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Nella giornata di ieri il Consiglio regionale della Liguria ha approvato all’unanimità una mozione firmata da tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione che dice no al progetto per trasferire il rigassificatore Golar Tundra a Vado Ligure.
Il documento approvato impegna il presidente della Regione Liguria Marco Bucci e la sua Giunta «a trasformare in atti concreti ed ufficiali della Regione Liguria le dichiarazioni rilasciate alla stampa in merito alla collocazione del rigassificatore Golar Tundra nello specchio acqueo antistante Savona/Vado Ligure esprimendo nelle sedi più opportune le valutazioni su cui trova fondamento la propria contrarietà al fine di bloccare l’iter di trasferimento del suddetto impianto in Liguria».
A Bucci quindi ora resta la trattativa con il governo nazionale, che puntava a liberare Piombino dalla servitù del rigassificatore entro il 2026, anno in cui scadrà l’autorizzazione di Regione Toscana.
Rigassificatore, il no secco all’unanimità della Liguria
È rimasto coerente con quanto dichiarato durante la campagna elettorale Marco Bucci, che ha ribadito anche ieri che «Regione Liguria dice “no” al rigassificatore a Vado Ligure/Savona, quindi la Regione non va avanti nel progetto. Non ha senso, sarebbero 450 milioni da spendere per niente e nel governo ci sono persone intelligenti, non penso che faranno mai una cosa del genere».
Con queste parole, Bucci esclude che si possa eventualmente cambiare idea nel caso in cui il governo nazionale chieda alla Liguria di andare avanti nell’iter per la sicurezza energetica del Paese. Oltre al presidente della Liguria, hanno avviato diverse discussioni sul tema anche i politici della Liguria presenti a Roma: in particolare il senatore PD Lorenzo Basso, vicepresidente della commissione Trasporti e Ambiente del Senato, ha presentato infatti un’interrogazione al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, chiedendo parole definitive in merito al progetto di trasferimento del rigassificatore Golar Tundra a Vado Ligure. Con questa interrogazione il PD ligure vuole porre in evidenza l’importanza di rispettare la decisione unanime del consiglio regionale della Liguria.
Nel frattempo si sono espressi anche i rappresentanti istituzionali toscani sulla questione
Eugenio Giani, presidente di Regione Toscana, ha dichiarato a margine di un evento a Firenze: «L’autorizzazione per il rigassificatore di Piombino è fino all’aprile del 2026 quindi, finché dipende da me, nel 2026 noi ringrazieremo per l’azione importante che il rigassificatore ha svolto in questi tre anni in Italia», aggiungendo però che «l’autorizzazione è per tre anni, poi [il rigassificatore] va via. Non è una dialettica con la Liguria, non è una partita tra Regioni».
Un mezzo applauso arriva da Piombino, dove il sindaco Francesco Ferrari ha commentato: «Regione Liguria sta facendo quello che non ha fatto Regione Toscana, ovvero difendere gli interessi del proprio territorio e dei cittadini. Dove la Liguria si è opposta al progetto, il presidente di Regione Toscana ne è stato il più strenuo sostenitore mentre i piombinesi venivano additati come nimby [not in my back yard, acronimo che si usa per definire le proteste da parte di comunità locali contro realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante sul territorio e sulle comunità umane, NdR]. In ogni caso, la permanenza del rigassificatore a Piombino non è vincolata a Vado Ligure: dovrà essere trovata una nuova collocazione ma, qualunque sarà, l’impianto non potrà rimanere a Piombino oltre i tre anni autorizzati, quindi oltre il 2026».
Il governo Meloni si trova dunque con una forte urgenza per trovare una nuova collocazione in pochi mesi prima che l’autorizzazione di Regione Toscana scada.
E il termine “nimby” era stato usato più e più volte anche da Giovanni Toti, che si era impegnato parecchio per portare quest’opera pubblica sul territorio savonese.
Nel 2023 Toti aveva annunciato il progetto nominandosi commissario straordinario con lo scopo di portare a casa la partita in tempi rapidi e velocizzando le procedure: il suo coinvolgimento nell’inchiesta per corruzione sulla Regione però aveva posto un freno all’opera. In campagna elettorale la posizione di Bucci sul rigassificatore ha creato uno strappo importante in una squadra che sembrava consolidata fin dalle elezioni del 2017 e cementata dalla gestione della ricostruzione del ponte San Giorgio negli anni successivi.
