Giacarta lancia un piano per combattere la malnutrizione nelle scuole – REUTERS
Ha scelto una data dall’alto contenuto simbolico il presidente indonesiano Prabowo Subianto per lanciare il suo (ambizioso) piano contro la malnutrizione. Facendolo coincidere con l’entrata del suo Paese – la più grande e popolosa economia del Sud-est asiatico – nei Brics, ingresso avvenuto formalmente lunedì scorso. Un salto nella compagine “trainata” da Cina e Russia che segna un scatto deciso rispetto alle politiche attendiste del suo predecessore Joko Widodo e in linea con l’obiettivo, fissato dallo stesso Subianco, insediatosi lo scorso mese di ottobre nella guida del Paese, di trasformare l’Indonesia in «una nazione avanzata entro il 2045».
Un risultato realmente raggiungibile o, al contrario, minato da una dose di velleitarismo? Una cosa è certa. L’obiettivo, fissato da Giacarta, non può non urtare con alcuni problemi endemici che la nazione asiatica si trascina da decenni. A partire dalla povertà diffusa. Nasce qui, dalla volontà di esorcizzare i fantasmi di una crescita “azzoppata”, incapace di sanare gli squilibri nella distribuzione della ricchezza, il programma “Free Nutritious Meal” lanciato dalla nuova presidenza indonesiana. Un piano ampio, capillare. E ambizioso, come testimoniano i numeri. L’obiettivo è fornire pranzi scolastici e latte gratuiti a 83 milioni di studenti, disseminati in più di 400.000 scuole del Paese. Una “cavalcata” a tappe. Come ha spiegato Dadan Hindayana, il capo della neonata National Nutrition Agency, che dovrà gestire l’attuazione del programma, il governo di Giacarta si è prefissato di raggiungere inizialmente 19,5 milioni di scolari e donne incinte nel 2025 con un budget di 71 trilioni di rupie (4,3 miliardi di dollari).
Con i fondi stanziati, verranno acquistati e distribuiti circa 6,7 milioni di tonnellate di riso, 1,2 milioni di tonnellate di pollo, 500mila tonnellate di manzo, un milione di tonnellate di pesce, verdura e frutta e 4 milioni di chilolitri di latte. Nel programma di pasti gratuiti, verranno mobilitate circa 2mila cooperative. «Invieremo una squadra in ogni scuola per facilitare la distribuzione dei pasti agli studenti ogni giorno», ha fatto sapere Hindayana. In pratica, il programma fornirà «un pasto al giorno per ogni studente dalla scuola materna alla scuola superiore, coprendo un terzo del fabbisogno calorico giornaliero dei bambini».
Giovani alunne in una scuola indonesiana – ANSA
L’obiettivo della mastodontica iniziativa è aggredire alcune delle criticità storiche che zavorrano il Paese. Secondo i dati dell’Unicef, un bambino indonesiano su 12 di età inferiore ai 5 anni soffre di carenza nello sviluppo fisico, uno su cinque è più basso della norma. Entrambe le condizioni sono causate dalla malnutrizione. I dati dell’agenzia di statistica nazionale fotografano una situazione difficile nella quale la povertà è una realtà ancora diffusa e carsica: 25,22 milioni di persone in Indonesia, il 9,03 percento della popolazione, vive al di sotto della soglia di povertà di 582.932 rupie (37 dollari) al mese a marzo dell’anno scorso. Un rapporto del 2023 della Banca Mondiale ha, poi, rilevato che quasi un terzo delle famiglie in Indonesia rischia di scivolare nella povertà.
Altro capitolo “scottante” è la sostenibilità del programma di lotta alla malnutrizione. Il “conto” per le finanze del Paese potrebbe superare quota 450 trilioni di rupie (28 miliardi di dollari) entro la fine del mandato di Subianco che scade nel 2029. Troppo, secondo alcuni analisti. Per Nailul Huda, ricercatore presso il Centro di studi economici e giuridici, ascoltato dall’Ap, «le finanze statali indonesiane non sono abbastanza solide per sostenere il programma e ciò porterà a un ulteriore incremento del debito nazionale». «Il governo dovrebbe utilizzare un approccio multiforme quando si affronta la povertà in Indonesia. Questa non può essere visto solo come un problema economico, è anche culturale», ha detto al South China Morning Post, Wasisto Raharjo Jati, un ricercatore della National Research and Innovation Agency, con sede nella capitale indonesiana. Non solo: secondo gli esperti, la lotta alla povertà nel Paese sarebbe stata rallentata fino a oggi «dall’approccio frammentato del governo. Vari ministeri gestiscono programmi anti-povertà non coordinati, con i governi provinciali, regionali e locali perseguono le proprie iniziative». Questa mancanza di coerenza «ha portato fin qui a un successo solo parziale nella lotta alla povertà».
L’ingresso nei Brics – che oggi rappresentano il 45% della popolazione mondiale e un terzo dell’economia globale – “faciliterà” l’Indonesia nel tentativo di centrare gli obiettivi fissati? Il presidente Subianto non nasconde le sue ambizioni e fissa l’asticella in alto: raggiungere una crescita del Pil dell’8%, obiettivo che collocherebbe la nazione asiatica tra le economie in più rapida crescita a livello globale. E portare la soglia di povertà al 5%. «Abbiamo ribadito più volte che i Brics sono una piattaforma importante per l’Indonesia per rafforzare la cooperazione Sud-Sud e garantire che le voci e le aspirazioni dei Paesi del Sud del mondo siano ben rappresentate nei processi decisionali globali», ha detto al sito DW il portavoce del Ministero degli Esteri indonesiano Rolliansyah Soemirat. Come riporta Asean Briefing, nel 2024, il commercio dell’Indonesia con le nazioni Brics ha raggiunto circa 150 miliardi di dollari, riflettendo l’importanza del blocco come partner commerciale.
Di certo entrare nel club delle economie emergenti, agevolerà i rapporti dell’Indonesia con la Cina, rapporti peraltro già solidi. Nel 2023, l’Indonesia è stata il principale beneficiario dei finanziamenti della Belt and Road Initiative (Bri) della Cina con 7,3 miliardi di dollari di investimenti. Pechino è anche il principale partner commerciale dell’Indonesia (139,42 miliardi di dollari nel 2023).
Ma dal gigante asiatico, Giacarta potrebbe anche carpire il “segreto” della lotta alla povertà. Secondo i dati della Banca Mondiale – “narrazione” peraltro non condivisa da tutti gli analisti – in 40 anni il numero di persone in Cina che vivevano in “povertà estrema” (meno di 1,90 dollari al giorno) è precipitato drasticamente di quasi 800 milioni di persone.
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