Martirano Lombardo, il paese della Calabria ricostruito dai milanesi: un’enclave di Lombardia nel profondo Sud

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di
Paolo Robaudi

La storia del borgo rinato dopo il devastante terremoto del 1905: in soli due anni un comitato presieduto dal sindaco Ettore Ponti costruì un nuovo centro abitato per accogliere le famiglie rimaste senza casa

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Il paese di Martirano Lombardo, in provincia di Catanzaro, 952 abitanti, a 550 metri di altitudine sulle pendici del monte Molinara, come il nome stesso rivela e come chiaramente appare dallo stile degli edifici e dalla disposizione urbanistica è un’«enclave» di Lombardia tra i monti della Calabria. Per comprenderne il motivo bisogna tornare alla terribile notte tra il 7 e l’8 settembre del 1905, quando alle ore 1.43 una scossa di terremoto devastante, classificata tra il decimo e l’undicesimo grado della scala Mercalli, devastò una vasta area tra i Comuni di Cosenza e di Nicotera, radendo al suolo paesi interi e uccidendo 557 persone. All’alba del giorno seguente le comunitĂ  locali si trovarono a fare i conti con uno scenario di devastazione, tra edifici distrutti, frane, spaccature nel terreno, spostamenti delle falde acquifere. Da qui la richiesta di soccorso raccolta, tra gli altri, dalla cittĂ  di Milano. Ripercorriamo quel momento con l’aiuto dello storico locale Antonio Macchione.

Professor Macchione, chi si mobilitò da Milano per aiutare questo territorio?
«Fu creato un comitato di soccorso presieduto dal sindaco di Milano, Ettore Ponti, un esempio di solidarietĂ  straordinaria e di visione innovativa per l’epoca. Attivissimi, aiutarono Martirano e altri paesi coinvolti dal sisma. Il paese inizialmente si chiamava Martirano Nuovo, per distinguerlo da Martirano Antico, che nell’idea originale avrebbe dovuto essere abbattuto».

Come vennero organizzati i soccorsi?
«Il comitato suggerì di costruire la nuova Martirano lontano dallo sperone roccioso dell’antico sito, ritenuto inidoneo. I tecnici, con lungimiranza, individuarono una localitĂ  pianeggiante, il Piano delle Sorbe, per garantire maggiore sicurezza. Il paese, progettato secondo criteri antisismici, si distingue per il suo impianto urbano regolare a scacchiera, una disposizione che garantiva maggiore stabilitĂ  e ordine rispetto ai centri storici tradizionali. Gli edifici, molti dei quali presentano elementi decorativi tipici dell’architettura dei primi del Novecento, riflettono l’influenza delle tendenze estetiche dell’epoca. Questi dettagli testimoniano il desiderio di creare un ambiente che, pur essendo nuovo, conservasse una certa eleganza e dignitĂ  architettonica, simbolo di rinascita e speranza per la comunitĂ  locale».

Come mai l’aiuto arrivò proprio da Milano?
«Il forte legame tra Milano e la Calabria riflette un senso di responsabilitĂ  e solidarietĂ  nazionale che si stava affermando in quegli anni. Ettore Ponti, sindaco di Milano e figura illuminata, incarnava questi ideali. Dopo le devastanti alluvioni nel Lombardo-Veneto, Milano era giĂ  in prima linea per sostenere le aree colpite. Quando giunsero notizie della calamitĂ  in Calabria, l’attivismo milanese si estese rapidamente anche verso Sud. Il comitato milanese, giĂ  esperto in iniziative di soccorso, mobilitò risorse e competenze per aiutare Martirano, mostrando così un’unitĂ  d’intenti che attraversava le divisioni geografiche e culturali».

Chi s’incaricò della progettazione?
«A capo dei lavori fu posto Cesare Nava, ingegnere di grande esperienza, destinato a diventare ministro dell’Economia Nazionale durante il governo Mussolini, coadiuvato dagli ingegneri Mario Fiazza e Augusto Broggi. La macchina dei soccorsi milanesi si attivò immediatamente, con l’obiettivo non solo di fornire assistenza, ma di pianificare una vera e propria ricostruzione per Martirano. Con l’impiego di un’intera squadra di ingegneri, tecnici e operai, il contributo milanese non si limitò alla semplice manodopera: portò competenze avanzate e un approccio strategico alla ricostruzione, garantendo soliditĂ  e sicurezza per il nuovo abitato».

Quando finirono i lavori?
«Il 23 ottobre 1907, a soli due anni dal devastante terremoto, venne inaugurata Martirano Nuovo, concepito con abitazioni antisismiche capaci di ospitare 206 famiglie. La nuova comunità offriva anche servizi essenziali per i suoi abitanti, tra cui un asilo infantile e un piccolo ospedale, simboli di rinascita e progresso. Queste strutture in particolare furono rese possibili grazie alla generosità dei cittadini di Busto Arsizio».

Quando cambiò il nome?
«Nel 1929 il Comune decise di ribattezzare il nuovo centro Martirano Lombardo, in segno di omaggio e gratitudine verso la Lombardia, che aveva fornito un aiuto significativo nella ricostruzione. Questo gesto non solo rifletteva un sentimento di riconoscenza verso i milanesi, ma anche l’intenzione di creare un legame simbolico tra le due comunitĂ . 

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Fin qui gli aspetti positivi. E quelli negativi?
«Solo una parte della popolazione si trasferì nel nuovo paese. Il cambio di nome e lo spostamento della sede comunale generarono un conflitto che si protrasse nel tempo, con moti di protesta nell’antico centro abitato. Questi contrasti riflettevano il malcontento degli abitanti rimasti a Martirano Antico, che vedevano nel trasferimento un’abdicazione alle proprie radici storiche. Il 17 novembre 1929 venne incendiato il municipio e andò distrutto l’archivio comunale ricco di importanti documenti storici».

Quando vennero superati questi contrasti?
«Solo nel secondo Dopoguerra, quando nel 1956 il governo approvò un decreto che sancì l’autonomia dei due centri, restituendo al vecchio Martirano il proprio status comunale. Questo decreto segnò la conclusione di una tensione storica, permettendo a entrambe le comunitĂ  di svilupparsi in parallelo».

Cosa può insegnare questa storia?
«Se l’UnitĂ  d’Italia fosse stata ispirata allo stesso spirito di collaborazione e pragmatismo dimostrato a Martirano, avrebbe certamente potuto costruirsi su basi piĂą concrete e solidali. Al contrario di una semplice fusione, Martirano Lombardo testimonia un’unione autentica, fondata sul sostegno reciproco e su un progetto condiviso di rinascita e sicurezza per il futuro degli abitanti».

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10 gennaio 2025 ( modifica il 10 gennaio 2025 | 10:07)

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