Per il compleanno Renzi vuole in regalo il centro (e De Luca)

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Il leader di Iv lancia la «nuova opposizione», annuncia un libro e la quindicesima Leopolda. Attacco a Ruffini: «Non si sceglie il leader come a “Indovina chi”»

Alla fine, Matteo Renzi il suo centro l’ha lanciato prima di tutti gli altri, come cattolici e liberali che si riuniranno in appuntamenti paralleli il 18 gennaio a Milano e a Orvieto. Certo, per ora è una rivendicazione piuttosto vuota di priorità. L’occasione è il suo cinquantesimo compleanno: l’ex premier gioca in casa e invita al Teatro Cartiere Carrara di Firenze, che si trasforma per un’ora nel palco della liturgia renziana.

Mentre fuori sono ancora appesi i manifesti che pubblicizzano il concerto di Massimo Ranieri, dentro renziani di tutte le età celebrano il loro idolo. C’è uno striscione per festeggiare i “50 special” del leader, al tavolo riservato per “Lina Bologna” hanno portato una Magnum di Ferrari brandizzata per l’occasione con foto d’archivio: Renzi con Merkel, Renzi con Segre, Renzi che fa jogging in spiaggia. Il festeggiato, camicia a righe blu e pantalone bianco, arriva con la famiglia che prende posto a uno dei tavoli in prima fila insieme ai parlamentari di Italia viva.

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C’è ovviamente Maria Elena Boschi, che rievoca i tempi del camper, «quando eravamo tutti più giovani», ma arrivano anche Ivan Scalfarotto, Davide Faraone, Raffaella Paita, Enrico Borghi e Daniela Sbrollini. Fa capolino anche qualche ex parlamentare: ci sono Gennaro Migliore e Massimo Ungaro, ma a tenere le redini dell’evento è Francesco Bonifazi, affiancato dai dioscuri romani Luciano Nobili e Marco Cappa. Il resto è un one man show.

Renzi fa sé stesso, quello che cercano i suoi sostenitori, conquista il palco sulle note di Forever Young e si rivolge ai tavoli tondi abbracciati da due lunghissimi buffet. Perfino il conto della location diventa una freccia all’arco dell’ex premier: «Dopo averci diffamato ci sfama: grazie Marco Travaglio, con quello che ci hai dato abbiamo pagato la giornata di oggi» urla dal palco, provocando una standing ovation.

Un signore non smette di fare gesti dell’ombrello per festeggiare. L’altro momento emozionale è quando Renzi ripercorre la vicenda del processo Open: sua moglie Agnese ha gli occhi lucidi quando il leader di Iv ringrazia chi gli è stato accanto, ma non è l’unica a commuoversi.

Il piano

Ma poi c’è la politica, anche se l’atmosfera è più da comunione che da assemblea di partito. L’ex premier mette nel mirino Matteo Salvini, “colpevole” di aver ritardato con il caos dei treni l’inizio dell’evento. Poca simpatia anche per la stampa, disposta a fare «marchette» al governo. Poi passa a Giorgia Meloni, artefice dell’emendamento ad personam contro di lui, che avrebbe scritto per timore della sua iniziativa centrista. Quel «2 per cento che farà la differenza», giura. Certo, «abbiamo bisogno di capire che cosa vogliamo fare sui temi e alla luce di questi decideremo chi, come e quando». Insomma, il programma è da scrivere.

Ma arriva il colpo di grazia per Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia entrate, chiamato in causa come esempio negativo: «Non si può scegliere il leader come se si giocasse a “Indovina chi”». Quindi, chi ambisce a occupare il centro da sinistra dovrà fare i conti con lui. Anche Paolo Gentiloni – evocato a più riprese come potenziale leader di quell’area – di cui giorni fa Renzi sottolineava il carattere schivo, parlando di uno scambio di messaggi: «Un sms molto affettuoso, ovviamente per il grado di affetto che Gentiloni può esprimere». Il rischio è però che, a differenza sua, qualcuno degli altri aspiranti leader si presenti con un programma vero.

Mentre sotto il tendone inizia a diffondersi l’odore del «ragù di ciccia» e del pepato, Renzi annuncia anche un nuovo libro, L’influencer, e un percorso in quattro tappe per riorganizzare il partito: «Non accettiamo l’incantesimo di una opposizione addormentata». A inizio ottobre la prossima Leopolda, la quindicesima: l’ex premier passa dal citare il cantante Alfa alla poetessa Rupi Kaur, i tempi di Walt Disney appartengono ormai al passato.

Col taglio della torta ripartono gli Alphaville, ma il tempo di scartare i primi regali – da quello “mangereccio” dei parlamentari alla statuetta da presepe che lo raffigura – e spunta sul palco un sassofonista che sforna assoli su una playlist che salta da Sting a George Michael. Inizia il pranzo e Renzi è soddisfatto: si parla di nuovo di lui. Nella speranza che l’eco delle sue gesta arrivi anche all’estero, da dove arrivano gli incarichi da conferenziere, che secondo i maligni ultimamente languono.

Nel frattempo, c’è Elly Schlein da sostenere perché – se capitasse – possa arrivare a palazzo Chigi. Ma che Renzi è pronto anche a pungere quando servirà: come sul dossier Vincenzo De Luca. Che però Renzi stesso ha definito nientemeno che «baluardo del riformismo». Con meno retorica, il ragionamento che ripetono nel partito è che a decidere sarà la Corte costituzionale: «Se salvano De Luca, chi siamo noi per dirgli di no condannando il centrosinistra a perdere la Regione? E poi, chiunque si prenda in considerazione per la successione è comunque legato a lui». Scarso l’entusiasmo sull’ipotesi Fico: «Vai a perdere un terzo dell’elettorato Pd», stima un renziano. Alla fine, nonostante la scala nettamente ridotta rispetto ai tempi del Lingotto, il cronoprogramma è dettato anche se il programma un po’ meno. Dice Nobili, mentre fa l’occhiolino: «I compleanni sono sempre bei giorni».

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