L’Intelligenza artificiale e il futuro del lavoro

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Sicurezza sul lavoro, lavoro nero, lavoro precario, lavoro malpagato, lavoro dignitoso, crisi occupazionali e disoccupazione, politiche economiche e industriali, piani investimenti, giusta retribuzione, formazione per lavoratori e imprenditori, etica dei comportamenti per lavoratori, imprenditori e istituzioni. Le questioni sul tavolo sui temi inerenti il lavoro nel nostro Bel Paese non mancano.
Per i 20 anni delle Giornate di Progettazione sociali targate MLAC del 18/19 gennaio 2025, come Movimento Lavoratori, oltre a celebrare questo ventennio di progettazione tra passato, presente e futuro, soprattutto con le testimonianze, raccontate a voce o mostrate visivamente negli stand, di alcune progettualità che “resistono” ancora oggi e sono pienamente operose, a distanza di tempo, siamo voluti tornare sul “luogo del delitto” dell’anno scorso e affrontare nuovamente la questione dell’Intelligenza artificiale (IA).
Grande spazio, quindi, dedicheremo, oltre ai progetti in gara per quest’edizione speciale dell’iniziativa, anche a tutte quelle idee che non sono iniziate e finite solo nell’arco temporale del respiro di un anno, ma la cui esperienza ha proseguito il proprio cammino, che è stato reso possibile proprio grazie alla partecipazione o alla vittoria al nostro bando “Idee in Movimento”.
Ma sarà l’Intelligenza artificiale al centro anche di quest’edizione perché ci sembra un nodo decisivo sul piano lavorativo, sotto diversi profili.

Una rivoluzione per il mondo del lavoro: ma che utilizzo vogliamo farne?

È indubbio che, negli ultimi anni, si sia verificata una rivoluzione copernicana a 360 gradi non solo sul lavoro in generale, ma anche sulla modalità di esecuzione dell’attività lavorativa e sul rapporto tra uomo e macchina nell’organizzazione dei processi produttivi.
Questo scenario può aprire le porte anche ad un rischio sfruttamento, diseguaglianza e discriminazione dei lavoratori, e, per questo, alla necessità di tutele della dignità del lavoro e per i diritti dei lavoratori, che vanno garantite con nuovi strumenti poiché le norme attualmente in vigore appaiono poco efficaci. La questione etica si pone, più che mai, anche con l’Intelligenza artificiale.
È più che evidente allora che la Chiesa e la Dottrina sociale, anche su questo aspetto, non possono non ribadire continuamente che il lavoro è qualcosa di più di una merce e ha una sua valorosa dignità, derivante dal fatto che il lavoratore, in quanto persona, ha diritti inviolabili che non possono essere subordinati al potere del profitto e degli interessi particolari.

A colloquio con padre Paolo Benanti per fare chiarezza

Lavoro, sicurezza, effetti sulla capacità relazionale e cognitiva delle persone, consumo energetico. Nel caso dell’IA non va operata né una santificazione, né una demonizzazione dello strumento, a prescindere: è l’uso che se ne fa, e che se ne farà, a determinare se essa sarà buona o cattiva. Certo, come dire, le attuali funzioni già esistenti spaventano, e non poco, soprattutto se pensiamo che l’IA, già presente nella maggior parte dei dispositivi che usiamo comunemente, attraverso lo scambio dei nostri dati tra sistemi, ci suggerisce, spesso senza il nostro esplicito consenso, acquisti o azioni da compiere.
Proviamo a dire ad alta voce, in presenza di uno smartphone, la valutazione di un acquisto che pensavamo di fare. Tempo pochi minuti e saremo inondati di pubblicità inerenti quel prodotto, saremo invasi di offerte inerenti quell’articolo.
Sarà con noi a fare maggiore luce e chiarezza sul tema, in apertura delle Giornate (la mattina di sabato 18 gennaio) presso Palazzo Valentini a Roma, Paolo Benanti, docente di Bioetica ed Etica delle Tecnologie presso la Pontificia Università Gregoriana.

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L’Intelligenza artificiale e il magistero di papa Francesco

Il tema merita una grandissima attenzione. Non a caso, lo stesso papa Francesco spesso e volentieri ritorna sulla questione IA. Ne ha scritto in Laudato si’ e nella Laudate Deum, è intervenuto sull’argomento in più occasioni, nel discorso al G7 in Puglia e nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024 chiarendo che “l’IA influenza in modo dirompente l’economia e la società e può avere impatti negativi sulla qualità della vita, sulle relazioni tra persone e tra Paesi, sulla stabilità internazionale e sulla casa comune”.
Spesso Francesco ha invitato a considerare benefici e gravi implicazioni negative dell’Intelligenza artificiale che può “plasmare l’opinione pubblica, influenzare scelte di consumo e interferire con i processi elettorali”, raccomandando di considerare “le dimensioni immutabilmente umane ed etiche del progresso scientifico e tecnologico”.
Il Papa guarda con favore alla scelta di un approccio all’IA multidisciplinare, fondamentale per coglierne tutti gli aspetti. Ribadisce quindi “la necessità di uno sviluppo etico degli algoritmi in cui siano i valori a orientare i percorsi delle nuove tecnologie”, sottolineando che l’IA come altri “utensili-chiave” creati dall’uomo “è e deve rimanere uno strumento” nelle sue mani. Francesco sottolinea il potere trasformativo dell’IA in positivo e in negativo.

Le domande sull’Intelligenza artificiale che abbiamo il dovere di fare

Cultura dello scarto, disparità tra nazioni avanzate e quelle in via di sviluppo, disuguaglianze sociali, questioni fondamentali per la vita degli esseri umani: l’IA potrà dare una mano a risolvere questi problemi o favorirà che questi nodi si stringano sempre più attorno al collo come un cappio?
Il saggio o lo stolto utilizzo di questo potenziale creativo, che Dio ci ha donato, è una sfida che può rappresentare una ghiotta opportunità di crescita o una nuova ondata di devastazione sociale, che causerà altre macerie alla nostra già martoriata casa comune? Davvero, come sosteneva, Stephen Hawking, “lo sviluppo dell’IA completa potrebbe significare la fine della razza umana”?
L’IA serve a soddisfare i bisogni dell’umanità e a migliorarne il benessere e lo sviluppo, oppure serve ad arricchire e aumentare il già elevato potere di pochi? Come sempre, all’uomo, specie a chi governa i fenomeni, la scelta. Partendo da due domande di senso molto lungimiranti: la tecnologia è destinata, a lungo andare, a sostituire l’uomo che lavora? L’uomo riuscirà a governare totalmente questa potente risorsa? Domande a cui, al momento, nessuno, neanche la scienza, ha una risposta preconfezionata in tasca. Il punto focale è che affinché l’IA possa rappresentare un reale beneficio per l’umanità, si reputa necessario stabilire dei criteri al suo sviluppo che puntino dritti sul senso di responsabilità, su un’efficace regolamentazione, sul ruolo del mondo dell’educazione e della comunicazione “per accrescere la conoscenza e la consapevolezza di come usare correttamente l’IA” e di come trasmetterla.



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