Pesaro, 11 gennaio 2025 – Pesaro Capitale della cultura 2024 ha srotolato i titoli di coda. Nelle tre ore di cerimonia organizzata per il passaggio di testimone ad Agrigento 2025, gli organizzatori hanno voluto condensare e restituire un saggio di tutti, ma proprio tutti, gli ingredienti che hanno costituito il palinsesto culturale vissuto, in città, negli ultimi 365 giorni. Con etica marziale i 50 sindaci della provincia – così come le più alte autorità in provincia e in regione e il sottosegretario di Stato alla Cultura Gianluca Mazzi – hanno presenziato fino alla fine.
Le fasce tricolore, tutte insieme, hanno echeggiato l’inizio commovente di Pesaro 2024, aperta il 20 gennaio scorso, dalle riflessioni solenni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri citate a più riprese. La manifestazione è iniziata con un coro – meraviglioso, totalmente al femminile – che ha intonato la Lega, la canzone popolare di ribellione contadina contro lo sfruttamento, ripresa dalle mondine, le operaie nelle risaie padane. Il vicesindaco Daniele Vimini ha ricordato che da Pesaro 2024 è partita la battaglia culturale per portare pari opportunità nel settore della musica. “Nelle principali orchestre mondiali, solo il 5% dei brani eseguiti è scritto da donne – ha detto la pianista Roberta Pandolfi dell’Orchestra Olimpia, sul palco –. I tre compositori più suonati ( uomini, bianchi e morti) hanno più rappresentazioni di tutte le compositrici messe insieme”. Mazzi, pur cogliendo la bellezza e il valore sociale del brano ha però osservato: “Mi auguro che oltre alla canzone de La Lega sia prevista dal programma l’esecuzione dell’Inno d’Italia”.
Era previsto. L’Inno è partito quando i sindaci, alla spicciolata, hanno raggiunto il palco, a fine manifestazione, per ritirare il ginkgo biloba, l’albero della Pace, regalato da Pesaro per ringraziare tutti i territori della preziosa collaborazione. “L’importante è coinvolgere i cittadini perché comprendano la possibilità di costruire un anno straordinario grazie al contributo di ognuno: l’amministrazione da sola, altrimenti, non ce la può fare”. E’ stato il consiglio dato dal sindaco Andrea Biancani al sindaco di Agrigento, Francesco Micciché nel passare il testimone. Quello di Biancani non è stato solo un ottimo consiglio, ma è stata la chiave di Pesaro2024 e la risposta che ieri tanti cittadini si sono dati nel constatare di essere rimasti seduti, disposti a subire tre ore di una manifestazione fatta di parole, parole, parole, immagini, parole, musica, parole, Marcoré, parole, parole. Una imprenditrice, dopo tre ore sulle sedie del parterre, ha commentato: “Lunga, ma importante esserci. Spero che queste non siano le sedie che avremo anche per il Rof. Non sono comodissime”. “E’ stata lunga, molto lunga – ci ha detto una semplice cittadina seduta tra gli spalti del vecchio palazzetto, teatro della cerimonia di passaggio del titolo –, ma ho resistito perché alla mia città ci tengo. L’anno da Capitale è stato un bel banco di prova e ci siamo riusciti: si può sempre migliorare, ma sono orgogliosa di quello che abbiamo fatto”. Un sentimento vissuto dagli oltre 500 volontari di Pesaro Capitale, che hanno donato il loro tempo durante gli eventi. Il sindaco Biancani ha ringraziato loro, come ha ringraziato i volontari della protezione civile; i volontari delle proloco e tutti gli attuatori dei 35 progetti, degli oltre 1000 eventi popolari ospitati dalla Capitale.
I volontari di Pesaro Capitale della Cultura
La spettatrice, stanca ma felice, ha vissuto in prima persona quello che il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, ha voluto riconoscere a Pesaro 2024, “opportunità pienamente colta“: “Pesaro – ha detto Acquaroli – ha dimostrato che la nostra terra, umile ma capace di affascinare i mercati mondiali, può ambire a palcoscenici importanti. Ha ragione il sindaco Biancani quando dice che non dobbiamo disperdere la ricchezza di questa esperienza che ritengo sia stata una opportunità pienamente colta. Pesaro 2024 ha dimostrato, mettendo in rete i territori, che a vincere è stato un buon gioco di squadra”.
A quanti si aspettavano scintille tra il Governatore e l’eurodeputato Matteo Ricci, seduto in prima fila, vicino al sottosegretario Mazzi e al Prefetto Emanuela Saveria Greco, è rimasto deluso. Quando è salito sul palco, Ricci non ha attaccato la Regione, come in passato, recriminando alle Marche di non aver investito e promosso abbastanza Pesaro 2024. No. Ricci ha volato alto, ricordando uno dei valori più importanti che Pesaro 2024 è riuscita a veicolare: il significato della Pace. Ricci ha evocato Kharkiv, altra città della musica, che Pesaro ha voluto legare al proprio destino di Capitale. Le immagini alle sue spalle, nel ledwall gigantesco hanno evocato uno dei momenti più intensi dell’avventura da Capitale: Pesaro era stata appena nominata e Diana, enfant prodige del pianoforte, in fuga dall’Ucraina, suonò per ringraziare la città di aver accolto e dato sicurezza a lei e alla sua famiglia. La Pace ha portato il ginkgo biloba, ad essere l’albero simbolo della Capitale. Da qui il desiderio di Biancani di regalare ad ogni sindaco un esemplare.
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