L’assassinio di Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare (UHC), avvenuto a New York il 4 dicembre scorso, ha sollevato interrogativi inquietanti non solo sulla natura dell’atto, ma anche sul sistema sanitario che rappresentava.
L’episodio, che ha visto l’omicida lasciare una firma simbolica sui bossoli della sua arma – con le parole “Deny”, “Defend”, “Depose” – suggerisce un gesto di protesta estrema contro le pratiche discutibili delle compagnie assicurative statunitensi.
UNITEDHEALTHCARE E LE ACCUSE AL SISTEMA ASSICURATIVO
UnitedHealthcare, colosso del sistema sanitario americano, è stata più volte al centro di polemiche e scandali per la sua gestione dei risarcimenti assicurativi.
Secondo “Delay, Deny, Defend” di Jay Feinman, libro a cui i bossoli sembrano far riferimento che denuncia le pratiche scorrette delle assicurazioni negli Stati Uniti, l’industria americana delle assicurazioni sanitarie è costruita su un modello predatorio:
- Ritardare i pagamenti.
- Negare le richieste.
- Difendersi aggressivamente in tribunale.
Questo approccio non solo sottrae ai consumatori i diritti fondamentali, ma incide direttamente sulla loro salute e sicurezza, con casi eclatanti come quello del 2019, quando UHC è stata multata per aver ritardato l’accesso a farmaci essenziali.
L’IMPATTO DELLE PRATICHE ASSICURATIVE SUI CITTADINI
L’omicidio di Thompson, interpretato da molti come un atto simbolico contro un sistema sanitario ingiusto e oppressivo, è solo la punta dell’iceberg.
Negli Stati Uniti, l’accesso alle cure è legato a doppio filo alle assicurazioni private, che negoziano tariffe e decidono quali servizi rientrano nella copertura. Ad esempio, la chiamata di un’ambulanza può costare migliaia di dollari se l’ospedale di destinazione non è nella rete dei fornitori convenzionati.
Il potere delle compagnie nel definire ciò che è “medicamente necessario” o “coperto dalla polizza” mette in pericolo milioni di cittadini.
UN SISTEMA SANITARIO MARCIO E RADICATO
Il caso Thompson ha polarizzato l’opinione pubblica. Da un lato, indignazione tra i vertici aziendali. Dall’altro, commenti sarcastici e manifestazioni di vicinanza alle motivazioni dietro l’atto.
Questo riflette una frustrazione diffusa verso un sistema che, ogni anno, respinge una richiesta di risarcimento su sette, lasciando i cittadini senza alternative.
Le pratiche scorrette denunciate da Feinman infatti non sono casi isolati. UHC e altre compagnie affrontano regolarmente multe milionarie e class action da parte di cittadini esasperati.
Tuttavia, i provvedimenti legali non sono sufficienti a contrastare una struttura profondamente radicata, dove la lobby assicurativa influenza la politica e limita la regolamentazione.
Con le compagnie assicurative che, continuando a discriminare i clienti in base al loro status socioeconomico o alla loro salute, supportano un ciclo di disuguaglianze che va ben oltre i confini degli Stati Uniti.
L’ITALIA STA SEGUENDO LA SCIA AMERICANA?
Il caso dell’omicidio di Brian Thompson ha acceso i riflettori sulle criticità del sistema sanitario statunitense, dominato da logiche assicurative spesso penalizzanti per i cittadini.
Questo evento offre l’opportunità di riflettere sulle dinamiche in atto nel sistema sanitario italiano, dove si osserva una crescente presenza del settore privato e una progressiva erosione dei principi di universalità e accessibilità che hanno storicamente caratterizzato il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
L’AUMENTO DELLA SPESA SANITARIA PRIVATA IN ITALIA
Negli ultimi anni, il panorama sanitario italiano ha visto un graduale ma significativo aumento della spesa privata.
Come sottolineato da Welforum, in 7 anni la spesa sanitaria privata in Italia è passata da meno di un quinto a rappresentare un quarto della spesa sanitaria complessiva.
