Cose di moda interessanti di cui si è parlato questa settimana

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Negli ultimi giorni del vecchio e nei primi del nuovo anno, le classifiche hanno popolato le pagine delle principali testate di moda, inclusa la nostra. Ora ai bilanci si sostituiscono le previsioni, tra cui quelle poco incoraggianti di The State of Fashion 2025 – il rapporto annuale di Business of Fashion di cui vi parlavamo qui – che delineano un anno di resa dei conti per molti brand, pur intravedendo ancora uno spazio per le aziende in grado di muoversi agilmente e di adattarsi con rapidità ai cambiamenti di un mercato in tumulto. In questo quadro emergono marchi indipendenti che non solo riescono a sopravvivere ma continuano ad avere una certa rilevanza: è il caso della stilista newyorchese di origini iraniane Maryam Nassir Zadeh, il cui profilo di The Cut vale la pena recuperare.

Tra sorprendenti ritorni (vedi Lacroix) e chiusure inaspettate (quella di Y/Project dopo 14 anni di attività), si riflette sull’Intelligenza Artificiale, che già viene utilizzata per delineare i gusti dei consumatori – lo ha fatto l’azienda di forecasting Heuritech stilando un calendario dei trend mese per mese – e a cui, in un prossimo futuro, potremmo delegare i nostri acquisti anche in fatto di moda. Succederà mai?

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Questa settimana:

1. Il 2025 si apre e si chiude con la pelliccia, secondo l’intelligenza artificiale

Elle Fanning indossa una pelliccia al The National Board of Review Annual Awards Gala da Cipriani a New York il 7 gennaio 2025. (Photo by Astrida Valigorsky/WireImage)

Astrida Valigorsky

A proposito di tendenze del 2025, l’azienda di forecasting supportata dall’intelligenza artificiale Heuritech ha stilato un calendario dei trend mese per mese. A riportarlo graficamente è Nssmagazine, e salta subito all’occhio la presenza della pelliccia in apertura e chiusura dell’anno. Gennaio e dicembre sarebbero i mesi del cappotto di pelliccia, di ispirazione anni Settanta e Novanta (Saranno Famosi e L’amore non va in vacanza). La tendenza rispondere all’interesse crescente da parte della Gen Z per la moda vintage, ma al tempo stesso pone un dubbio etico (e amletico) su cui riflettevamo qui.

Leggi l’articolo completo su Nssmagazine.

2. L’arte del riciclo creativo è a rischio? Una causa vinta da Louis Vuitton ci fa credere di sì

Pharrell Williams con bauletto Speedy di Louis Vuitton al party di GQ Men a Los Angeles il 14 novembre 2024.

Pharrell Williams con bauletto Speedy di Louis Vuitton al party di GQ Men a Los Angeles, il 14 novembre 2024. (Photo by PG/Bauer-Griffin/GC Images)

PG/Bauer-Griffin

Una causa vinta da Louis Vuitton contro il designer coreano Lee Kyung-han potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’arte dell’upcycling che si sviluppa intorno al concetto di riutilizzo creativo. A riportarlo è L’Indipendente che racconta come l’Alta Corte per la proprietà intellettuale di Seul abbia condannato lo stilista a pagare 15 milioni di won (circa diecimila euro) alla maison francese per aver utilizzato parti delle sue borse per produrre nuove creazioni. Così l’upcycling, che attinge (anche) alla moda vintage firmata ed è divenuto un pilastro della moda sostenibile, si trova ora a fare i conti con i limiti imposti dalla protezione dei diritti di proprietà intellettuale.

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Leggi l’approfondimento su L’Indipendente.

3. In un prossimo futuro ci affideremo a un agente AI per comprare le nostre borse?

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A domandarselo è The Business of Fashion. La prossima grande novità nell’intelligenza artificiale potrebbe essere rappresentata dagli agenti AI, capaci di svolgere compiti complessi in modo autonomo per conto degli utenti. Aziende come Amazon e il player AI Perplexity stanno già puntando sull’AI per semplificare l’esperienza di acquisto, con la speranza che possa aiutare i consumatori a scoprire e acquistare articoli in modo più efficiente. Questi agenti sono in grado di eseguire ricerche su più siti, individuare prodotti e infine completare l’acquisto, rendendo il processo di shopping molto più veloce. Tuttavia, mentre è plausibile che i consumatori possano delegare a un bot l’acquisto di prodotti di consumo come le batterie, ci sono dubbi sul fatto che la stessa tecnologia possa funzionare altrettanto bene per categorie come moda e bellezza. In questi ambiti, infatti, fattori come l’emozione, la percezione del brand e le preferenze personali giocano un ruolo fondamentale, rendendo il processo di acquisto molto più complesso e soggettivo.





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