La persecuzione giudiziaria contro Trump continua (ma è inutile)

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L’antefatto

Nel luglio 2006, Stephanie Clifford, una pornostar nota come “Stormy Daniels”, sostenne di aver incontrato Donald Trump (che era già sposato con Melania) e di aver avuto con lui una relazione. Per anni Daniels ha cercato di vendere la propria storia, senza però che alcun giornale avesse mostrato interesse. Nel 2016 la candidatura di Trump alla Casa Bianca cambia le cose. Michael Cohen, all’epoca dei fatti uno degli avvocati di Trump, afferma così di aver pagato Daniels di tasca propria per conto del tycoon, al fine di dissuaderla dai suoi propositi. Cohen dice anche di aver ricevuto il rimborso da Trump con artifizi contabili. Il neoeletto presidente ha sempre negato sia l’incontro con Daniels che il pagamento per il suo silenzio.

Nel gennaio 2018 Cohen, che nel frattempo è stato licenziato da Trump, si dichiara colpevole del pagamento a favore di Daniels, cercando di coinvolgere il tycoon. Nell’agosto 2018 il procuratore distrettuale di Manhattan (DA) Cyrus Vance Jr. e il procuratore federale di New York aprono quindi un’indagine contro Trump, anche se entrambe si concludono con l’archiviazione.

Alle elezioni del procuratore distrettuale della contea di New York del 2021, Alvin Bragg si presenta promettendo di dare una caccia spietata a Trump, riuscendo a succedere a Vance. Ecco quindi che nel gennaio del 2023, dopo 18 lunghi incontri con Cohen, Bragg convoca un gran giurì ed incrimina Trump, come promesso ai suoi elettori.

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Un processo zeppo di orrori giuridici

Trump è accusato dal procuratore distrettuale di New York Bragg per la falsificazione di documenti aziendali al fine di nascondere i pagamenti effettuati a Stormy Daniels. L’aver comprato il silenzio non è infatti un reato perseguibile. Bragg per accusare Trump è dunque costretto a imputargli la falsificazione di documenti aziendali con l’intento di commettere altri crimini. Questi comprendono: violazione dei limiti di finanziamento della campagna elettorale federale, influenza illegale sulle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e frode fiscale. In totale ben 34 capi d’imputazione.

La validità delle accuse è approvata da un gran giurì il 30 marzo del 2023, con giurati selezionati a Manhattan (dove i repubblicani scarseggiano!). Il processo inizia così il 15 aprile 2024.

Quello che è successo nel corso del processo mal si concilia con il diritto. Pensiamo ad esempio al rifiuto del giudice di avere come testimoni esperti delle leggi federali ipoteticamente violate o quello di trasferire il processo alla corte federale. Anche il coinvolgimento di Cohen come testimone chiave  solleva molte perplessità, visto il suo passato di mentitore cronico. Per non parlare poi della mancata testimonianza di Allen Weissenberg, direttore finanziario della Trump Org.

Censurabile anche che a presiedere il processo sia il giudice Merchan, avendo questi finanziato il Partito Democratico e il gruppo “Stop Republicans”.  Ampiamente noto, inoltre, che la figlia sia una consulente politica democratica che ha lavorato per la campagna Biden-Harris.

Il 30 maggio Trump viene giudicato colpevole dallo stesso gran giurì e la pena da comminare, che deve essere decisa dal giudice, non viene comunicata perché il giudice Merchan si riserva di farlo nei mesi successivi.

Il giudice Merchan emette la sentenza di primo grado

Il rifiuto di Merchan di archiviare il caso contro l’ormai rieletto Trump e la volontà di procedere alla sentenza, emessa il 10 gennaio (10 giorni prima del suo insediamento!), è l’ultima decisione clamorosa (per ora) di questa vicenda.

Paradossalmente, Merchan ammette senza volerlo la follia dell’intera accusa notificando all’imputato che né la corte né il procuratore distrettuale Alvin Bragg cercheranno alcuna punizione significativa. Trump riceve in sostanza un “rilascio incondizionato” senza incarcerazione, multa o libertà vigilata.

Sembra quindi ovvio che Merchan abbia voluto solo macchiare Trump con la severità formale di essere un “criminale” e, per farlo, abbia condannato il presidente entrante (il verdetto di una giuria da solo non è legalmente sufficiente).

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“Dopo un’attenta analisi, questa corte ha stabilito che l’unica sentenza legittima che consente l’emissione di una sentenza di condanna è una liberazione incondizionata”, sostiene Merchan. “In questo momento, impongo quella sentenza per coprire tutti i 34 capi d’accusa. Signor Trump, le auguro buona fortuna mentre assume il secondo mandato”, conclude Merchan alla fine dell’udienza.

“Questa è stata un’esperienza terribile”, ha detto Trump dopo la condanna. “Penso che sia stata una tremenda battuta d’arresto per New York e per il sistema giudiziario di New York. È stata una caccia alle streghe politica. Questo processo è stato fatto per danneggiare la mia reputazione in modo da perdere le elezioni. E, ovviamente, non ha funzionato. E la gente del nostro paese ha avuto modo di vederlo in prima persona perché ha guardato il caso nella vostra aula di tribunale. Hanno avuto modo di vederlo, poi hanno votato, ed io ho vinto”. Il team legale di Trump ha già fatto sapere che ricorrerà in appello per ribaltare la sentenza.



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