Introdurre un cassetto unico degli incentivi d’impresa

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Finanziamenti personali e aziendali

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(a cura di Flavio Lorenzin, vicepresidente con delega al fisco e alla semplificazione)

Le disposizioni che inizialmente (art. 112 del DDL) prevedevano un approccio eccessivamente dirigista hanno subito modifiche significative ma comunque poco soddisfacenti. Grazie alle valutazioni critiche provenienti da piĂą parti, inclusa la nostra realtĂ , si è evitata l’imposizione di un rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei collegi sindacali delle societĂ  private beneficiarie di contributi pubblici.

Tuttavia, questo cambiamento, anziché segnare una retromarcia coerente, si è tradotto in una nuova serie di adempimenti annuali e previsioni che, imponendo la spending review sulle spese delle aziende private, prendono di mira i soggetti sbagliati. 

Finanziamenti e agevolazioni

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Scendendo nel dettaglio: le nuove norme richiedono che le società inviino al MEF una relazione annuale certificata dall’organo di controllo, attestando che i contributi ricevuti di entità significativa (soglia, inizialmente prevista in € 100.000, che verrà individuata dal MEF) siano stati utilizzati in conformità alle finalità previste.

Questa relazione comporterĂ  inevitabilmente costi aggiuntivi per le imprese,  a fronte di maggiori responsabilitĂ  attribuite ai sindaci o ai revisori e senza che ciò (quantomeno la norma non lo esplicita)  elimini le funzioni di controllo che rimangono in capo all’Amministrazione finanziaria.

Mentre alcuni vedono in queste disposizioni un riconoscimento delle competenze dei professionisti del settore, Confimi Industria esprime preoccupazione per l’impatto economico e gestionale che le imprese dovranno sopportare anche perchĂ©, per com’è scritta la norma, tutto lascia presagire, nel caso di contributi sopra soglia,  l’introduzione dell’obbligo dell’organo di controllo anche in capo a societĂ  (srl sotto parametri e societĂ  di persone) ed enti oggi non obbligati. 

L’incertezza sulla soglia oltre la quale tali obblighi diverranno effettivi, lasciano ovviamente le aziende in un limbo regolamentare poco proficuo al sistema produttivo.

Particolarmente preoccupante è inoltre la norma che limita, a partire dal 2025, le spese per l’acquisto di beni e servizi ai valori medi del triennio 2021-2023. Un provvedimento che, pur essendo stato concepito per le societĂ  pubbliche, ora si estende anche a soggetti privati beneficiari di contributi statali. Questa misura rischia di compromettere la capacità e la propensione di investimento delle aziende, andando contro la logica stessa degli incentivi, che dovrebbero invece favorire crescita e innovazione.

Come è possibile, ci si chiede, ipotizzare limitazioni normative agli investimenti privati? E perché trasferire ulteriori oneri burocratici e responsabilità ai professionisti incaricati di certificare la correttezza dell’utilizzo dei fondi, senza che vi sia una reale semplificazione a beneficio per il sistema economico?

Questa sovrastruttura normativa appare tanto complessa quanto disincentivante, rischiando di scoraggiare le imprese dal fare ricorso agli strumenti agevolativi, già oggi caratterizzati da procedure farraginose. Per uscire da questa spirale, rilanciamo una proposta che da tempo abbiamo posto al centro del dibattito: l’istituzione di un cassetto unico degli incentivi d’impresa.

Questo strumento, ispirato al nuovo Codice degli aiuti introdotto dalla Legge n. 160/2023, consentirebbe di gestire in modo centralizzato tutte le fasi relative agli incentivi pubblici – dalla presentazione delle domande alla rendicontazione, fino al monitoraggio e ai controlli. Si tratterebbe di una soluzione concreta e definitiva, che ridurrebbe la complessità burocratica e restituirebbe alle imprese un contesto normativo più chiaro e favorevole alla crescita.

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La situazione attuale richiede un cambio di passo. Non c’è piĂą spazio per misure transitorie e penalizzanti. L’obiettivo deve essere quello di sostenere il mondo produttivo, non di gravarlo ulteriormente con costi e vincoli inutili. Confimi auspica che il governo colga questa opportunitĂ  per dimostrare un reale impegno a favore delle imprese, sospendendo le nuove disposizioni e lavorando a soluzioni piĂą equilibrate e lungimiranti.  



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