Roma. Sui noti fatti di Milano, che hanno avuto come drammatico risvolto la morte del giovane Ramy Elgami a seguito di un concitato inseguimento tra le vie di Milano da parte di tre pattuglie dell’Arma, la notte tra il 23 e il 24 novembre 2024 sono stati numerosi gli interventi, istituzionali e non, che su più fronti e anche da prospettive diametralmente opposte, si sono schierate chi a favore dei militari a fronte dell’imminente calvario giudiziario a cui i colleghi coinvolti saranno inevitabilmente sottoposti e chi, anche in un progressivo e si auspica involontario incitamento all’odio nei confronti delle Forze dell’Ordine, ne stigmatizzano l’operato chiedendo sin da subito l’immediata destituzione degli operanti coinvolti. Ebbene, sui fatti di Milano, la linea del SIM Carabinieri non cambia. La presunzione di innocenza è un principio sacrosanto del nostro ordinamento costituzionale e tale principio non trova deroghe quando ad essere coinvolto nei fatti è un esponente delle forze di Polizia. Chi, anche tra i membri delle istituzioni e tranquillamente seduto nei salotti televisivi, chiede l’immediata destituzione dei militari coinvolti, prima ancora che la dinamica dei fatti sia accertata dalla magistratura, sappia che dall’altra parte della barricata troverà sempre la dirigenza di questo sindacato a difendere sia la dignità e la professionalità di ogni singolo militare sia la credibilità e l’immagine dell’intera istituzione. Ed ancora a chi, come il Dott. Gabrielli, dà sommari giudizi sulla base della visione di un video affermando con incredibile disinvoltura che “se il tema è soltanto fermare una persona perché sta scappando non posso metterla in una condizione a sua volta di pericolo”, si domanda: sono affermazioni di chi “vestiva” fino a pochi giorni fa l’uniforme della Polizia di Stato oppure di chi “veste” oggi gli abiti della politica proprio come “delegato alla sicurezza nel Comune di Milano”, compito tra l’altro su cui tutti stanno aspettando adeguati risultati? Sarebbe un modo di fare sicurezza nel suo Comune attribuire lo stato di pericolo del fuggitivo alle forze dell’ordine intente a fermarlo, adempiendo ai propri doveri, piuttosto che al fuggitivo stesso? Ne saranno probabilmente fieri le migliaia di uomini in divisa che prima rappresentava e molto di più le migliaia di cittadini che oggi rappresenta. Ed ancora a chi, con estrema disinvoltura, invoca oggi l’immediata destituzione degli operanti ovvero, ancor peggio, rivendica l’imputazione della morte del giovane Ramy Elgami a titolo di dolo eventuale, rammenti bene, che se tale pericolosa impostazione fosse accolta e le conseguenze di qualsivoglia inseguimento da parte delle forze dell’ordine fosse ritenuto il frutto di una concreta e prevista accettazione del rischio da parte della “gazzella”, così trasformando un reato da colposo a doloso e con quanto ne consegue in termini di “pena”, ebbene sia chiaro a tutti che da domani la “velocità” di ogni inseguimento non potrà che diminuire e il numero di delinquenti in libertà non potrà che aumentare. Quale militare correrebbe il rischio di una imputazione per omicidio doloso solo per aver tentato di “acciuffare” il presunto autore di un reato? Ma SIM Carabinieri, oltre ad una pubblica denuncia su quanto sta avvenendo, ha voluto andare oltre e verificare soluzioni concrete al problema, incaricando il proprio dipartimento Affari Giuridici e Legislativi su una mirata analisi della normativa di settore e contestuale redazione di un preciso programma di intervento che offra finalmente soluzione alla problematica in argomento. E’ da tale approccio serio e concreto alla materia che nasce la seguente proposta del SIM Carabinieri volta, in particolare, a colmare, l’incredibile paradosso giuridico da tutti taciuto o quantomeno ignorato: scappare, fuggire, nell’ordinamento italiano non costituisce di per sé reato bensì esclusivamente un illecito amministrativo. Ciò con quanto ne consegue in termini di scarsa efficacia deterrente e soprattutto alle problematiche connesse alle modalità dell’inseguimento o di utilizzo legittimo della forza, a fronte della circostanza che il soggetto che si sta inseguendo, rispetto alla mera fuga, non è responsabile di fatto di alcun reato. E’ per queste ragioni che con una formale proposta, che nei prossimi giorni verrà consegnata direttamente al Presidente del Consiglio, Giorgia MELONI, il SIM Carabinieri chiederà di introdurre nell’ordinamento penale il seguente reato di cui all’art. 337 ter c.p. <<<<Chiunque, omettendo di fermarsi all’obbligo legittimamente intimato da Ufficiali e/o Agenti di Polizia Giudiziaria o di Pubblica Sicurezza, si dia alla fuga con modalità tali da mettere in pericolo l’incolumità dei predetti operatori ovvero di altri utenti della strada, è punito con le medesime pene di cui agli artt. 336 e 337 c.p.. Nel caso in cui i fatti di cui al primo comma siano commessi mediante l’utilizzo di veicoli, all’accertamento del reato consegue la confisca del veicolo e, se trattasi di fatti commessi con veicoli a motore, consegue in ogni caso la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a due anni. Per i fatti di cui ai precedenti commi si applicano le disposizioni in tema di arresto in flagranza differito di cui all’art. 382 bis cpp>>. Si tratta di una norma dalla straordinaria efficacia sia deterrente sia operativa e che finalmente metterebbe la parola FINE a vicende come quelle che hanno portato alla morte del giovane Ramy Elgami. Fatti come quelli di Milano non devono più avvenire. Chi “fugge” deve penalmente rispondere della fuga e chi “insegue” deve essere messo nelle condizioni di salvaguardare la propria incolumità, quella del soggetto inseguito da assicurare alla giustizia e quella di innocenti utenti della strada talvolta casualmente coinvolti e ciò senza rischiare che tale “adempimento del dovere” da parte delle Forze dell’Ordine possa essere l’anticamera di alcun calvario mediatico a giudiziario. SIM Carabinieri, a nome del proprio segretario generale Antonio SERPI, avanzerà a giorni le proprie proposte agli appositi organi governativi e sarà sempre a fianco dei propri iscritti fino a quando la tutela e la salvaguardia di ogni singolo uomo in divisa non verrà garantita. E tutto questo perché, a differenza del Dott. Gabrielli, SIM Carabinieri non ha alcun dubbio: vogliamo consentire la fuga a chi, sprezzante dello Stato di diritto, autonomamente pone in pericolo se stesso e gli altri utenti della strada oppure, nel rispetto della legge, vogliamo assicurarli alla giustizia a tutela e sicurezza dei cittadini per bene? È semplicemente una scelta di campo e SIM Carabinieri ha ben chiaro da che parte stare.
SIM CARABINIERI SEGRETERIA NAZIONALE
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