Non si ferma la resistenza contro il ddl sicurezza

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Martedì riprenderà al Senato la corsa del disegno di legge «sicurezza». Le commissioni riunite affari costituzionali e giustizia ricominceranno questa settimana l’esame del testo, fermo dal 18 dicembre alle votazioni degli emendamenti sull’articolo 14, quello relativo ai blocchi stradali, studiato ad hoc per colpire attivisti ambientalisti e lavoratori in sciopero che picchettano davanti le fabbriche e i luoghi di lavoro. Se l’approvazione dei primi articoli è stata relativamente agile, è adesso che la partita per la maggioranza si fa più ostica: ci sono centinaia gli emendamenti presentati dalle opposizioni e le norme da esaminare sono quelle più critiche. Meloni e soci speravano di incassare il sì del Senato già a dicembre, ma il meccanismo si è inceppato da più parti, tra i mugugni del Colle e del Consiglio d’Europa, le manifestazioni della società civile e l’ostruzionismo parlamentare. Doveva slittare a fine gennaio, ora per l’aula se ne parlerà almeno a marzo.

ALLA RIPRESA dei lavori parlamentari si accompagna però anche il rilancio dell’opposizione al disegno di legge. La rete nazionale «A pieno regime», che il 14 dicembre ha portato a Roma centomila persone in piazza del Popolo, ha convocato per questo finesettimana una due giorni nella capitale, nella sede nazionale dell’Arci, per organizzare la mobilitazione. Ieri c’è stata una tavola rotonda per analizzare i profili critici del testo, ma anche il suo significato profondo nei mutamenti globali che le destre di tutto il pianeta stanno imponendo ai sistemi politici, con interventi, tra gli altri, di Gaetano Azzariti, Silvia Albano, Alessandra Algostino e Patrizio Gonnella, che si sono confrontati con gli attivisti che lo scorso 14 dicembre hanno riempito piazza del Popolo, a Roma, per protestare contro il Ddl.

OGGI è il momento dell’assemblea nazionale. All’ordine del giorno i prossimi passi, che nel breve periodo dovrebbero essere due. Il 17 gennaio Amnesty è pronta ad organizzare fiaccolate in tutto il paese, davanti a Palazzo Madama a Roma e di fronte alle prefetture nelle altre città. Poi a inizio febbraio, dal 3 al 5, sarà il momento di volare a Bruxelles, per portare il duello al manifesto securitario nel cuore dell’Unione, con una conferenza stampa con i gruppi della sinistra nel Parlamento europeo. Intanto ci si continua a preparare per una nuova grande manifestazione, che circondi il Senato il giorno della votazione. Lo slittamento dell’approvazione è il primo risultato della rete e delle opposizioni parlamentari, il cui obiettivo rimane uno e il più ambizioso: arrivare al ritiro definitivo della legge.

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IL DDL D’ALTRONDE non è solo un giro di vite della destra alla repressione del dissenso. È, come ha chiarito ieri nel corso della tavola rotonda Gaetano Azzariti presidente di Salviamo la Costituzione, «un manifesto, l’idea di democrazia che riflette una mentalità autoritaria frutto del diradarsi della dimensione democratica pluralista». È il precipitato di due anni di «leggi melonissime» iniziate con il decreto Rave appena dopo il giuramento dell’esecutivo e transitate fino alle zone rosse di pochi gironi fa, la quarta gamba della controriforma in salsa ungherese che il governo sta mettendo in campo per l’Italia, assieme a premierato, separazione delle carriere e autonomia differenziata. Alessandra Algostino del controsservatorio No Tav ha definito la legge «eversiva per la democrazia», la dimostrazione «dell’abbraccio mortale tra autoritarismo e capitalismo, il cui legame è riunito plasticamente da Musk. Vogliono colpire il trittico di poveri, migranti e dissenzienti». La stretta sulla magistratura in atto è stata evidenziata da Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica, che dal 2 novembre è sotto protezione rafforzata per le minacce ricevute dopo non aver convalidato i trattenimenti dei migranti trasferiti in Albania. «C’è un forte ingresso di nuovi giovani magistrati, perché siamo sotto organico. Quando li vedo hanno paura, hanno timore delle diffide, di non avere indipendenza» dice. La battaglia è destinata a intensificarsi fino all’approvazione. Si vocifera di cambiamenti: sulle restrizioni per le Sim ai migranti esu i bambini in carcere. E se anche il ddl dovesse passare, si aprirà, dice Patrizio Gonnella di Antigone, la fase dei ricorsi e delle sentenze. Che potrebbero smontare la legge pezzo per pezzo.



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