Regione, la sfida della Lega: «Zaia in campo alle prossime elezioni» – VIDEO

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Le scintille sui rinnovi dei presidenti

Stefani: «Terzo mandato o no, lui sarà protagonista in una terra che vuole una guida autonomista e identitaria»

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Il segretario regionale Alberto Stefani ieri a Verona fra Paolo Borchia (a sinistra), Elisa De Berti e Flavio Pasini

Intervista ad Alberto Stefani (segretario regionale Lega) su Zaia

Elezioni regionali 2025, la Lega non molla di un millimetro su Luca Zaia. «Ascolto tanti scenari, ma noi come Lega abbiamo una certezza: Luca Zaia, terzo mandato o meno, sarà il protagonista delle prossime elezioni regionali e dei prossimi anni del Veneto».

È un Alberto Stefani, deputato e segretario della Liga Veneta, salviniano doc, molto deciso quello che dopo un tour tra le sezioni veronesi punta i piedi. Dopo che il Governo Meloni ha deciso ricorrendo alla Corte costituzionale di impugnare la legge della Regione Campania che apre al terzo mandato per il presidente uscente Vincenzo De Luca, centrosinistra. Il che coinvolgerebbe anche il leghista Zaia, che in realtà farebbe il quarto.

Corsa in solitaria

Stefani però, presenti la vicepresidente del Veneto Elisa De Berti, leghista veronese, vicina a Zaia, il segretario provinciale ed eurodeputato Paolo Borchia e il presidente della Provincia Flavio Pasini, del Carroccio, delinea la strada. Di un partito che, se non sarà il suo quello dell’intero centrodestra, ha già detto di essere pronto a una corsa solitaria, con un candidato presidente, che quindi non sarebbe Zaia, ma con quest’ultimo in corsa con una propria Lista Zaia – per i Consiglio – insieme alla Lega.

Al momento gli “sherpa” del centrodestra non hanno ufficialmente avviato trattative, ma già a gennaio ci potrebbe essere un primo incontro per valutare tutte le opzioni. Mentre sembra sfumare, almeno per il momento, la possibilità di far slittare tutti gli appuntamenti autunnali alla primavera 2026 – la Meloni ha sottolineato che si tratta di elezioni di “quest’anno” – intanto ci sarà da valutare se spingere affinché le Regioni al rinnovo, tra cui il Veneto, ci vadano con un election day.

Il consenso

In ogni caso la Liga Veneta ha il suo piano. «Siamo consapevoli anche dei numeri che abbiamo, in Veneto: 159 sindaci», le parole di Stefani, «poi 1.200 amministratori, con 350 sezioni e oltre undicimila tesserati. Sono numeri che ci confortano nel ritenere che questo sia il partito naturale del Veneto, che le amministrative regionali sono ben diverse dalle nazionali, in cui emergono le preferenze dei candidati e noi abbiamo quaranta consiglieri regionali uscenti e quindi ipotetici ricandidati e tantissimi sindaci eletti negli anni 2018-2020, bacini di consenso in più». Oltre «al consenso di Luca Zaia».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Fermo restando che FdI – 32,7% alle politiche e 37,6 alle europee 2024 – rivendica il candidato presidente, in Veneto. E per venirne a capo, in FdI c’è chi suggerisce alla Meloni di trovare un’intesa con Salvini per il dopo-Zaia e puntare tutto sulla Lombardia, che andrà al voto però solo nel 2028. E c’è pure chi scommette che alla fine la Meloni troverà un’intesa con Zaia, con cui ha un buon rapporto personale.

«Dopo 15 anni di governo di Luca Zaia abbiamo anche il diritto ma anche un dovere verso i veneti di continuare un percorso, che non è rappresentato solo da Zaia ma da ciò che ha costruito. Dalle infrastrutture all’autonomia, che intersecherà il federalismo fiscale, il Veneto ha bisogna di una guida autonomista e siamo disponibili e pronti».

Gli scenari

Se per la Lega ci sarà lo scenario peggiore? «Ma io preferisco chiamarlo possibilità, visti i dati in partenza. Ma deciderà il direttivo regionale». Resta Forza Italia – che ha votato contro la legge di bilancio 2025-2027 di Zaia – che pure punta alla candidatura a presidente, con Flavio Tosi, eurodeputato e coordinatore veneto. «Su FI abbiamo preso atto di un comportamento già manifestatosi. Quando si parte da una squadra, il centrodestra, va rispettata: ma va rispettato anche il Veneto. E chi vuole difenderlo sotto l’aspetto autonomista, regionalista, identitario è la Lega».





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