L’ex governatore della Liguria non ha tardato a pubblicare su X la sua opinione sul voto di ieri in Regione: «Un miliardo e mezzo di euro in più. Tanto pagheranno le imprese italiane l’aumento del gas. Aspetto trepidante le proteste contro il caro bollette di chi manifesta contro rigassificatori, pale eoliche e dighe. Se protestare producesse calore, saremmo imbattibili».
«Il funerale politico di dieci anni di governo della Liguria è stato celebrato, tutto il centrodestra che aveva sostenuto a spada tratta e con molta convinzione le posizioni sul rigassificatore hanno fatto un’inversione a U. Quanto accaduto dal punto di vista politico è molto significativo perché molti degli assessori oggi in carica lo erano anche nello scorso mandato e ciò vale anche per molti consiglieri di maggioranza. Chi lasciò la sede della Provincia di Savona al termine della presentazione del progetto inseguito dalle urla dei manifestanti oggi è diventato il paladino del “no al rigassificatore”», ha commentato il segretario del PD Liguria, Davide Natale, dopo il no del consiglio al trasferimento del rigassificatore a Savona-Vado.
Dopo che Toti aveva definito terrapiattisti chi da un ruolo istituzionale si era dichiarato contrario al progetto, accostandoli addirittura ai no vax, oggi quello stesso centrodestra ha radicalmente cambiato posizione sbugiardando e sconfessando le proprie posizioni. Abbiamo voluto dare un segnale forte di contrarietà al progetto di un nuovo rigassificatore e abbiamo portato anche Bucci sulle nostre posizioni. Pensare che non molto tempo fa il presidente Bucci diceva che “un rigassificatore con tecnologie galleggianti può andare sulla nuova diga del porto di Genova. Noi ci stiamo pensando…”. Ora ha cambiato idea, e sentire delle lezioni da chi non cambia idea in base al vento, è insopportabile. Come Pd abbiamo sempre saputo senza esitazione qual era la parte da cui stare: il futuro di un territorio insieme a tantissimi cittadini, associazioni, amministratori che si erano schierati contro il trasferimento di un rigassificatore che avrebbe compromesso l’ambiente e l’economia. Ora bisogna lavorare affinché in Liguria si pensi a un superamento degli impianti di rigassificazione sul nostro territorio. È impossibile che l’impianto di Panigaglia non abbia una scadenza della sua permanenza sul sito.
La nota di Davide Natale sul tema del rigassificatore
L’equilibrio tra rispetto del territorio e preoccupazione per i rincari energetici
Al netto delle polemiche tra le parti politiche, tuttavia, la decisione di Regione Liguria arriva in un momento molto precario per il fabbisogno energetico dell’Italia e dell’Europa. L’Unione si trova in una situazione delicata, tra lo stop la chiusura del gasdotto russo che attraversava l’Ucraina e la decisione di Gazprom di non estendere gli accordi precedenti con i paesi europei, da un lato e dall’altro il presidente eletto americano Donald Trump, che lega la minaccia di dazi sulle importazioni dall’Europa all’acquisto di maggiori scorte di petrolio e gas made in USA.
«L’UE è ben preparata», ha commentato a inizio anno la Commissione europea indicando 4 possibili rotte alternative per sopperire ai 14 miliardi di metri cubi di gas che ogni anno arrivavano finora dalla Russia. Una via di importazione passa proprio attraverso l’Italia, che può trasportare il gas dal nord Africa e verso l’Austria e poi Slovacchia e Slovenia – alcuni dei paesi più a rischio per l’interruzione della fornitura russa (le altre passerebbero da Germania, Polonia e lungo la rotta transbalcanica). Per questo piano, tuttavia, opere come il Golar Tundra sono fondamentali e per questo il il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato l’arrivo di un’altra nave rigassifigatrice entro pochi mesi nelle acque di fronte a Ravenna.
Ciò però non esclude un rincaro dell’energia con un conseguente aumento dei costi per le famiglie e le imprese italiane. Sebbene non ci sia pericolo di restare senza gas, attualmente si registrano aumenti nei prezzi sia a causa della speculazione sulle tensioni geopolitiche, sia dalla situazione meteorologica, secondo il presidente di Nomisma energia, Davide Tabarelli, che stima una maggiore spesa di circa 300€ a famiglia per il 2025.
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