«Nessun paese è il cortile di un altro», dice il cancelliere sul palco del congresso SPD. Nel frattempo l’AfD arriva al 22 per cento nei sondaggi dopo la diretta Musk-Weidel. eProteste «anti nazi» in Sassonia
«Anche dall’America determinate forze lavorano in modo mirato a distruggere le nostre istituzioni democratiche occidentali». Mentre Bruxelles è rimasta senza voce, da Berlino un cancelliere ormai debolissimo pronuncia qualche parola a suo modo dura contro la futura amministrazione statunitense di Donald Trump. Lo fa dopo giorni di inviti a «mantenere la calma» e perlopiù in via indiretta – «nessun paese è il cortile di un altro» – ma comunque parla: è segno di situazione disperata.
Sabato di congressi, quello appena trascorso in Germania; non solo il partito di Olaf Scholz è stabilmente sorpassato nei sondaggi da Alternative für Deutschland, ma dopo la «conversazione» di Alice Weidel con Elon Musk su X, AfD ha raggiunto il suo livello più alto con il 22 per cento. La aspirante cancelliera dell’estrema destra è stata sponsorizzata pubblicamente da Musk, che oltre a essere proprietario di X e Tesla e uomo più ricco del mondo, è in coppia fissa (politica) con Donald Trump e membro della futura amministrazione statunitense. «Raccomando di votare Alternative für Deutschland perché solo AfD può salvare la Germania», aveva ribadito Musk giovedì nella diretta con Weidel, accompagnando ogni affermazione di lei (compreso «Hitler comunista») coi suoi «sì si» di approvazione.
La resa dei conti
«Nazis out! Fuori i nazisti»: i manifestanti hanno bloccato coi loro corpi il passaggio della limousine nera a bordo della quale viaggiava ieri Weidel; le guardie della leader di AfD hanno esibito (anche agitando i manganelli) la loro irritazione, finché i contestatori sono stati trascinati via di peso dalla polizia e la aspirante cancelliera ha potuto arringare i suoi sostenitori tra minacce di «demolire le turbine eoliche», promesse di «sigillare i confini» e scenari di «remigrazione in grande stile. Cancelleremo ogni sostegno per chi non ha diritto di restare». A Riesa, in Sassonia, le proteste di migliaia di persone hanno comunque avuto l’effetto di ritardare l’inizio del congresso di AfD.
«Il paese è a un bivio»: nella stessa giornata e dal palco di un altro congresso, quello socialdemocratico, Olaf Scholz ha utilizzato le parole per tentare di ritardare quel che i sondaggisti avvertivano da tempo, ovvero il sorpasso (sempre più ampio) di AfD sull’Spd, partito che questo sabato a dispetto delle percezioni sfavorevoli ha confermato ufficialmente la ricandidatura di Scholz come cancelliere il 23 febbraio; le elezioni anticipate sono state innescate proprio dalla caduta politica del suo governo e sua. Un rovinoso collasso che – prima con la mancanza di slanci strategici per l’Europa, poi per una manifesta debolezza nella Germania stessa – ha contribuito a far trovare a Trump e Musk un’Unione europea fragile: e i due hanno colto il momento, tra dichiarazioni per annettere la Groenlandia danese (Trump) e palcoscenici offerti alla neoliberista sfrenata Weidel (Musk).
Su questi due punti è intervenuto Scholz, dal palco dell’Spd: «Tutti i paesi, non importa se a est o ovest, devono rispettare il principio di inviolabilità delle frontiere internazionali, che si tratti di un paese piccolo o di uno molto grande e molto potente». Insomma contro «la guerra di aggressione della Russia» ma pure implicitamente contro le uscite espansioniste dell’imminente inquilino della Casa Bianca. E poi quei riferimenti alle «forze» che dagli Usa prendono di mira la democrazia.
Da Musk altri affondi
Nel frattempo Musk lancia affondi dalla piattaforma di sua proprietà, X. Nelle ultime ore è finito colpito dai suoi strali Thierry Breton, oggetto di insulti già quando era commissario Ue al mercato interno e si occupava tra l’altro di regolare i servizi digitali; avrebbe dovuto fare un secondo mandato prima che saltasse, boicottato, a quel che ha detto lui «su richiesta della stessa von der Leyen». Privato della giacca di commissario, Breton fa comunque sentire la sua voce, e in riferimento all’operato di Musk rivendica: «Dobbiamo far rispettare le nostre leggi in Europa (le regole Ue sui servizi digitali, ndr) quando rischiano di essere aggirate; lo si è fatto in Romania e bisognerà farlo se necessario in Germania». In reazione, Musk bolla Breton come «tiranno d’Europa».
Che fine ha fatto in tutto ciò la Commissione in carica? A lungo paralizzata perché von der Leyen malata non ha delegato alla vice Ribera, arriva sul punto tardi e in modo blando. Giovedì, mentre era in corso la diretta Musk-Weidel, von der Leyen ha twittato che con gli Usa «siamo più forti insieme»; il giorno dopo ha postato una foto davanti a un pc per dar segno di vitalità (allora è emerso che giorni fa la polmonite la aveva spinta fino in ospedale, informazione prima tenuta coperta). Solo questo sabato pomeriggio la finlandese Henna Virkkunen da lei scelta come vice e incaricata della sovranità tecnologica si è espressa, per dire qualcosa di ovvio: «Le piattaforme social hanno un’enorme influenza sociale ed economica. Il nostro compito è assicurarci che i diritti degli europei siano rispettati e la nostra legislazione sia seguita. Ciò garantisce parità di condizioni e un ambiente online sicuro per tutti».
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