Questo fenomeno evidenzia un trend di dipendenza crescente dalle strutture private, dovuto alla difficoltà di accesso a quelle pubbliche, soprattutto per le liste d’attesa sempre più lunghe e la volontà dei cittadini di ottenere risposte tempestive.
QUALI SONO LE CAUSE PRINCIPALI DIETRO LA PRIVATIZZAZIONE?
Le cause di questa trasformazione sono molteplici. Prima di tutto, la riduzione dei finanziamenti pubblici al Sistema Sanitario Nazionale (SSN) ha portato alla compressione dell’offerta di servizi sanitari.
Tagliare le risorse destinate alla sanità pubblica, infatti, ha scatenato un circolo vizioso inevitabile: minore finanziamento, minor disponibilità di posti letto e di prestazioni, e quindi maggiore necessità di ricorrere al privato.
In secondo luogo, l’Italia, pur rimanendo uno dei paesi con un sistema sanitario pubblico universale, si colloca in una posizione sfavorevole se confrontata con altri paesi europei come la Germania o la Francia, dove, come evidenziato dall’Osservatorio CPI dell’Università Cattolica, la spesa sanitaria pubblica è decisamente più alta.
In Italia invece, la spesa sanitaria privata ha raggiunto livelli preoccupanti, superando in alcuni casi la media dei paesi dell’OCSE.
DISUGUAGLIANZE ECONOMICHE E SOCIALI: I RISCHI DELLA PRIVATIZZAZIONE
Questo progressivo inserimento del privato all’interno del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) porta con sé rischi significativi, in particolare sul fronte dell’universalità e dell’equità delle cure.
Se da un lato il settore privato può garantire cure più rapide, dall’altro le disuguaglianze sociali ed economiche creano barriere all’accesso.
Si rischia di generare un sistema duale, in cui i più abbienti godono di cure rapide e di qualità, mentre le fasce di popolazione più vulnerabili si trovano costrette a fare i conti con una sanità pubblica sempre più sottodimensionata.
Come fatto notare da Chiara Giorgi su Secondo Welfare, un eccessivo ricorso al privato può mettere a rischio i principi di solidarietà e uguaglianza che hanno tradizionalmente caratterizzato il SSN.
La sanità diventa così un diritto solo per chi ha la capacità di pagare, un principio che si scontra con il modello di welfare che l’Italia ha cercato di costruire nel corso dei decenni.
COME L’ESPERIENZA AMERICANA CI DEVE APRIRE GLI OCCHI
Il caso statunitense, con il suo sistema sanitario basato sulle assicurazioni private, fornisce un’importante lezione per il nostro Paese.
Negli Stati Uniti, infatti, l’accesso alle cure è determinato principalmente dalla capacità economica di ciascun individuo, e le pratiche come il ritardo nei pagamenti e la difesa aggressiva in tribunale sono parte integrante del sistema.
Questo tipo di approccio rischia di entrare in un circolo vizioso, dove i cittadini sono costretti a pagare per ottenere servizi che dovrebbero essere garantiti come diritto.
L’esperienza americana, quindi, ci mette in guardia su ciò che potrebbe accadere in Italia se il processo di privatizzazione dovesse continuare senza un’adeguata regolamentazione.
LA NECESSITÀ DI UN DIBATTITO PUBBLICO SUL FUTURO DEL SSN
A fronte di questa tendenza verso la privatizzazione, è essenziale avviare un dibattito pubblico approfondito sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale italiano.
La progressiva invasione del settore privato non deve essere vista solo come una necessità per colmare i buchi del sistema pubblico, ma come una vera e propria minaccia.
Infatti, se l’accesso alle cure diventa una questione di disponibilità economica, i principi di equità e solidarietà che hanno reso il SSN un pilastro del welfare italiano rischiano di essere compromessi.
Ecco perché è necessario che il governo e le istituzioni siano pronti a ripensare radicalmente il modello sanitario attuale, evitando che il sistema si trasformi in un sistema a pagamento per chi può permetterselo, a discapito dei più vulnerabili.
Solo attraverso un impegno collettivo, un controllo severo sulla crescita del privato e un rafforzamento dei fondamenti del SSN, sarà possibile preservare il diritto alle cure per tutti, senza discriminazioni economiche o sociali.
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