servizi di comunicazione per usi governativi (Governmental Satellite Communications-GOVSATCOM).
Il rischio è che chi dovrebbe favorire la sicurezza diventi esso stesso un fattore di insicurezza, in quanto detentore di un potere superiore a quello che dovrebbe in teoria servire: il potere di controllare le comunicazioni sensibili o di concedere e negare arbitrariamente il servizio (come Strarlink ha fatto con l’Ucraina), sulla base di interessi politici diversi da quelli dello Stato committente.
La tecnocrazia, per definizione, è il dominio dei tecnici sul potere politico nel governo reale dei fenomeni formalmente assegnati al controllo delle istituzioni democratiche. Quello tecnico è un potere senza legittimazione politica, che però in virtù della sua capacità di determinare effetti politicamente rilevanti può determinare anche gli esiti del processo democratico, cioè la formazione del consenso.
Da questo punto di vista il potere di Musk è anche molto superiore a quello garantito dal monopolio di Starlink di costellazioni satellitari di uso militare e civile, visto che è in grado di influenzare direttamente o indirettamente l’intero ecosistema della comunicazione globale.
I rischi sono evidenti, ed è bene elencarne alcuni: gli algoritmi possono, se non scelti in modo trasparente e comunicati ai cittadini, perpetuare o amplificare pregiudizi esistenti. Se i dati di addestramento contengono bias (ad esempio di genere, etnia o classe sociale), l’IA suggerisce decisioni discriminatorie in ambiti cruciali come l’assunzione del personale, i prestiti bancari o la giustizia penale.
Molte applicazioni che si basano su algoritmi sono il prodotto dell’analisi di grandi quantità di dati personali. Questo può portare a violazioni della privacy, soprattutto se i dati non vengono gestiti in modo sicuro o etico, alimentando un sistema di sorveglianza e discriminazione di massa.
Questi elementi bastano per comprendere come utilizzare un sistema che, per così dire, fa “Stato a sé”, al posto di sviluppare sistemi europei, sia rischioso proprio perché Elon Musk non è un imprenditore che opera fuori dalla politica, ma avrà un ruolo nel Governo degli Stati Uniti ed è imprenditorialmente impegnato in campagne di comunicazione e intossicazione politica che hanno come bersaglio governi democratici e come alleati governi non democratici.
In America si parla già di conflitto d’interessi, viste le attività imprenditoriali di Musk, alcune strettamente collegate al governo e soggette a leggi federali; in questo caso, però, il conflitto d’interesse rischia di diventare globale, se il nostro e altri Paesi accettassero di adottare i servizi di Starlink.
Musk si muove nel panorama economico e politico con disinvoltura, tanto da attaccare l’Italia sulle questioni dei migranti e della giustizia, con uscite che hanno suscitato la ferma risposta del Presidente Mattarella, che ha rispedito al mittente le critiche del CEO di SpaceX.
Entriamo nell’era in cui la tecnologia avrà inevitabilmente sviluppi esterni o contrari allo stato di diritto con effetti irreversibili per la democrazia? Siamo alla fine dello stato di diritto? Siamo all’inizio della post-democrazia?
Il potere tecnologico oggi si fa transnazionale e incide pesantemente nella politica e ovviamente promuove, come fa Musk, un paradigma anarco neoliberista per ridurre il rischio e il peso di regolamentazioni volte a impedire a un nucleo di imprenditori potenti – cioè a una ristretta cerchia oligopolistica – di diventare una sorta di super-governo mondiale, e di sposare o ripudiare governi e leader politici per interessi affaristici.
Si pensi al caso di Mark Zuckerberg, che ha annunciato la fine del fact-checking sui suoi social network (Facebook e Instagram), arrendendosi alla linea Musk per cui “ogni persona è un media” e dunque non esiste più alcuna differenza di legittimazione e di ruolo tra informazione e comunicazione, tra una notizia accertata e una bufala inventata.
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